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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Shōnen H (少年H, A Boy Called H)

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Shōnen H  (少年H, A Boy Called H). Regia: Furuhata Yasuo. Soggetto: dal romanzo di Senoo Kappa. Sceneggiatura: Kosawa Ryota. Fotografia: Aida Masahiro. Personaggi e interpreti: Mizutani Yukata (Senoo Morio), Ito Ran (Senoo Toshiko), Yoshioka Tatsuki (Senoo “H”), Hanada Yurine (Senoo Yoshiko), Saotome Taichi (Shimoyama Kokichi), Sasaki Kuranosuke (Istruttore Hisakado), Kunimura Jun (Yoshimura). Prodotto da: Matsumoto Motohiro, Endo Hideaki, Ito Tomoo. Durata: 122 minuti. Anno: 2013
Link: Sito ufficiale 
Punteggio ★★★1/2

Basato sul romanzo autobiografico, Shōnen H di Senoo Kappa, pubblicato in Giappone nel 1999, il film di Furuhata Yasuo dal titolo omonimo racconta le vicende di un famiglia nel contesto storico della Seconda Guerra Mondiale.
Morio, il padre, è un sarto, molto apprezzato per la cura che mette nella propria attività anche da numerosi clienti stranieri. La madre, Toshiko, si occupa della casa, del marito e dei due figli ancora piccoli. Per il maschio, in particolare, prepara maglioni colorati con delle scritte, che il bambino però non ama molto: sarà comunque costretto ad accettarne uno con una vistosa “H” sul davanti, iniziale del suo nome Hajime (e da qui il soprannome).
“H” è un bambino vivace e curioso, spesso accompagna il padre nella consegna degli abiti, e durante queste passeggiate l’uomo risponde con affetto al “fuoco di fila” delle domande del figlio. Morio è un uomo corretto e sensibile, sempre pronto a concedere ai figli il sostegno di cui hanno bisogno.
A poco a poco le cose però cambiano, la guerra prende il sopravvento, gli stranieri lasciano il Giappone: la famiglia Senoo è sempre più coinvolta nelle gravi vicende del proprio Paese. Morio si ritrova senza lavoro, si adatta anche a prestare servizio nel corpo dei vigili del fuoco (passando peraltro una notte a ricucire la divisa, per renderla più elegante…), i bombardamenti sulle zone abitate si fanno sempre più intensi. L’orrore della guerra, se da una parte non sembra scalfire l’entusiasmo infantile, annichilisce gli adulti ed in particolare Morio. Ma anche la tragedia ad un certo punto avrà fine lasciando speranza per una nuova rinascita.
Shōnen H è un affresco famigliare e allo stesso tempo un film sulla guerra che ne denuncia tutta la miseria, ma è soprattutto, a mio avviso, un’opera sulle persone. Morio, proprio durante uno dei momenti insieme al figlio, all’inizio del film, pressato dalle domande del bambino sui diversi stranieri che frequenta, gli spiega che “non contano i Paesi o le lingue: quello che importa sono le persone”. Il regista si sofferma a tratteggiare, attorno ai personaggi principali, tutta una serie di figure umane – i clienti, i vicini, i militari – immerse nella propria quotidianità.
Il rapporto tra padre e figlio è magistralmente sostenuto dai due attori: il primo è perfetto nel ruolo di un uomo intelligente e sensibile, sconvolto dalla situazione che è costretto a vivere; il secondo rappresenta al meglio quell’entusiasmo dell’infanzia, ma anche i tanti dubbi della crescita. “H” si fa tante domande, le rivolge al padre e, quando questi non gli darà più le risposte come normalmente faceva, lui si sentirà in qualche modo tradito. Morio, per contro, è combattuto tra i propri principi, tra il consiglio sempre dato al figlio di “pensare con la propria testa” e l’amore del genitore che vorrebbe poter difendere i propri piccoli dai pericoli che vede incombere su di loro. Si arriverà allo scontro, alla ribellione, tra quel padre “traditore” annientato dalla guerra, ed il bambino che non accetta schemi precostituiti, e superare il momento sarà per entrambi rinascere e crescere.
Con uno stile piano e lineare, Furuhata completa il suo affresco: il finale è proprio quello di un grande dipinto, al quale lavora il piccolo “H” che ha doti da pittore. Ed è una meravigliosa fenice, immagine oltremodo evocativa. [Claudia Bertolè]

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