Soup opera (スープ・オペラ)
Soup opera (スープ・オペラ, Soup Opera). Regia: Takimoto Tomoyuki. Soggetto: dal romanzo di Agawa Sawako. Sceneggiatura: Aoki Kenji. Fotografia: Shibanushi Takahide. Musica: Inamoto Hibiki. Interpreti: Sakai Maki, Kaga Mariko, Fuji Tatsuya, Nishijima Takahiro, Suzuki Sawa, Hiraizumi Sei, Yo Kimiko. Produttori: Hisamatsu Takero, Inoue Kazuko, Usui Masaki per BIT, Eisei Gekijō e Prénom H. Durata: 119′. Uscita nelle sale giapponesi: 2 ottobre 2010.
Link: Sito ufficiale – Trailer (Youtube)
PIA: Commenti: 3,5/5 All’uscita delle sale: 72/100
Punteggio ★★1/2
Louie (Sakai Maki) conduce una vita timida e ritirata, fatta del lavoro come bibliotecaria, del piacere di cucinare qualche piatto e della convivenza amena con Toba-chan, una eccentrica zia sessantenne (Kaga Mariko) che l’ha cresciuta fin dalla nascita, quando la madre/sorella è morta di parto. Un giorno, la zia comunica a Louie che ha deciso di sposarsi e le presenta il futuro marito, più giovane di lei di più di vent’anni. Louie resta completamente spiazzata da questa svolta imprevista e si accinge ad affrontare per la prima volta la vita da sola. Compare Tony, un tipo un po’ strano anche lui sulla sessantina (Fuji Tatsuya), che chiede di poter dipingere in giardino. Inizia fra i due una strana interazione che cresce fino all’accettazione di Tony come ospite della casa. Un giorno Louie partecipa a una cena con una vecchia amica (Suzuki Sawa), uno scrittore capriccioso (Hiraizumi Sei) e Kosuke, un collaboratore della casa editrice (Nishijima Takahiro). Kosuke accompagna a casa Louie e scambia Tony per suo padre, che lo invita a fermarsi per la notte. Quando Kosuke viene licenziato, va a vivere con Louie e Tony ….
Atmosfere lievi, toni volutamente un po’ sopra le righe, taglio fra il poetico e il surreale. Nonostante la miscela possa sembrare artificiosa, la storia scorre abbastanza piacevolmente e tenta di disegnare, scena dopo scena, configurazioni affettive, anche se poco sentimentali, eterodosse rispetto agli standard consueti fatti di individuo-coppia-famiglia. Allo stesso tempo, il regista è bravo a disegnare piccoli ritratti affettuosi di figure che possono apparire marginali rispetto agli standard di successo sociale e personale correnti. In questo “elogio del dimesso”, Sakai Maki si conferma una grande attrice anche per la sua versatilità. Un film non completamente riuscito ma gradevole nella sua sentita leggerezza. [Franco Picollo]