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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

AFTER THE FEVER (Netsu no Ato ni, YAMAMOTO Akira, 2023)

Speciale Asian Film Festival

Roma, 10-17 aprile 2024

di Valerio Costanzia

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Presentato in concorso al 28° Busan International Film Festival del 2023 – nella sezione New Currents dedicata a opere prime e seconde di registi asiatici – After the River è la seconda prova di Yamamoto Akira, allievo del regista Suwa Nobuhiro (M/Other 1999, Voices in the Wind 2020).

Sanae ha trascorso 6 anni in carcere a causa di un tentato omicidio compiuto nei confronti del suo ex fidanzato. Questo antefatto, che apre il film, ci consegna una donna emotivamente provata la quale, dietro le insistenze della madre, sposa un giovane operario forestale, Kenta, dal carattere completamente opposto al suo: tanto Sanae è assente e ottenebrata dal dolore, quanto Kenta è pervaso da uno slancio vitalistico fatto di ottimismo e positività. Se da un lato l’ottimismo di Kenta pare contagiare Sanae, dall’altro la comparsa di Yoshiko, la moglie dell’ex fidanzato di Sanae, rimette in discussione il loro rapporto facendo slittare il loro ménage verso una pericolosa liaison dangereuse.

“Forte come la morte è l’amore / tenace come l’inferno è lo slancio amoroso” si legge nel Cantico dei cantici. Questa similitudine tra amore e morte (un precedente prestigioso lo si trova in Destino di Fritz Lang del 1921) sostanzia e “alimenta” tutto il film di Yamamoto attraverso un intreccio di affetti che coinvolge i 4 personaggi principali: Sanae, Kenta, Yoshiko e Hayato.

Una similitudine che – in contrapposizione alla dicotomia Eros/Thanatos – appare meno (auto)distruttiva, seppur in alcuni momenti pare polarizzarsi su una coppia piuttosto che un’altra fino a diventare una febbre, come recita il titolo del film, una sorta di maladie d’amour (chissà se Yamamoto conosce il film omonimo di Jacques Deray del 1987). Il personaggio di Sanae è senza dubbio quello che richiede una maggiore partecipazione emotiva da parte dello spettatore: l’interpretazione di Hashimoto Ai è sofferta, il suo vissuto doloroso si esprime nel volto, negli occhi, nel tono di voce sussurrato e monocorde, nella fissità di uno sguardo che raramente si distoglie dall’abisso che ha dentro. Eppure, Sanae si fa carico dell’assunto teorico alla base del film, ovvero della similitudine amore e morte che sfocia nell’amour fou. Se per Kenta “l’amore è solo amore, niente di più e niente di meno” per Sanae l’amore è forte come la morte, vince sulla morte come sussurra durante una delle sequenze emotivamente più intense del film, ovvero l’incontro tra Sanae e Hayato al planetarium: “È puro amore, non serve girarci intorno. Dopo tutto non sei morto, pensavo di averti ucciso ma tu sei tornato in vita. Dopotutto sono stata io essere uccisa in quel momento… ma ho continuato a credere in noi… il passato può ripetersi giusto? Noi possiamo morire insieme questa volta, giusto?”.

Se Kenta e Sanao rappresentano le due facce di una relazione complessa e sofferta, Hayato e Yoshiko sono una sorta di alter ego di entrambi. Yamamoto tesse così una tela drammaturgica in cui, di volta in volta, sposta il focus su un personaggio facendo ricorso anche ai codici del thriller per fare luce su quel “buio nella mente” che pervade alcuni loro. È il caso, per esempio, della sequenza del ritrovamento del fucile in casa di Yoshiko oppure di quella della caccia, in cui l’ambiguità di Yoshiko viene fuori con prepotenza caricando la sequenza di una tensione palpabile.

La regia di Yamamoto è “sussurrata” come la voce di Sanae durante i monologhi esistenziali sull’amore: il regista privilegia piani e inquadrature classiche con delle eccezioni significative come nella già ricordata sequenza della caccia dove la situazione richiede necessariamente che l’istanza narrante si faccia sentire attraverso il movimento concitato della macchina da presa. Sono altrettanto efficaci alcuni snodi simbolici che arricchiscono il film e la psicologia dei personaggi: l’anello finito nel tubo di scarico, il buio del planetarium da cui emerge il lungo monologo di Sanae, la pioggia dello spruzzo antincendio che, in apertura del film, sembra raffreddare la febbre (d’amore) omicida di Sanae.


Titolo originale:  熱のあとに (Netsu no Ato ni); regia: Yamamoto Akira; sceneggiatura: Nawon Lee; fotografia: Watanabe Yasutaka; montaggio: Okawa Keiko; scenografia: Matsunaga Keiko; musica: Okada Takuro; interpreti: Hashimoto Ai (Koizumi Sanae), Nakano Taiga (Koizumi Kenta), Kiryu Mai (Adachi Yoshiko), Sakai Maki (Sonoda Tamiko), Kino Hana (Fujii Keiko), Narumi Yui (Usami Miki), Mizukami Koshi (Mochizuki Hayato); produzione: Yamamoto Teruhisa, Nekojarashi, Bitters End, Hitsukisha; durata: 127’; anteprima Busan International Film Festival: 8 Ottobre 2023;  uscita in Giappone: 2 Febbraio 2024

 

 

 

 

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