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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Dai giornali giapponesi: RIVER di Hiroki Ryūichi

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All’inizio, la telecamera riprende con un unico piano sequenza di circa 15 minuti la protagonista, Hikari (Renbutsu Misako), che esce dalla stazione e cammina per Akihabara.
L’attrice recita camminando per la città ma i passanti non sono attori. Ci sono persone non interessate alla telecamera e persone che la fissano con consapevole ostilità. Film drammatico o documentario? Da questa linea di demarcazione piena di tensione si può vedere il vero volto vivo della città.
Il tema del film è il caso di uccisioni e ferimenti indiscriminati verificatosi a Akihabara nel 2008. Hikari ha perso nell’incidente il fidanzato e si rinchiude in casa ma dopo un po’ inizia a girare per la città alla ricerca delle tracce del fidanzato.
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Maido
L’incidente vero e proprio non viene mai mostrato. Vediamo una fotografa, un musicista di strada, una ragazza che lavora in un “maido café” [locale conragazze in divisa da cameriera di foggia vittoriana, con pizzi e grembiule, che si comportano in modo affabile e servizievole verso i clienti]. Attraverso le persone che Hikari incontra viene dipinta la quotidianità di Akihabara ed emerge la non quotidianità dell’incidente. Hikari dopo essere stata privata del fidanzato da questa “non quotidianità”, ritrova il senso di vivere proprio attraverso le persone con cui entra in contatto e le tracce del fidanzato che raccoglie man mano.
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Il luogo dell’incidente

Quando Hiroki ha finito di scrivere il soggetto c’è stato il grande terremoto del Tohoku [11 marzo 2011] e l’ha perciò modificato. Nel finale del film, un giovane di Akihabara torna al paese natìo e vengono fuori le immagini delle zone colpite dal disastro. E’ una vera e propria aggiunta senza preavviso, ma proprio per questo la sincerità del regista tocca il cuore.

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Renbutsu Misako

Il fenomeno del grande terremoto non poteva essere ignorato in un racconto che gira intorno a quotidianità e non quotidianità. Tuttavia, la realtà è troppo crudamente presente per poterlo integrare nel racconto. L’inserimento improvviso delle scene finali è frutto della scelta volontaria di mostrarlo senza integrarlo.

In confronto alle immagini in stile documentario, la sceneggiatura risulta un po’ troppo didascalica ma, nella scena finale, Renbutsu Misako che resiste con il viso immobile per circa 4 minuti davanti alla telecamera fissa e alla fine scoppia a piangere è straordinaria.
(Kokaji Katsuo – Yomiuri Shinbun 9/3/2012)
[Traduzione libera di Franco Picollo]
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7 commenti su “Dai giornali giapponesi: RIVER di Hiroki Ryūichi

  1. E' vero, il finale sembrerebbe ricordare quello di Vive l'amour. Occorre però vedere il film. Colgo l'occasione per ricordare a chi ci legge che questa è la traduzione di una recensione e non una nostra recensione.

  2. non c'entra quasi niente, ma sai che anni fa avevo tradotto una conversazione di Oshima su Pasolini?
    matteoB

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