classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Samayou kemono (さまよう獣, Love Bombs)


samayou-6709914
Samayou kemono  (さまよう獣, Love Bombs). Regia: Uchida Nobuteru. Sceneggiatura: Uchida Nobuteru, Noguchi Teruo. Fotografia: Hirao Tōru. Montaggio: Fukazawa Yoshifumi. Musica: Mizaki Minami. Luci: Saitō Hisa’aki, Kaneko Takuya.   Interpreti: Yamasaki Mami, Namioka Kazuki, Shibukawa Kiyohiko, Yamagishi Mondo, Mori Kōko, Tanaka Yōji, Tsuda Kanji. Produttore esecutivo: Takeuchi Takamasa, Kobayashi Tomohiro. Produzione: AmuseSoft. Distribuzione: Makotoya. Durata: 94′. Formato: HDCAM. Uscita nelle sale giapponesi: 2 febbraio 2013.
Una ragazza siede su un autobus che sta attraversando una piccola valle circondata dalle montagne. Poco più avanti di lei sta seduta un’anziana signora e sentendo brontolare lo stomaco della giovane le offre un onigiri. La signora scende ad una fermata e la ragazza indecisa la segue fino alla sua abitazione. Ospitata dalla gentile vecchietta, Kiyomi, questo il nome della giovane, rimarrà nel piccolissimo villaggio dove conoscerà due uomini del posto e cercherà di dimenticare il passato da cui sta scappando. 
La storia della fuga dal proprio passato e della conseguente ricerca di sè della protagonista non è certo una novità per il cinema giapponese, in questo film Kiyomi fugge dalla città per arrivare casualmente in campagna, attirata dal piccolo gesto di gentilezza di un’anziana signora. Il motivo che la tormenta non verrà rivelato se non nell’ultima parte del film funzionando in questo modo da filo narrativo e traino per tutta l’opera. Ciò che colpisce però in questo ultimo lavoro di Uchida, non è tanto la storia in sé ma il modo in cui il regista giapponese decide di strutturare il film riuscendo così a creare un’opera intessuta, e di fatto costituita, di atmosfere, siano esse rarefatte, bucoliche o talvolta anche comiche. Soprattutto nella descrizione del paesaggio esterno della campagna ed in quello interno dell’abitazione dell’anziana si colgono, quasi venissero esternalizzate, le variazioni dello stato d’animo della protagonista e dei personaggi che si muovono (che vanno alla deriva, samay) all’interno del film. Per creare questo scarto fra le varie atmosfere/stati d’animo il film gioca molto sul contrasto dei colori e delle luci. L’interno della casa dell’anziana spesso è pennellato in  toni caldi rossicci e marroni, soprattutto nelle scene che si svolgono durante i pasti con l’anziana, Kiyomi e il giovane e timido ragazzo Masaru che mangiano in silenzio sul un tavolo basso – scene che non possono non rimandare a Ozu anche per la scelta dell’impostazione molto geometrica del framing. La luce ed i colori virano invece verso un azzurro quasi metallico quando Kiyomi si ritrova a notte tarda sola nella sua nuova stanza, triste a ripensare al suo passato.
All’esterno invece risalta il verde vivo dei campi, delle montagne ma anche quello della coltivazione di pomodori che Kiyomi visita giornalmente. È una tonalità di verde forte ma non squillante e che possiede quasi una qualità rigenerativa e palliativa. In queste scene ed in questo ambiente si inserisce perfettamente la figura della vecchia signora, ogni giorno impegnata a lavorare nei campi mentre la sera, una volta ritornata a casa, la vediamo spesso pregare di fronte all’altare in ricordo del suo marito defunto. L’anziana ha quasi un carattere mitico ed è forse un simbolo, non tanto della bontà della campagna contro la malvagità della città, anche se questo rischio il film lo corre spesso, quanto piuttosto di una costante possibilità di risettare la propria vita eliminando il superfluo, ritornando ad un grado zero, quasi animale (il titolo giapponese si traduce infatti con “La bestia che si perde, che va alla deriva”) da cui ricominciare. Ecco allora le numerose e silenti scene di pasti di cui si diceva, quasi una liturgia laica con cui i tre rendono quotidianamente grazie per il cibo che è loro dato ritrovando una sorta di pace. Per Masaru, orfano dei genitori fin da piccolo e cresciuto assieme all’anziana, preparare la cena ogni giorno è qualcosa di più che un compito, non solo un’abitudine ma un gesto quindi, forse il solo, che riesce a dare senso alla sua vita. 
Concludiamo con una riflessione sullo stile adottato da Uchida per questo suo ultimo lavoro. Il giovane regista giapponese decide di cambiare abbastanza drasticamente lo stile che aveva caratterizzato il suo fare cinema nei suoi due precedenti lavori, Love Addiction e Odayaka, dove in questi la macchina da presa a mano in continuo movimento dettava la poetica dei film, Samayou kemono è al contrario costruito con immagini limpide e chiare, lunghe e lente scene con la macchina molto ben fissata, frame molto curati geometricamente e movimenti di macchina praticamenti assenti che donano al film una peculiarità riflessiva e quasi contemplativa. [Matteo Boscarol]

CONDIVIDI ARTICOLO

2 commenti su “Samayou kemono (さまよう獣, Love Bombs)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *