SHE TAUGHT ME SERENDIPITY (Kyō no sora ga ichiban suki, to mada ienai boku wa, OHKU Akiko, 2024)
Far East Film Festival 2025
di Claudia Bertolé
Tratto dal romanzo di Fukutoku Shusuke, sceneggiato dalla regista, il nuovo film di Ohku Akiko è il racconto della nascita e crescita di una relazione scandito da riferimenti al tempo atmosferico – la pioggia estiva, un arcobaleno, il rombo del tuono – e da lunghi monologhi che disvelano lentamente i personaggi mettendo a nudo le emozioni e i dolori.
Toru è uno studente universitario con difficoltà di integrazione, ha un solo amico, Yamane, e di sera svolge un lavoro part-time facendo le pulizie in un bagno pubblico. La sua collega Sacchan è una ragazza estroversa con la passione per la musica, che canta in una band. Toru non si accorge che Sacchan è innamorata di lui e dedica tutte le sue attenzioni a Sakurada Hana, una compagna di studi all’apparenza solitaria come lui, come lui senza una vita sociale e con la quale sente di condividere lo stesso bizzarro approccio alla vita.
Ohku Akiko, di cui ricordiamo Tremble All You Want (2017), torna al Far East Film festival dopo il precedente My Sweet Grappa Remedies presentato a Udine nel 2020 e, concentrandosi questa volta su un personaggio maschile, racconta di sentimenti e amicizia, e delle difficoltà e incomprensioni che spesso si frappongono alle relazioni. Protagonista questa volta, a differenza delle precedenti, è una figura maschile, interpretata dall’attore emergente Hagiwara Riku, un ragazzo chiuso nella propria ‘parte’ di eccentrico, impermeabile (come l’ombrello aperto con cui il film ce lo presenta e con cui spesso si protegge dalla pioggia e dal sole, in sostanza da tutto) alle emozioni e in generale al mondo che lo circonda. Il film si rivela, anche se con qualche caduta di ritmo, un delicato racconto di crescita, di presa di coscienza delle proprie fragilità e della fatica di comporre il proprio io interno con le sollecitazioni di quanto ci circonda, di cui troppo spesso neppure ci accorgiamo: la vita regala sorprese e Toru non le coglie, rendendosi conto della meraviglia di certi accadimenti solo quando è ormai troppo tardi.
Certi passaggi dal tono leggero vengono alternati ad altri nei quali emerge da parte dei protagonisti tutto il dolore per la perdita di persone care, a questo riguardo la sequenza di Toru e Hana all’acquario, le loro figure isolate sul blu intenso delle vasche dei pesci mentre ricordano i familiari che non ci sono più, è emblematica. L’aspetto che a mio avviso più colpisce del film sono però i lunghi monologhi dei singoli personaggi che li isolano nel flusso delle emozioni dichiarate, quasi fosse una rappresentazione teatrale a sé stante all’interno dello scorrere del racconto cinematografico. Sacchan, in particolare, si dichiara a Toru in un appassionato momento, una sera dopo aver finito il lavoro nei bagni, mentre i due ragazzi escono e riprendono la strada verso casa. La figura di lei, ferma sotto la luce fioca di un lampione, diviene, mano a mano che le rivelazioni dei propri sentimenti dilatano il tempo del racconto, una presenza quasi irreale, illuminata dalla passione del momento. Un senso di morte e di nostalgia pervade il percorso dei personaggi e in un certo senso lo conferma il finale, con un movimento di macchina che si unisce allo sguardo dei due ragazzi verso l’esterno dell’abitazione e verso il fuori campo.
Titolo originale: 今日の空が一番好き、とまだ言えない僕は (Kyō no sora ga ichiban suki, to mada ienai boku wa); regia: Ohku Akiko; sceneggiatura: Ohku Akiko; fotografia: Nakamura Natsuyo; montaggio: Yoneda Hiroyuki; musica: Tai Motoyoshi; personaggi e interpreti: Hagiwara Riku (Konishi Toru), Sacchan (Itō Aoi), Sakurada Hana (Kawai Yūmi), Kurosaki Kodai (Yamane); produzione: Nakamura Tadashi, Koga Shunsuke; prima uscita: 25 aprile 2025; durata: 127’.