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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Kikyū kurabu, sono go (Balloon Club)

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Kikyū kurabu, sono go (気球クラブ、その後, Balloon Club). Regia, soggetto e sceneggiatura: Sono Sion; fotografia: Tanikawa Sōhei; montaggio: Itō Jun’ichi; suono: Shinpei Harakawa; interpreti: Futami Motoki (Jirō), Nagasaku Hiromi (Mitsuko), Kawamura Yukie (Midori), Hasegawa Tomoharu (Murakami), Ishida Issei; produzione: Tomita Toshiie per Plusmic CFP; durata: 93′; uscita nelle sale giapponesi: 23 dicembre 2006.
Sito ufficiale: http://kikyuclub.com/
PIA: Commenti: 2,5/5   All’uscita delle sale: 55/100
Punteggio ★★1/2 

Questo film verrà presentato nella rassegna “Rapporto confidenziale” al 29° Torino Film Festival (29 novembre-3 dicembre). In tale occasione “Sonatine” pubblicherà in collaborazione con il Festival il volume “Il Signore del caos. Il cinema di Sono Sion”, contenente un’intervista inedita a Sono, un’ampia introduzione alla sua opera, alcuni saggi critici e le schede di tutti i film proiettati nella rassegna.
Il giorno in cui Murakami (Hasegawa Tomoharu), lo stralunato fondatore di un club di appassionati delle mongolfiere, muore per un banale incidente in motocicletta, Jirō (Futami Motoki) e gli altri ex membri del gruppo, scioltosi cinque anni addietro, si ritrovano per celebrare il defunto e chiudere definitivamente l’esperienza comune. L’unica assente al raduno conviviale è Mitsuko (Nagasaku Hiromi), la taciturna e misteriosa ragazza di Murakami, da cui lo stesso Jirō era attratto all’epoca in cui frequentava il club. Nel corso della giornata, emergono, tra i giovani, ricordi, considerazioni sulla natura del legame che li unisce, nonché riflessioni sulla personalità sognatrice di Murakami e sul suo rapporto con Mitsuko.
Uno dei film meno noti all’estero tra quelli girati da Sono dopo la svolta di Suicide Circle, va a collocarsi, insieme a Into a Dream, Hazard e, soprattutto, a Be Sure to Share, in quella porzione di filmografia esigua ma non irrilevante che si discosta, almeno in parte, rispetto ai canoni più evidenti e di maggior presa del cinema del regista. Sebbene la presenza di un tema come quello dell’amicizia, minoritario nel cinema di Sono, così come la partecipazione dell’attore Futami Motoki nel ruolo di Jirō, rimandi immediatamente al precedente Hazard, l’aderenza ai canoni di un genere popolare (in questo caso il seishun eiga, ovvero il film sui giovani ) e le atmosfere scevre di quegli elementi di eccesso e trasgressione che siamo abituati a ritrovare nelle opere del cineasta, ne fanno un progetto chiaramente più prossimo a Be Sure to Share. Anche a livello stilistico, Sono si sforza di mantenere un registro realistico, ed esprime la propria propensione all’eccentrico senza mai deviare esageratamente dai clichè del genere, adottando una fotografia digitale poco appariscente, una colonna sonora quasi banale, da drama televisivo, una regia e un montaggio da cinéma vérité per descrivere situazioni in fondo di plausibile quotidianità, pur nella loro singolarità. E tuttavia, come avverrà anche in Be Sure to Share, il cineasta non annulla del tutto il proprio estro, e asseconda piuttosto i dettami del genere per veicolarvi l’ennesima storia di alienazione e disgregazione.
Strutturato su più livelli temporali attraverso l’uso di flashback ed ellissi, con la consueta attenzione alla scansione del tempo tramite l’uso di apposite didascalie, Balloon Club si svolge come un percorso introspettivo scatenato dalla morte di una persona che ha assunto un ruolo importante nelle vite dei protagonisti. Murakami rappresenta, per Jirō e per gli altri membri del club, una sorta di guida spirituale verso la quale essi tendono, faticando però a esaudirne le aspettative. Personaggio eccentrico e indecifrabile in perfetto stile Sono, sorta di sgangherato ma ammaliante prestigiatore, egli è soprattutto il simbolo di un’età, la giovinezza, in cui è permesso di sognare e coltivare delle aspirazioni, prima che esse vengano “sgonfiate” dall’approdo all’età adulta. Il personaggio di Murakami non è tuttavia privo di zone d’ombra, in quanto chi non riesce o non vuole essere incluso nel suo sogno finisce inevitabilmente per essere lasciato indietro ed escluso dalla sua vita. Sarà probabilmente questo a portare alla fine del club, ma è soprattutto Mitsuko, la ragazza di Murakami, a fare maggiormente le spese della dedizione del compagno al proprio sogno. Un anno dopo lo scioglimento del club, il protagonista Jirō cerca di ricostruire la storia della relazione tra i due incollando i frammenti di episodi narratigli dalla sua ragazza Midori e da altri membri del club. Quasi come se girasse un film nel film, in questa fase Sono accantona quasi del tutto gli altri personaggi e la vicenda del club per tornare agli albori della sua fondazione, focalizzandosi sulla figura inspiegabilmente cupa e malinconica di Mitsuko e facendo luce sul suo legame con Murakami. Vengono quindi portate a galla le difficoltà di comunicazione nella coppia e l’evidente incapacità dell’uomo di scendere a compromessi con il proprio sogno, che si frappone tra i due. [Giacomo Calorio]
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