THE SNOW WOMAN (Kaidan yukijorō, TANAKA Tokuzo, 1968)
Far East Film Festival 2025 – Sonatine Classics
di Fabio Canessa
In bilico tra spietatezza e compassione, la yuki-onna (donna delle nevi) rappresenta una delle figure più affascinanti del folclore nipponico. Nel film di Tanaka Tokuzo la creatura soprannaturale assume i tratti di un’eroina tragica, con un’attenzione allo sviluppo psicologico che rende il personaggio più umano e lo avvicina ai ritratti delle donne costrette ad affrontare scelte difficili e a fare sacrifici in un mondo di soprusi e tradimenti, così centrali nella storia del cinema giapponese.
Accompagnato dall’allievo e figlio adottivo Yosaku, il maestro scultore Shigetomo va alla ricerca dell’albero adatto per ricavare una statua della dea Kannon destinata al tempio locale nella provincia di Mino in cui vivono. Dopo averlo individuato sono però sorpresi da una bufera e rimangono bloccati nel bosco, trovando riparo in una capanna dove nella notte sono assaliti dalla donna delle nevi di cui parlano le leggende. Con il suo alito gelido uccide l’uomo più anziano, ma colpita dall’aspetto di Yosaku lo risparmia dopo avergli fatto promettere di non parlare mai con nessuno di quanto successo. Ritornato al suo villaggio il giovane riceve l’incarico di portare a termine il lavoro del maestro e mentre inizia a progettare la statua incontra per caso la bellissima Yuki, di cui si innamora, dietro la quale si nasconde proprio la donna delle nevi.
All’interno del programma della ventisettesima edizione del Far East Film Festival ha trovato spazio una retrospettiva dal titolo “Yokai e altri mostri” con una serie di film in cui il soprannaturale è affrontato in diverse declinazioni. Tra questi The Snow Woman, fantasy horror che guarda al dramma romantico, ispirato a uno dei racconti della tradizione giapponese codificati a inizi del Novecento nella raccolta di leggende e storie di fantasmi di Lafcadio Hearn. Al cinema la sua eredità letteraria è stata raccolta in particolare da Kobayashi Masaki che con il suo Kwaidan (1964) ha adattato per lo schermo alcuni di quei racconti, compreso quello della yuki-onna, la donna delle nevi, al centro del lungometraggio diretto pochi anni dopo da Tanaka. Un regista, già dietro la macchina da presa in tre capitoli della fortunata saga Zatoichi, decisamente meno conosciuto di Kobayashi che nella storia a cui si fa riferimento nel suo film a episodi dà sfoggio di quella ricercatezza formale grazie alla quale si è guadagnato un posto nell’olimpo dei grandi maestri del cinema giapponese. Se dal punto di vista visivo The Snow Woman non offre allo spettatore lo stesso appagamento, pur regalando immagini di impatto come quelle all’inizio e alla fine che mettono in risalto l’aspetto più spettrale della storia, diventa interessante soprattutto per come sviluppa la narrazione con cambiamenti e aggiunte rispetto al soggetto originale letterario che anche per brevità è forse più facile sposare a un cortometraggio e quindi a un’operazione come quella di Kwaidan.
La prima modifica, in apparenza di poco conto e invece sostanziale, è la trasformazione delle vittime iniziali della donna delle nevi da semplici taglialegna ad artigiani che devono scolpire una statua di Kannon. Nel buddismo è la dea della misericordia, della compassione, una virtù che proprio la creatura soprannaturale finisce per incarnare. Da spietata castigatrice di incauti viandanti a moglie e madre premurosa, donna gentile che usa i suoi poteri a fin di bene. Abbracciando sotto le spoglie di Yuki la vita accanto a Yosaku conosce la felicità umana che difende anche dal vero cattivo della storia, personaggio aggiunto in questa versione cinematografica: l’intendente crudele che abusa della sua posizione di potere e brama la donna, arrivando a un tentativo di violenza sessuale dalla quale lei saprà ben difendersi. A interpretarla è Fujimura Shiho che non sfigura affatto nel paragone con Kishi Keiko scelta per lo stesso ruolo nel film di Kobayashi, al contrario sfrutta bene le possibilità date dallo sviluppo del personaggio in The Snow Woman veicolando in modo convincente la gamma di emozioni che segnano la sua evoluzione in figura dotata di profonda umanità: dagli occhi gelidi che provocano terrore al volto compassionevole in cui Yosaku scorge il modello per poter completare al meglio la sua statua della dea Kannon. Diverso il discorso per quanto riguarda la controparte maschile perché Ishihama Akira è abbastanza insipido e non ha la presenza scenica del leggendario Nakadai Tatsuya a cui basta poco, grazie a uno sguardo che buca lo schermo e la voce profonda, per lasciare il segno anche in Kwaidan. Da segnalare la colonna sonora di Ifukube Akira, preziosa nel contribuire a creare l’atmosfera di pathos che raggiunge l’apice nel finale quando Yosaku rompe la promessa fatta anni prima e mette la yuki-onna davanti al proprio destino.
Titolo originale: 怪談雪女郎 (Kaidan yukijorō); regia: Tanaka Tokuzo; sceneggiatura: Fuji Yahiro; fotografia: Makiura Chikashi; montaggio: Yamada Hiroshi; musica: Ifukube Akira; interpreti e personaggi: Fujimura Shiho (Yuki/Donna delle nevi), Ishihama Akira (Yosaku), Hananuno Tatsuo (Shigetomo), Suzuki Mizuho (Gyokei); produzione: Kubodera Ikuo; uscita in Giappone: 20 aprile 1968; durata: 79’.