classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Juusannin no shikaku

250px-13assassins-p1-8162101

Jūsannin no shikaku (十三人の刺客, Thirteen Assassins) regia: Miike Takashi; soggetto:  dall’omonimo film di Kudō Eichi, 1963; sceneggiatura: Tengan Daisuke; fotografia: Kita Nobuyasu; scenografia: Hayashida Yūji; Montaggio: Yamashita Kenji; musica: Endō Kōji; interpreti: Yakushō Kōji, Yamada Takayuki, Iseya Yūsuke, Inagaki Gorō, Ichimura Masachika, Hira Mikijiro, Matsukata Hiroki; produzione: Toho; 25 settembre 2010; 140’. 
Punteggio ★★★   
Pia: commenti: 3,5/5   –   exit poll 74/100
Devo confessare che. quando il film è stato presentato a Venezia, fui non poco colpito dalle elogiative parole spese da Lietta Tornabuoni su «La Stampa» che, pur con qualche cautela, dimostrava di aver apprezzato il lavoro di Miike. Qualcosa dai tempi di Audition e Ichi the Killer doveva essere accaduto. Ed è accaduto. Non è Lietta – mi si scusi la confidenza – ad essere cambiata, piuttosto lo è il cinema di Miike che, sempre più, sta abbandonando le sue inventive produzioni a basso costo – che gli consentivano di esprimere in libertà la sua genialità filmica – per diventare un corteggiato regista di blockbuster, quali sono diventai molti dei suoi ultimi film – Thirteen Assassins è, dalla sua uscita, ai primi posti del Box Office giapponese. Di là di un paio di immagini efferate, un corpo brutalmente mutilato, una scena di sodomia che vorrebbe essere comica, un cattivo che gode del male che fa agli altri e subisce lui stesso (in quella perfetta dialettica S&M, assai cara al regista), tutti elementi peculiari all’opera di Miike, non c’è quasi altro di quello che è il cinema del regista che conoscevamo. Soprattutto a mancare sono quelle esplosioni audiovisive, quelle geniali invenzioni di puro cinema, che ce lo avevano fatto amare. Paradossalmente ritengo Thirteen Assassins un bel film, anche se non quanto lo era l’originale di Kudō Eichi, ben narrato e ben girato, un efficace esempio di classicismo contemporaneo –  Miike sa fare cinema – ,  ma proprio per questo ne sono stato un po’ deluso (solo “un po’” perché gli ultimi film di Miike già andavano in questa direzione: fra le poche eccezioni Tantei monogatari del 2007, se l’avete perso cercate di recuperarlo). La stessa idea di innestare nel remake di un capolavoro sconosciuto, almeno in Occidente (il film di Kudō), elementi tratti da un altro classico universalmente noto e celebrato (I sette samurai di Kurosawa, con l’inserimento, ad esempio, di un personaggio che riprende quello di Kikuchiyo/Mifune ), è il segno di una trasformazione che va alla ricerca di più facili e addomesticati consensi. Ciò, infine, che più ho comunque apprezzato del film  è l’uso di una luce  che scava i volti dei personaggi e li carica di espressività, facendone ancora esempi di quelle “anime ferite” che sempre sono stati gli outsider di Miike (qualcosa così è sopravvissuto). [Genji – 15th Pusan Film Festival ottobre 2010].
CONDIVIDI ARTICOLO

5 commenti su “Juusannin no shikaku

  1. Anche a me è piaciuto. Ma quel che mi chiedo e cosa è rimasto del vecchio Miike… Lo hai visto a Venezia? Hai per caso visto anche Zebraman 2? Io l'ho perso a Pusan. Se lo hai visto ci dici qualcosa?

  2. L'ho visto nella panoramica dei film di Venezia che hanno fatto a Milano, dove c'era anche "Cold Fish" di Sion Sono (accolto maluccio dal pubblico in sala, mentre il film di Miike è piaciuto a molti). Purtroppo "Zebraman 2" mancava…! ^^

  3. Questo film non è perfetto (ad esempio i personaggi potevano essere approfonditi di più), ma la guerriglia finale nel villaggio/labirinto e il personaggio del folle montanaro lanciapietre (che ha l'importante funzione di rappresentare l'irriverenza del regista nei confronti delle rigide convenzioni feudali nipponiche, oltre che probabile figura antropomorfa di miti e leggende antiche), valgono da soli la visione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *