GOOD LUCK (Guddorakku, Adachi Shin, 2025)
Far East Film Festival 2025
di Fabio Canessa
Nato inizialmente come un cortometraggio nell’ambito del Beppu Short Film Project, con l’obiettivo di promuovere la città della prefettura di Oita e il territorio circostante, Good Luck prende strade inaspettate nel raccontare il fugace incontro tra un giovane regista e una ragazza diversissimi per carattere. Una storia d’amore mancata che diventa anche un ritratto generazionale dal tono buffo e riflessione metacinematografica.
Il giovane regista indipendente Yoshiyama Taro viene invitato a partecipare alla proiezione del suo documentario, incentrato sulla fidanzata Yuki, in un cinema a Beppu. Arrivato da Tokyo, ne approfitta dopo l’impegno per visitare la città e incontra una ragazza di nome Miki che gli dice di essere stata tra il pubblico e di aver apprezzato il suo film stroncato invece dalla presentatrice dell’evento. La sera i due si ritrovano nella stessa locanda dove entrambi hanno pernottato e Miki, estroversa e un po’ invadente, il giorno dopo propone a Taro di fare una gita insieme alla scoperta del territorio.
In un suo precedente lungometraggio dal titolo A Beloved Wife, presentato nell’edizione del Far East Film Festival del 2020, Adachi raccontava la storia parzialmente autobiografica di uno sceneggiatore e della moglie: lui rappresentato come un uomo mediocre e indeciso, lei al contrario come una donna dal carattere forte. Il suo nuovo film riprende questa di idea di personalità opposte all’interno della coppia di protagonisti, con il soggetto maschile introverso e passivo e la controparte femminile vivace ed eccentrica. L’evoluzione del rapporto tra i due costituisce così il nucleo centrale di Good Luck che nello svilupparsi di un incontro casuale e fugace si ispira a Prima dell’alba (1995) di Richard Linklater, anche citato in un dialogo tra Taro e Miki sul finale. Adachi smonta però completamente l’afflato romantico del film preso come modello e omaggiato, scegliendo un tono buffo e toccando attraverso i dialoghi tra i protagonisti, e i loro differenti atteggiamenti nei confronti della vita, temi come l’insicurezza e il disorientamento dei giovani nei confronti della realtà presente e delle prospettive sul futuro. Per attirare completamente lo spettatore nel loro mondo sarebbe forse servita una maggiore empatia, utile in film di questo tipo, e una chimica più sviluppata fra gli interpreti, Sano Hiroki e Amano Hana, che non si avvicina certo a quella tra Ethan Hawke e Julie Delpy.
Se Linklater è il faro dichiarato, seppur come detto rivisto in un’ottica di destrutturazione del cinema romantico, il film fa pensare anche a Hong Sang-soo e al suo approccio metariflessivo. Tra i protagonisti c’è un regista, come tante volte nelle opere dell’autore coreano, e il discorso sullo sguardo si fa già vivo dalle prime immagini con la soggettiva di Taro che riprende la fidanzata Yuki. L’elemento metacinematografico torna poi, poco prima della fine, con una bizzarra rottura della quarta parete: quando Taro e Miki si ritrovano insieme in una casetta sull’albero in un camping e il loro rapporto sembra poter approdare a un’altra dimensione. All’improvviso irrompe Yuki che si chiede cosa ne pensi il pubblico del film e confessa che avrebbe voluto la parte di Miki (viene ricordato anche il provino con un flashback). Un corto circuito di livelli narrativi, un momento, forse solo un sogno del protagonista, presto abbandonato per riprendere il racconto come nulla fosse successo. Uno sfacciato gioco del regista che fa venire in mente il fulminante strappo della quarta parete presente in Racconto di due stagioni (2023), capolavoro del turco Nuri Bilge Ceylan.
Non rinunciando allo spirito di promozione territoriale legato al progetto del corto da cui ha avuto origine, Good Luck mostra anche le bellezze della prefettura di Oita evitando comunque l’ingombrante e inopportuno effetto cartolina. Le location entrano in modo naturale nella storia raccontata e la voglia di fare un viaggetto da quelle parti la fanno venire eccome.
Titolo originale: グッドラック(Guddorakku); regia e sceneggiatura: Adachi Shin; fotografia: Tawara Kenta; montaggio: Hirano Kazuki; interpreti e personaggi: Sano Hiroki (Taro), Amano Hana (Miki), Kato Saki (Yuki), Itaya Yuka (proprietaria locanda); produzione: Adachi Akiko, Sakai Masanori, Kugimiya Michihiro, Morita Maho; uscita in Giappone: 2025; durata: 105’.