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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Calling (コーリング, Calling)


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Calling (コーリング, Calling). Regia: Nakawaga Ryūtarō, Emoto Yōichi. Soggetto e sceneggiatura: Nakawaga Ryūtarō. Fotografia: Nakawaga Ryūtarō, Emoto Yōichi. Montaggio: Emoto Yōichi. Scenografia: Nakawaga Ryūtarō. Suono: Emoto Yōichi. Musica: Tsuzuki Daichi. Luci: Emoto Yōichi. Interpreti: Fujimura Takashi, Haitō Kaoru, Sakai Asako, Alan Kōji. Produttori: Kinouchi Hikaru, Nakawaga Ryūtarō. Durata: 50’. Uscita in Giappone : 3 novembre 2012.
Link: Trailer 
Punteggio ★★

Un giovane prepara la cena, nella stanza accanto una ragazza taglia dei fiori. Mangiano in silenzio. Lei versa sul tatami ogni liquido che le capita a tiro, lui pulisce. Quando lei inizia versare il tè in testa al ragazzo, lui la schiaffeggia. Durante il giorno lui lavora in una impresa di pulizie dei gabinetti di un palazzo, lei sta a casa a cullare una bambola di pezza oppure porta la bambola a passeggio. Scena dopo scena si comprende che a causa di un qualche trauma non specificato la ragazza è affetta da schizofrenia e lui si prende cura di lei. Rifiuta la proposta di aiuto della famiglia di lei e si dibatte tra disperazione e speranza di tornare a vedere sorridere la sua ragazza. Un giorno la porta in un bosco, incerto se uccidere entrambi, poi prevale la speranza e la vita ricomincia con il calvario di ogni giorno.
Girato quasi senza dialoghi – le uniche battute sono quelle della tv in sottofondo che annuncia la tragedia di Fukushima o di un amico che il ragazzo incontra per strada – il film si affida a immagini statiche e suoni d’ambiente per costruire e trasmettere emozioni. Molta camera bassa, molti primi e primissimi piani, i registi manifestano una volontà di essere “autori” che anche se spesso scolastica, in qualche caso riesce a costruire atmosfera.
La morte sembra segnare il passo di questo mediometraggio. L’assenza dalla vita della ragazza schizofrenica, il suicidio di uno sconosciuto, i fiori appassiti, l’incertezza del protagonista se uccidere la ragazza e se stesso. Un senso dell’esistenza cupo che non sempre però riesce ad arrivare allo spettatore. La sensazione complessiva è quella di una esercitazione di qualità.
Il film, opera prima di Nakawaga Ryūtarō e Emoto Yōichi che hanno praticamente fatto tutto da soli, più che come opera di valore assoluto si segnala come segno di vitalità delle produzioni indipendenti oggi tristemente in declino. Ha partecipato al New York City Independent Film Festival 2013 e al Boston International Film Festival 2014, dove ha vinto l’ “Indie Soul Best Cinematography Award”. Nakawaga Ryūtarō, oltre che regista è anche poeta e ha fondato una propria casa di produzione indipendente, la Tokyo New Cinema. [Franco Picollo]

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