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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Shodō girls!! Watashitachi no kōshien

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Shodō girls!! Watashitachi no kōshien (書道ガールズ!! わたしたちの甲子園). Regia: Inomata Ryūichi; sceneggiatura: Nagata Yuuko; intepreti: Narumi Riko, Sakuraba Nanami, Yamashita Ryo, Takahata Mitsuki, Kojima Fujiko, Kaneko Nobuaki; durata: 120; prima: 15 maggio 2010
PIA: Commenti 4/5   All’uscita delle sale 76/100
Punteggio ★★   
Narumi Riko si sta imponendo in misura crescente film dopo film grazie alla sua presenza giunonica unita a doti recitative non indifferenti. Data l’età, 18 anni compiuti lo scorso mese di agosto, è naturale che interpreti ruoli di liceale, sempre impegnata nei club scolastici, cioè nelle attività culturali complementari che costituiscono una componente fondamentale nella formazione degli adolescenti giapponesi. Dentro o fuori la scuola Narumi impersona spesso adolescenti dotate sul piano artistico o sportivo e al contempo con un qualche travaglio che mette drammaticamente in forse il raggiungimento del successo. Così, dopo un drama in cui teneva in piedi da sola il circolo teatrale, un importante e serio film di formazione di Ichikawa Jun (Ashita no watashi no tsukurikata, How to became myself), è stata un talento naturale nel pianoforte (Shindō), una campionessa di kendō (Bushidō sixteen) e ora una praticante di shodō, cioè di calligrafia giapponese.
Lo spunto della storia è dato dal fatto che Narumi e le altre ragazze del suo circolo scelgono un approccio non consueto alla disciplina, cioè la shodō performance, che consiste nell’effettuare la prestazione di scrittura a squadre su fogli di carta grandi come una stanza con pennelli che sembrano scope e con una colonna sonora che trasforma l’intera attività in una prestazione ginnica. Performance di shodō collettive esistono, soprattutto nei festeggiamenti del nuovo anno, ma la calligrafia tradizionale, intesa come disciplina marziale da farsi da soli rigorosamente in silenzio, è un’altra cosa rispetto alla danza con il pennello che inscenano le ragazze. Naturale che esse incontrino una certa diffidenza, in particolare da parte del padre di Narumi, maestro di shodō, salvo poi trovare comprensione e appoggio da parte dell’intera piccola comunità in cui vivono. La tradizione si rinnova e in tal modo si perpetua. Un tema importante e ricorrente nella cultura giapponese.
In questo cammino non sono purtroppo aiutate dal regista, al suo esordio nel cinema dopo una serie di regie televisive. Pur utilizzando pedestremente tutti i luoghi classici dei film di questo genere (l’amica che deve trasferirsi per seguire la famiglia in difficoltà economica, l’insegnante che viene da fuori dopo una delusione profesionale e ritrova l’entusiasmo grazie alle studentesse, l’amica con la madre malata che deve smettere di studiare per assisterla ecc. ecc.), Inomata mantiene il taglio e la piattezza delle serie tv e non riesce a trasfondere la minima passione in ciò che ci racconta. Le due stelle del punteggio sono così la media tra la prestazione di Narumi e delle sue compagne (4 stelle) e l’apporto del regista (zero). [FP]
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