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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

MISSING (id., YOSHIDA Keisuke, 2024)

Far East Film Festival 26
24 aprile – 2 maggio 2024

di Claudia Bertolé

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Un evento tragico come la scomparsa di una bambina di sei anni è lo spunto per riflettere sulla diffusione (e manipolazione) delle notizie da parte dei media nella società giapponese, sull’amplificazione (e demonizzazione) dei social media, e sulla drammatica ricaduta di tutto questo sulla vita di una famiglia già sconvolta dal dolore della perdita.

Miu è una bambina di sei anni che un giorno, dopo aver trascorso del tempo al parco con lo zio al quale la madre l’aveva affidata mentre lei era ad un concerto, scompare improvvisamente. Inutili le ricerche e la mobilitazione dei genitori, di conoscenti e volontari per trovarla. Della vicenda si interessa anche la cronaca televisiva, ma – a parte il giornalista Sunada che pare sinceramente interessato ad aiutare i due genitori – soprattutto al fine di attrarre pubblico sottolineando gli aspetti più sensazionalistici: lo zio Keigo, dal carattere chiuso e poco empatico, poco disponibile alle pressanti richieste di interviste da parte dei giornalisti, la madre colpevolizzata per essere andata ad un evento invece di occuparsi della figlia. L’atmosfera di ostilità cresce, così come il dolore dei due genitori disperati, mentre i social media si scagliano contro la donna.

Lo scenario del film di Yoshida è disperante: il circo mediatico fagocita ogni tragedia, anche quella straziante di una piccola bambina che scompare nel nulla, e ne assorbe l’essenza utilizzandola a proprio uso e consumo. La notizia è scomposta, manipolata, riassemblata per farne un prodotto attraente e ‘vendibile’. A questo riguardo Keigo, un uomo che sembra interagire malamente con il mondo che lo circonda, è la perfetta incarnazione del personaggio del ‘mostro’ che rende intrigante la storia resa a fini televisivi.
La deriva sociale è devastante per i singoli: lo zio viene riconosciuto per la strada e bullizzato, Saori la madre, dopo la dichiarazione di essere stata ad un concerto piuttosto che occuparsi della figlioletta, viene messa in croce sui social. Yoshida torna su quest’ultimo aspetto, già oggetto di analisi (e critica) nel precedente God Seeks in Return.
Dal suo ultimo film emerge il ritratto di una umanità dolente nella quale i singoli lottano strenuamente ma sembrano soccombere nello scontro con muri di gomma di insensibilità e assenza di interesse autentico alle loro tragedie che, anzi, vengono usate strumentalmente da anonimi per scherzi crudeli, o per infierire nascosti e protetti da una ‘rete’.
Pochi sprazzi di speranza per gran parte del film– la perplessità del giornalista Sunada, l’aiuto del tipografo con i volantini, i volontari che si offrono per le ricerche. Lo sguardo del regista insiste sul dolore di una madre combattiva ma della quale percepiamo tutta la sofferenza impotente, e si rivolge anche alle dinamiche di una coppia esasperata.
Il tempo che trascorre non porta soluzioni nella ricerca di Miu, i due genitori continuano nella loro battaglia, ma il raggio di sole che crea un improvviso arcobaleno sul disegno che la bambina aveva fatto su una delle pareti di casa, quella stessa luce che avvolge la figura ravvicinata di Saori il cui volto si atteggia in una piccola smorfia, lascia immaginare che la vita possa infine riprendersi il suo spazio, insinuandosi nella spirale di dolore, come un balsamo.

 Titolo originale: ミッシン (Missing); sceneggiatura e regia: Yoshida Keisuke; fotografia: Shida Takayuki; interpreti: Aoki Munetaka (Yutaka), Ishihara Satomi (Saori), Mori Yūsaku (Keigo), Nakamura Tomoya (Sunada), Yamamoto Naohiro (Komai), Ono Karin (Mitani), Hosokawa Gaku (Fuwa); produttori: Otaki Ryo, Nagai Ryo, Koga Soichiro; prima uscita Giappone: 17 maggio 2024; durata: 119’.

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