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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Gekkō no kamen (月光の仮面, Mask of Moonlight)

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Gekkō no kamen (月光の仮面, Mask of Moonlight). Regia: Itao Itsuji. Sceneggiatura: Itao Itsuji e Masumoto Shōichirō. Fotografia: Oka Masakazu. Interpreti: Itao Itsuji, Asano Tadanobu, Ishihara Satomi, Maeda Gin, Kunimura Jun. Produzione: Yoshimoto Kōgyō Co. Durata: 102′. Uscita nelle sale giapponesi: 14 gennaio 2012.
Punteggio ★★1/2   

Nel 1947, nel turbolento dopoguerra, un soldato (Itao Itsuji) che tutti credevano morto si ripresenta nel quartiere in cui viveva prima della guerra con la faccia fasciata e il viso deturpato da un’esplosione. Non ricorda nulla, non parla quasi ma gli viene trovato un portafortuna che apparteneva a Morinoya Usagi, un promettente e noto professionista di rakugo [spettacolo teatrale in cui un narratore racconta sul palcoscenico una breve storia di tono farsesco]. L’unica cosa che riesce a dire sono i versi del suo pezzo forte di quando recitava. Fra lo stupore, l’incertezza e la speranza, il maestro e i componenti del vecchio gruppo dei teatranti lo accettano come Morinoya e lo stesso fa la sua fidanzata di allora (Ishihara Satomi) che gli si concede con amore. Mentre l’uomo si riambienta gradualmente, arriva un secondo uomo che risulta essere il vero Morinoya Usagi (Asano Tadanobu), scampato miracolosamente alla morte. Momenti di tensione, poi i due uomini si comprendono e iniziano una incerta convivenza in vista del ritorno ufficiale sulla scena di Morinoya. Ma chi sarà a presentarsi davanti al pubblico e cosa farà? 
Itao Itsuji, qua alla sua seconda regia dopo il curioso Itsuji Itao’s King of the Escape (Itao Itsuji no datsugokuō, 2010), è un attore e soprattutto un comico arguto e bizzarro, molto noto per le sue apparizioni nel programma televisivo notturno Downtown. Un percorso, il suo, che richiama in parte quello compiuto alla grande da Matsumoto Hitoshi.
Il film, che riprende una storia tradizionale del rakugo giocata sul tema dello scambio di persona e del doppio e innesta su di essa nuovi e talvolta incomprensibili elementi, riflette il suo particolare senso dell’umorismo ed è costruito su una continua alternanza di momenti drammatici e momenti, più che comici, direi sardonicamente umoristici. Ne deriva un fascino algido, come quello della luce lunare richiamata dal titolo, verrebbe da dire, che lascia sempre incuriositi ma mai soddisfatti. Il finale, che non rivelo per non rovinare la sorpresa di chi lo vedrà, è quanto di più inaspettato ci possa essere.
Itao stesso, nella parte del protagonista, è molto bravo nel comunicare senza parlare, utilizzando soltanto le espressioni facciali. Asano Tadanobu lo segue un passo indietro ma pur sempre con dignità. [Franco Picollo]
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