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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Nuclear Nation

Nuclear Nation (id.). Regia: Funahashi Atsushi. Fotografia: Funahashi Atsushi, Yamazaki Yutaka. Musica: Suzuki Haruyuki, Sakamoto Ryūichi. Produttore: Hashimoto Yoshiko per Documentary Japan e  Big River Films. Durata: 145′. Anno: 2012

62° Berlin Film Festival (9-19 febbraio 2012)
Punteggio ★★★1/2

La prima immagine di Nuclear Nation è il movimento di un’onda su una spiaggia. Poco dopo riempiono lo schermo i ciliegi in fiore.
Il documentario di Funahashi Atsushi (suo ultimo film Deep in the valley, del 2009), introduce così un’opera scandita dall’incedere delle stagioni, scelta che conferisce un forte senso di circolarità.
Il regista riesce ad intervistare molte persone della comunità di Futaba, città nella prefettura di Fukushima, evacuata a seguito del disastro dell’11 marzo 2011. 1400 abitanti della cittadina spazzata via dal mare e raggiunta dal fallout nucleare dei giorni seguenti, sono ospitati nel complesso di una scuola in un sobborgo di Tokyo. Ed è proprio lì che il cineasta li incontra, in particolare il sindaco della cittadina, l’uomo che tenta in tutti i modi di mantenere vivo il senso di comunità, che lotta per far valere i diritti dei suoi concittadini, tra mille ostacoli, notizie frammentarie, scuse di comodo e aiuti che non arrivano.
È una figura tragica e coraggiosa, quella del sindaco di Futaba. Si svela davanti alla macchina da presa, riconoscendo di aver ceduto alle lusinghe economiche delle grandi compagnie, senza considerare in modo appropriato i rischi connessi al nucleare. Funahashi lo segue alle riunioni anche con esponenti politici e documenta visivamente il senso di impotenza di fronte all’indifferenza di questi ultimi. Durante le riprese, ed è degno di nota, l’uomo mette a nudo le proprie emozioni e rivela di sentirsi frustrato, umiliato per le tante promesse non mantenute. Il regista lo riprende insieme alla sua gente, mentre li accompagna nelle due ore che ad un certo punto si decide abbiano a disposizione per poter far ritorno alle loro abitazioni nella zona contaminata. Intanto scorrono i volti, a testimoniare le tante tragedie personali, passano i giorni e continua la vita nei locali della scuola: la ginnastica, la compilazione dei moduli per il sussidio di disoccupazione, la visita dell’Imperatrice, un uomo prepara il sushi per il nipote, ad intervalli le televisioni disponibili propongono le notizie filtrate dal Governo, che, per la loro inattendibilità e per le continue scuse dal vago sapore ipocrita, suscitano commenti infastiditi dei diretti interessati dal disastro. 
Il regista si avvicina con molto rispetto alle persone nella scuola, loro stesse raccontano storie personali, esprimono le loro perplessità. Non senza un filo di angoscia assistiamo ai momenti che vorrebbero essere di svago, all’interno della scuola: una dimostrazione di wrestling, gruppi musicali, la festa di Tanabata, quando vengono appesi ai rami di alberelli strisce di carta colorata con sopra scritti desideri (il più ricorrente quello allo stesso tempo anche più irrealizzabile: di poter far ritorno presto a Futaba) perché il vento le scuota e, come recita la leggenda, divengano realtà.
Funahashi riesce a mio avviso a dar vita ad un’opera molto intensa, che fa riflettere e che bene documenta la perdita emozionale di persone travolte da un disastro di dimensioni inimmaginabili, che ha stravolto le loro esistenze. Lo fa insistendo sui volti e sui gesti della quotidianità, strappati dalla loro sede e “ricollocati” in una dimensione altra, imposta per emergenza, ma proprio per questo innaturale.
Il film si chiude sulle note di “For Futaba” di Sakamoto Ryūichi.
Al termine della proiezione è stato presentato un video messaggio del sindaco, impossibilitato a partecipare al Festival di Berlino a causa di incontri con esponenti del Governo proprio negli stessi giorni. Nel video, ancora, manifestava le proprie perplessità sulla scelta dell’energia nucleare, soprattutto con riguardo alla sicurezza e alla gestione delle scorie. Al momento pare che l’uomo stia cercando di organizzare l’insediamento della comunità in una sede temporanea. [Claudia Bertolè]
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