Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico
A Bad Summer (Warui Natsu, JŌJŌ Hideo, 2025)
Far East Film Festival 2025
di Paolo Torino
Un caldo torrido fa da sfondo alle vicende narrate da Jōjō Hideo. Nella prima sequenza un insetto viene schiacciato dalla scarpa del protagonista e, come in opere ben più famose dall’ambientazione simile (The Wild Bunch, Sam Peckinpah, 1968; The Texas Chainsaw Massacre, Tobe Hooper, 1974), la figura di un animale morente diventa sinonimo un mondo decadente. Decadenza morale prima che fisica, visto l’individualismo che permea gli animi di tutti i protagonisti di A Bad Summer: dagli assistenti sociali agli emarginati della società nipponica.
Mamoru Sasaki, un assistente sociale, scopre che un suo collega abusa della sua posizione per molestare fisicamente una percettrice del sussidio. Per scoprire la verità, visiterà l’abitazione della donna e finirà per innamorarsi, finendo coinvolto suo malgrado in un complotto architettato dalla Yakuza (sinossi tradotta da IMDb).
Jōjō Hideo è uno dei registi più prolifici del panorama internazionale. La sua carriera affonda le radici nel pinkū eiga e lo si evince dal lavoro che compie con la giovane Aimi, interpretata da Kawai Yūmi. Quest’ultima ha dalla sua un magnetismo naturale, accentuato, però, dallo sguardo del regista che non solo la rende sensuale, felina nei movimenti, ma anche misteriosa, ombrosa. Sembra essere costantemente spiata nella sua abitazione, invitando lo spettatore a “osservare dall’occhiello della porta” la giovane protagonista. Uno sguardo voyeuristico atto a sottolineare l’importanza di Aimi: centro gravitazionale degli eventi narrati e “oggetto” del desiderio. La natura del personaggio, però, sfugge sempre “dall’oggettificazione”. Sarà la stessa Aimi, infatti, a decidere cosa fare con il suo corpo, quando e soprattutto con chi – anche se gli eventi mostrano tutt’altro –. Indipendente, sì, ma anche cinica: il fine giustifica i mezzi e tocca sopravvivere.
Il regista nipponico, inoltre, sembra utilizzare il clima per comunicare le emozioni dei personaggi. Nella prima sequenza, infatti – come descritto in apertura – Sasori schiaccia una cicala per il puro gusto di schiacciarla e il caldo asfissiante che fa da cornice alle vicende diventa sinonimo di una rabbia inespressa, implosa. Prendiamo in prestito le teorie su The Texas Chainsaw Massacre presenti in Chain Reactions (Alexandre O. Philippe, 2024), dove “il sole sembra abbia diffuso la pazzia in tutto il mondo” e applichiamole a A Bad Summer: le condizioni climatiche non sono più solamente l’allegoria di uno stato d’animo, ma influenzano la psiche dei personaggi. La fase conclusiva dell’opera, per esempio, prevede una pioggia torrenziale che – bagnando tutti i personaggi – non solo richiama all’ira funesta presente nella sequenza, ma probabilmente è il vettore che diffonde il caos tra gli attori scatenando la centrifuga di eventi previsti nel climax finale, nel tutti contro tutti. Uno scontro, quello, che richiama il “triello con Dio” presente in Mad Fate (Soi Cheang, 2023) e conferma la natura sovrannaturale degli eventi climatici in Giappone. Dopo la tempesta c’è sempre l’arcobaleno. O almeno, così dovrebbe essere.
Titolo originale: 悪い夏 (Warui natsu); regia: Jōjō Hideo; sceneggiatura: Mukai Kōsuke; soggetto: tratto dall’omonimo romanzo di Somei Tamehito; fotografia: Watanabe Masaki; interpreti: Kitamura Takumi (Sasori), Takehara Pistol (Yamada), Kawai Yūmi (Aimi); produttori: Fukase Kazumi, Akoyama Tomonori; prima uscita giapponese: 20 marzo 2025; durata: 115’.