classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Shinsei Kamattechan (Ringing in Their Ears)

250px-ringing_in_their_ears-p1-2922464
Gekijouban Shinsei Kamattechan rokkunroru wa nariyamanai  (劇場版 神聖かまってちゃん ロックンロールは鳴り止まない, Ringing in Their Ears). Regia, soggetto e sceneggiatura: Irie Yū; interpreti: Morishita Kurumi, Nikaido Fumi, Kiyotaka Uji, Miura Yui, Sakamoto Tatsuya, Tsurugi Mikito, Nomaguchi Toru, Horibe Keisuke; durata: 99′; uscita: 2 aprile 2011.
Link: Sito ufficialeTrailer (Nipponcinema.com) – Daniel Robson (Japan Times)
PIA: All’uscita: 3,5/5   Commenti: 74/100
Punteggio ★★1/2   
Di film giapponesi che hanno come tema portante la musica o i gruppi musicali, siano essi reali o fittizi, ce n’è un numero quasi infinito. Dalla fine degli anni Sessanta, con la gloriosa serie Noraneko rokku (Stray Cat Rock) grazie alla quale i due registi Hasebe e Fujita lanciarono la figura cinematografica della donna ribelle e, cosa non da poco, la carriera di Kaji Meiko, fino ai giorni nostri con Linda Linda Linda e Fish Story, o con i recentissimi  Soranin, Bandage e Beck, è una sequenza ininterrotta.
In questo variegato panorama, che non può essere definito un genere, c’è un po’ di tutto: il film fatto solo per cavalcare una moda, quello di grande produzione che usa la musica come stratagemma narrativo e quelli nati con quattro soldi dalla fantasia di giovanissimi registi. Fra questi ultimi va annoverato sicuramente Yū Irie che, dopo essere passato nell’industria dell’AV e del V-Cinema, con SR サイタマノラッパー (8000 Miles), un commedia giovanile girata negli ambienti dell’hip-pop giapponese, si è guadagnato oltre ad un seguito da culto anche un premio allo Yubari international Fantastic Film Festival.
Dopo il seguito di 8000 Miles (SRサイタマノラッパー2 女子ラッパー☆傷だらけのライム, 8000 Miles 2 – Girls Rapper) nei primi mesi di quest’anno è uscita questa sua ultima fatica, un lavoro che mescola e fa interagire una reale band underground (che si chiama appunto “Shinsei Kamattechan”), che qui interpreta sé stessa, in una narrazione dove dubbi adolescenziali, ossessione per la musica e la tecnologia di un bambino e la vita di pole dancer della madre, vorticano lungo tutto il film per poi incontrarsi e deflagrare nel gorgo degli ultimi minuti finali, quelli del concerto della band.
La storia è quindi strutturata ad imbuto, cioè con un inizio dove quattro storie si sviluppano parallelamente per poi prendere progressiva velocità e forma  con il passare dei minuti e per convergere quasi necessariamente nel culmine finale rappresentato qui dal concerto dei Shinsei kamattechan, che risulta l’evento che detta la scadenza temporale dell’opera. Le quattro linee narrative principali sono quella di un bambino che vive con la madre separata Kaori (Morishita Kurumi) e spesso assente e che trova compagnia nel computer (che diventa poi un I-pad) e nel gruppo dei Shinsei Kamattechan di cui diventa fan tramite PC; quella della donna stessa che per  tirare avanti di giorno fa le pulizie mentre di notte lavora come pole dancer in un club; quella di una ragazza adolescente (Nikaido Fumi) innamorata del ragazzo sbagliato ed abilissima giocatrice di shōji (sorta di scacchi giapponese); e, infine, quella della band stessa, qui presente anche con il giovane manager, con i suoi veri problemi incontrati  per firmare un contratto con una major. La band è infatti invitata a cambiare lo stile e l’immagine in un patto col diavolo per diventare più commerciale e di conseguenza (s)vendersi. Da notare che il leader del gruppo non si vedrà per quasi tutta la durata del film, fatta eccezione per delle brevissime scene, quasi quadri astratti in cui compare paranoicamente ranicchiato a scandire i giorni che mancano al concerto. Naturalmente lo si vedrà nei minuti finali del film durante la performance (vera) che chiuderà il film e le sue piste narrative.
Il film è fresco, anche per merito della sua brevità invero; le storie in sé non sono particolarmente originali, non inventano niente di nuovo e forse nemmeno volevano farlo. Ma l’occhio del giovane e talentuoso regista si nota, la bravura nel dirigere un gruppo di attori quasi improvvisati e la realizzazione del film in pochissimo tempo e con una spesa minima, gli rendono merito. Inoltre, il finale e le conclusioni delle varie storie sono tutt’altro che banali e di routine ed i temi che sono affrontati sono tutti degni di attenzione, e potrebbero magari trovare approfondimento in un altro lavoro. Da sottolineare almeno i legami tra la scena rock indie e le generazioni di teenagers, ma anche di bambini, soprattutto grazie ai nuovi media (YouTube, iPhone e iPad sono elementi molto presenti così come Nico Nico Dōga, un portale che ha anche trasmesso il film in contemporanea con i teatri).
A dare spessore al film ci pensa poi una strepitosa performance di Morishita Kurumi, famosissima attrice porno qui al suo debutto in un lavoro mainstream, che nella sua interpretazione di una donna sopra i trent’anni, madre che deve cresce un figlio da sola e pole dancer che deve fare i conti con l’età che avanza e con la gioventù che l’abbandona, ci ha ricordato, fatti tutti i doverosissimi paragoni, la strepitosa Marisa Tomei di The Wrestler. [Matteo Boscarol]
CONDIVIDI ARTICOLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *