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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Crows Zero 2


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Crows Zero 2 ( クロ-ズ ZERO 2 – Crows Zero 2). Regia: Miike Takashi; Sceneggiatura: Mutô Shôgo, tratta dall’omonimo manga di Takahashi Hiroshi; Montaggio: Kakesu Shûichi, Nagasaka Tomoki; Fotografia: Kita Nobuyasu; Musica: Otsubo Naoki; Sonoro: Obara Yoshiya, Shibasaki Kenji; Direttore Artistico: Sakamoto Akira; Interpreti: Oguri Shun, Yamada Takayuki, Yabe Kyosuke, Takaoka Sousuke, Kuroki Meisa, Kiritani Kenta, Endo Kenichi, Takahashi Tsutomu, Suzunosuke, Kaneko Nobuaki, Miura Haruma, Fukami Motoki, Kishitani Goro; Prodotto da: Mataichirô Yamamoto; Produzione: Akita Publishing, Happinet Pictures, Stardust Pictures (SDP), Toho Company, Tristone Entertainment. Durata: 133′. Uscita nelle sale giapponesi: 11 Aprile 2009

Link: Mark Schilling (Japan Times) – Twitch Film
Punteggio: **1/2

Dopo essere riusciti ad unificare la scuola Suzuran, Genji e la G.P.S. (la sua gang di amici ed alleati), si ritrovano a fronteggiare una nuova minaccia, stavolta esterna: la scuola Housen. Una storia di antichi dissapori accomuna i due licei ed un patto sancito anni addietro ha mantenuto finora pacifici, anche se con difficoltà, i rapporti. Sarà una leggerezza ad incrinare definitivamente quest’ armistizio e la guerra sarà la naturale conseguenza per una definitiva risoluzione dei vecchi dissapori, mai davvero risolti. Genji potrà così tentare di confermarsi leader anche al di fuori dello Suzuran.
Sequel d’obbligo del primo fortunato capitolo dedicato alle trasposizioni su pellicola dei manga di Takahashi Hiroshi, Crows Zero 2 riprende esattamente dove il primo capitolo si era interrotto e, a due anni di distanza, ripropone praticamente tutti gli stessi personaggi che avevano fatto la fortuna del primo episodio. La scelta di mantenere un prologo praticamente identico al Crows Zero del 2007, con la stessa canzone proposta dalla stessa band (con riprese effettuate, peraltro, nel medesimo club), sottolineano ancor più una precisa volontà seriale del progetto.
Pensare che un tempo Miike dichiarava, poco prima dell’uscita di Dead or Alive 2 – Tobosha, che non amava i sequel e che, quel secondo capitolo, lo aveva avvallato perché aveva avuto la libertà di cambiare totalmente trama e personaggi (mantenendo gli attori protagonisti) ed aveva quindi interrotto la continuità narrativa e seriale che tanto lo infastidiva.
In questo Crows Zero 2 anche le dinamiche sono identiche al primo film e quindi il fattore sorpresa (che poteva sicuramente colpire in modo positivo nel film del 2007) resta relegato ai margini.
Niente grandi sorprese dunque: non si osa quel poco che sarebbe bastato a regalare una maggior profondità ed identità al risultato finale. Tantomeno si è scelto di dedicare qualche minuto a ricapitolare le sottotrame aperte due anni prima, sottolineando uno spirito forse anticonformista da un lato ma, dall’altro, da catena produttiva fredda e senz’anima…
Al risultato visivo, in primis, è stata data precedenza, puntando su un target di pubblico di fan accaniti del manga e del primo film, che non hanno infatti tradito al botteghino.
Proprio il mancato approfondimento delle sottotrame (diciamo pure la quasi totale assenza di esse anche indipendentemente da quelle presenti nella prima release) ed una durata francamente eccessiva, negano al risultato finale un taglio più autoriale ed accorato. L’incisività è senza dubbio affidata proprio alla regia di Miike e ci aiuta a comprendere che i ragazzi combattono a quel modo per sentirsi parte di una realtà che diversamente non potrebbe contenerli.
Sicuramente gli allestimenti, le location sono costruiti anche stavolta in maniera impeccabile, così come i costumi le acconciature e le scene di massa dove moltitudini di giovinastri si dislocano sulla scena ritagliandosi diversi spazi: talvolta di violenza verso un singolo rivale, o di follia e furore puro (anche se i livelli di emoglobina sono stati quasi del tutto resettati) oppure di semplici gag ridicole.
Più fumetto/videogame che opera cinematografica questo film rappresenta in pieno il Miike Takashi del suo secondo periodo: quello che, riducendo la mole di lavoro ad un paio di film l’anno, divide la sua produzione in altrettanti disegni cinematografici regalandoci, spesso, un dittico in cui può imperare il suo lato più vero ed ardente, ma anche quello più consono a gusti meno ricercati. [Fabio Rainelli]

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