ESCAPE (Tōsō, ADACHI Masao, 2025)
Nippon Connection 2025
di Matteo Boscarol
Con Escape Adachi realizza forse il lungometraggio più riuscito della seconda parte della sua carriera cinematografica, quella successiva al rientro in Giappone nel 2000, dopo quasi tre decenni passati in Medio Oriente a sostenere la causa palestinese. Tanto grazie allo stile, qui più cinematografico che nei precedenti tre lavori, ma comunque ancora dal sapore amatoriale in alcuni frangenti. Ma anche grazie alla storia raccontata che riflette molto da vicino quella del regista, sceneggiatore e rivoluzionario giapponese.
Il film ripercorre alcune delle tappe, così come immaginate da Adachi, della vita di Kirishima Satoshi, membro della cellula Sasori (Scorpione) del Fronte armato antigiapponese dell’Asia Orientale (Higashi ajia hannichi busō sensen) e latitante dal 1975. Da quando cioè il gruppo di estrema sinistra, attivo nella prima metà degli anni Settanta, organizzò vari attentati, fra cui quello alla sede della Mitsubishi Heavy Industries (1974), in cui persero la vita otto persone e centinaia furono ferite. A seguito di questo attentato, molti dei suoi membri furono arrestati e Kirishima fu uno dei pochi che riuscì a scappare e a nascondersi per quasi cinquant’anni sotto il falso nome di Uchida Hiroshi. Kirishima rivelò la sua vera identità solo in punto di morte da un letto dell’ospedale il 29 gennaio 2024.
Il film si apre con tre membri della cellula Sasori impegnati a testare l’efficacia degli esplosivi in un bosco e poi in una palazzina disabitata. La musica free jazz, realizzata da Ōtomo Yoshihide, che accompagna questi primissimi minuti del lungometraggio, prima che appaia il titolo, ne fa quasi una continuazione del celeberrimo finale, con le musiche ritmate del Yamashita Trio, di Ecstasy of the Angels (Tenshi no kōkotsu, 1972), film co-sceneggiato da Adachi ed in cui vi partecipa anche come attore. Qui i membri delle varie fazioni di un movimento rivoluzionario decidono, quasi in maniera preveggente a quanto sarebbe poi successo nella realtà, di virare verso un intervento violento per cambiare le cose e cominciano così ad innescare esplosivi in giro per la capitale giapponese.
Nella prima parte del lavoro saltiamo temporalmente dagli eventi del 1974-74, con la cattura di alcuni dei membri della cellula rivoluzionaria, al letto in ospedale in cui giace, oramai morente il vecchio Kirishima. Il passaggio da un piano temporale all’altro è reso spesse volte attraverso dissolvenze in bianco, una delle scelte che indebolisce la struttura visiva di Escape.
La seconda parte del film, dalla parte centrale del lavoro in poi, si svolge quasi interamente dal 1984 in poi, quando Kirishima (ora Uchida) lavora in una piccola impresa di costruzioni a Fujisawa, cittadina non troppo lontana dalla capitale. A segnalare visivamente questo passaggio è una delle scene più importanti di tutto il lungometraggio quando vediamo il giovane Kirishima, interpretato da Sugita Rairu, e il vecchio Kirishima, Furutachi Kanji, incrociarsi in una strada di campagna e quasi passarsi il testimone. Come dichiarato dallo stesso Adachi in dopo una delle proiezioni di Escape in Giappone, questa visione è stata una delle prime che il regista ha avuto quando ha deciso di realizzare un’opera sul tema, una scena attorno alla quale si è poi costruito ed intessuto il resto del lavoro. Nell’immaginario dialogo fra il giovane ed il vecchio Kirishima ci sono i dubbi di coscienza, i dubbi di aver sbagliato—spesso nel film è rimarcato come l’attentato alla Mitsubishi sia stato un tragico errore—ma anche la volontà di andare avanti nella lotta. In questo senso la fuga del titolo è anche una lotta, spesse volte del lungometraggio è sottolineato come “fuggire significa mantenere viva la battaglia”, l’unico modo rimasto a Kirishima, ma anche ad Adachi, per resistere. In giapponese Escape (tōsō) ha lo stesso suono di lotta (tōsō), quest’ultimo è un termine ampiamente usato in tutte le battaglie di resistenza durante gli anni Sessanta e Settanta, si veda ad esempio Sanrizuka tōsō (la battaglia o resistenza di Sanrizuka, contro la costruzione dell’aeroporto di Narita).
Una volta entrato in scena Furutachi, il film diventa uno dei lavori più affascinanti usciti nell’arcipelago in questo 2025. Prima di tutto perché l’attore giapponese offre la sua maschera e figura quasi surreale al personaggio e in seconda battuta in quanto il film si svolge sempre di più in una sorta di spazio mentale dove ricordi, incontri con i suoi compagni morti o arrestati e con lui stesso più giovane o con la sua coscienza si mescolano, alla Bunuel, senza soluzione di continuità. La maschera tragica ma spesse volte comica, grazie soprattutto ad una gestualità minima ma che Furutachi è bravo ad esprimere attraverso i suoi movimenti, trova il suo corrispettivo in alcune scene dal tono più leggero. Quelle ambientate nel disco bar in cui Kirishima/Uchida si reca spesso e dove incontra una donna di cui si invaghisce, ad esempio. Ma anche qualche battuta en passant, come quella proferita da un gruppetto di lavoratori che passano davanti al poster dei ricercati che hanno tappezzato l’arcipelago per mezzo secolo. Il volto di Kirishima sorridente e con i capelli lunghi è diventato negli anni quasi una sorta di conoscenza, tanto che il gruppetto si rivolge al poster con ironia “ciao bella, come va oggi?”.
Si diceva dei dubbi e ripensamenti che assalgono Kirishima, che comunque rimane fino alla fine fedele alla causa e ai suoi compagni. In questo senso una delle parti più riuscite è quella in cui il fuggiasco siede di fronte a un sé stesso alternativo vestito da monaco buddista e discute delle sue motivazioni e di cosa avrebbe potuto fare o non fare. Una scena che funziona anche grazie alla creatività del direttore della fotografia, il decano Yamazaki Yutaka, e che, come detto, si distacca per qualità rispetto agli altri lavori del regista, almeno quelli realizzati negli ultimi decenni.
Titolo originale: 逃走 (Tōsō); sceneggiatura e regia: Adachi Masao; fotografia:Yamazaki Yutaka; montaggio: Hiruta Tomoko; musiche: Ōtomo Yoshihide; interpreti: Furutachi Kanji (Kirishima), Sugita Rairu (Kirishima da giovane); produttore esecutivo: Hirano Yū; prima uscita giapponese: 15 marzo 2025; durata: 114’.