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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

WE ARE ALIENS (Minna, uchūjin, UGANA Kenichi, 2024)

Nippon Connection 2025

 

di Claudia Bertolé

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Bel pianeta. Distruggiamolo. O magari no. 

La vulnerabilità umana diventa un’arma contro la distruzione di massa aliena nella fantacommedia di Ugana Kenichi. Tra incontri improbabili e dialoghi surreali, si riflette sulle debolezze e virtù dell’umanità, sul trascorrere del tempo, sull’alienazione urbana, lasciando che a tirare le fila siano buffi esseri sferici di pelo colorato che fumano e apprezzano il cibo terrestre in quantità.  

Una armata di creature aliene pelose e colorate piomba sul pianeta terra con l’intenzione di porre fine al genere umano. L’incontro con i terrestri e i loro problemi però in un certo senso le destabilizza e mette in crisi le loro certezze distruttive. Mentre il tempo scorre inesorabile verso l’apocalisse le pallotte multicolore si lasciano coinvolgere da situazioni tipicamente umane e intrattengono improbabili relazioni sociali arrivando a mettere in discussione la stessa missione e il suo scopo.

Come nella migliore tradizione del genere, il film si apre con un raggio cosmico che da un punto imprecisato dello spazio si concentra sul nostro pianeta. Subito dopo siamo introdotti alla creatura appena teletrasportata: è ricoperta di peli verdi, con enormi occhi malinconici e piccoli piedi palmati. Simpatica all’apparenza, senza dubbio. Se non fosse che è lì per sterminare i terrestri. 

Ugana Kenichi ci ha abituati negli ultimi anni alle sue storie fantascientifiche o horror popolate di esseri sorprendenti: dagli extraterrestri pieni di tentacoli e con una spiccata inclinazione per il sesso di Extraneous Matter Complete Edition (Ibutsu – kanzenban, 2021), alla comunità di zombie di Visitors – Complete Edition (Akuma ga harawata de ikenie de watashi, 2023), fino alle audiocassette parlanti di The Gesuidouz (id., 2024). Questa volta la prima sensazione è di trovarsi a metà strada tra Mars Attacks! (Tim Burton, 1996) e il Muppet Show, con alieni che, di nuovo, si appassionano alle caratteristiche e alle debolezze umane, finendo per abbuffarsi di cibo o lasciarsi andare a derive romantiche. Perché in definitiva, seppur attraverso le avventure di un branco di esseri pelosi con gli occhioni, Ugana racconta l’essenza tutta umana delle relazioni, la difficoltà del vivere, le tentazioni, la solitudine. I dialoghi creano siparietti, la scansione del tempo sembra voler stabilire un ritmo crescente, ma subito dopo si cambia marcia, una lunga sequenza ci sposta nello stomaco di uno degli esseri dove una band intrattiene coloro che sono stati inghiottiti. La musica è un elemento determinante, non solo nell’insistito passaggio ‘gastrico’, ma in tutto il cinema di Ugana Kenichi, così come lo è il cortocircuito di riferimenti e di rimandi. E uno stile ormai riconoscibile che è ironica contaminazione. 

La favola tragicomica, in cui appare anche Watanabe Hirobumi – Party ‘Round the Globe (Chikyu wa omatsuri sawagi, 2017), I’m Really Good (Watashi wa genki, 2020), Techno Brothers (id., 2023), The Scary House (Kowai ie, 2025) – nei panni di un bizzarro ristoratore, è alla fine piena di speranza nei confronti degli umani, creature che gli alieni trovano deboli, illogiche, egocentrate, ma in fondo irresistibili. 

  

 

Titolo originale: みーんな、宇宙人 (Minna, uchūjin); sceneggiatura e regia: Ugana Kenichi; fotografia: Furuya Koichi; montaggio: CO2; suono: Keefar; interpreti: Hyodo Katsumi (Seiya), Kikuchi Hina (Misato), Kusakawa Takuya (Hiroto), Mihara Ui (Rei), Nishigaki Shō (Shō); produttore: Togawa Takashi; prima uscita: 7 giugno 2024; durata: 93’.

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