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Rengō kantai shirei chōkan Yamamoto Isoroku (聯合艦隊司令長官 山本五十六, Admiral Yamamoto)

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Rengō kantai shirei chōkan Yamamoto Isoroku (聯合艦隊司令長官 山本五十六, Admiral Yamamoto). Regia: Narushima Izuru. Sceneggiatura: Hasegawa Yasuo, Iida Kenzaburō. Fotografia: Shibanushi Takahide. Montaggio: Abe Hirohide. Musica: Iwashiro Tarō. Interpreti: Yakusho Kōji, Emoto Akira, Abe Hiroshi, Kagawa Teruyuki, Tamaki Hiroshi, Bandō Mitsugorō, Harada Mieko, Tanaka Rena, Ibu Masato, Nakahara Takeo.  Produttore: Kotaki Shōhei per Tōei. Durata: 140′. Uscita nelle sale giapponesi: 23 dicembre 2011.
Link: Sito ufficialeRonnie Scheib (Variety)
Punteggio ★★1/2   

Yamamoto Isoroku è l’ammiraglio che ha guidato la flotta giapponese nella seconda guerra mondiale, fino alla sua morte avvenuta nel 1943 per l’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava. In particolare è stato il protagonista delle due battaglie navali più famose della guerra del Pacifico: Pearl Harbour e Midway. Il cinema ha costruito una serie nutrita di film su di lui. Basti citare i kolossal occidentali Tora! Tora! Tora! di Richard Fleischer (1970) e Midway, di Jack Smight (1976), mentre da parte giapponese vi sono, fra gli altri,  Rengo kantai shirei chôkan: Yamamoto Isoroku (Admiral Yamamoto, 1968) di Maruyama Seiji e Gekido no showashi ‘Gunbatsu’ (1970) di Horikawa Hiromichi, entrambi con Mifune Toshirō nella parte di Yamamoto.
Il film di Narushima (regista, peraltro, del riuscito Yōkame no semi) qui recensito è incentrato, più che sulla guerra in se stessa e sulle scene relative, sulla figura di Yamamoto come uomo di buon senso nelle varie fasi della sua vita, dagli anni Trenta al tragico epilogo. A conferma di tale orientamento non-kolossal basti dire che per i primi cinquantacinque minuti non c’è alcuna scena d’azione ma soltanto discussioni interne al mondo militare o con giornalisti. E anche le scene di battaglia, quando arrivano, come Pearl Harbour o Midway, sono girate in computer graphics e in studio, con esiti che si possono definire eufemisticamente poco emozionanti.
L’immagine di Yamamoto che emerge dal film è quella di un uomo saggio, che conosceva i veri limiti della macchina bellica giapponese e del sistema produttivo interno (in più di un caso il vero ostacolo alla combattività degli aerei dell’aviazione navale viene indicato nella mancanza di carburante). Questa sua capacità di giudizio razionale e autonomo lo porta più di una volta a scontrarsi con superiori, colleghi e giornalisti infatuati delle teorie deliranti sul primato asiatico dell’impero giapponese. Significativi sono per esempio l’episodio in cui Yamamoto è contrario all’alleanza militare con Germania e Italia, e indirettamente alla guerra stessa, o quello in cui egli ordina la ritirata da Guadalcanal perché ha la chiara percezione di come l’esercito giapponese sia stremato dalla denutrizione, dalla disadratazione e dalle malattie. I fatti, sembra dirci il film, confermeranno la fondatezza delle sue previsioni e conseguenti posizioni, dai casi di vittoria come Pearl Harbour, a quelli di sconfitta come Midway e Guadalcanal.
In questa riuscita rappresentazione articolata del personaggio e del recupero della sua immagine umana e di condottiero dopo decenni di retorica favorevole o avversa, fondamentale è il ruolo di Yakusho Kōji, che tiene la scena praticamente da solo per quasi tutta la durata del film. Moltissimi gli altri attori famosi – incluso un Abe Hiroshi fuori posto che si inabissa stoicamente al comando della sua nave – ma nessuno che si faccia ricordare. Un cenno meritano però almeno Kagawa Teruyuki e Tamaki Hiroshi nella parte dei due giornalisti, il primo imbevuto della retorica di regime, il secondo timidamente alla ricerca della verità. [Franco Picollo]

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