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Misono yunibāsu (味園ユニバース, La La La At Rock Bottom)


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Misono yunibāsu (La La La At Rock Bottom). Regia: Yamashita Nobuhiro. Sceneggiatura: Kanno Tomoe. Fotografia: Takagi Futa. Suono: Inoue Natsuko. Musica: Ikenaga Shōji. Personaggi e interpreti: Shibutani Subaru (Pochi man), Nikaidō Fumi (Kasumi), Suzuki Sarina (Makiko), Kawahara Katsumi (Takuya). Prodotto da: Julie K. Fujishima, Harafuji Kazuteru, Tom Yoda. Durata: 103 minuti. World premiere: 22 gennaio 2015 – International Film Festival Rotterdam. Uscita in Giappone: 14 febbraio 2015.
Link: Sito ufficialeMark Schilling (Japan Times) – Giampiero Raganelli (quinlan.it)
Punteggio ★★★


Presentato all’ultimo International Film Festival di Rotterdam alla presenza dello stesso regista e del protagonista principale Shibutani Subaru, La La La at Rock Bottomè un film che affronta un tema importante e sempre coinvolgente: la perdita della memoria, che porta con sé l’inquietudine dell’incertezza sulla propria identità. 
Shibutani interpreta il ruolo di un piccolo delinquente che un giorno, appena uscito di prigione, a causa di un pestaggio, perde la memoria e si ritrova a vagare per le strade di Osaka. Si imbatte per caso in un concerto di una band e allora, senza apparente motivo, strappa il microfono al cantante e inizia lui stesso a cantare, prima di perdere i sensi. La manager del gruppo, Kasumi, affascinata dallo sconosciuto, lo ospita a casa sua, lo soprannomina Pochiman e gli permette di dare una mano nello studio che lei stessa gestisce. A poco a poco barlumi di ricordi cominceranno a riaffiorare nella mente del giovane, creando ulteriori problemi.
Il filo conduttore del film è senz’altro la musica, che diviene quasi uno strumento di redenzione di una vita senza sbocchi. Il titolo giapponese in questo risulta sicuramente più efficace ed evocativo di quello inglese perché fa riferimento al locale Universe che si trova nel complesso di Misono, a Osaka, nel quale le scene del concerto finale sono state girate.
La musica rimanda alle atmosfere di Linda Linda Linda, il film del 2005 che suscitò l’attenzione del pubblico per il giovane regista.Yamashita sceglie inoltre per la sua ultima opera un vero e proprio cantante: Shibutani Subaru è infatti il leader della band Kanjani Eight, molto popolare al momento fra i giovani giapponesi (la sera della prima all’IFFR, il 22 gennaio, il gruppo ha anche offerto al pubblico un breve concerto, dopo la proiezione del film, per la gioia dei tanti, soprattutto delle tante, fan presenti in sala).
La perdita della memoria, come si diceva, è strettamente connessa con l’identità del singolo, che vive il frastornamento di non sentire più di appartenere ad certo contesto o ad una certa comunità (Shibutani pare impegnarsi nel dare corpo a questo stato d’animo, anche se la sua gamma di espressività sembra a volte un po’ scarsa). Oltre a questo l’assenza di ricordi, anzi, il progressivo parziale recupero delle proprie memorie, mette il personaggio di fronte alla necessità di fare una scelta tra la propria vita passata e le incognite del futuro.
I personaggi di Yamashita sono spesso figure un po’ borderline, con difficoltà ad aderire alle regole del vivere comune, e alla consapevole o inconsapevole ricerca di riscatto: Pochiman sembra allora un po’ come la protagonista di Tamako in Moratorium, film di Yamashita del 2013, entrambi “bloccati”, incapaci di reagire nei tempi e nei modi che la società impone, e quindi ai margini della stessa. La scena in cui il ragazzo, durante una serata di karaoke con Kasumi e il gruppo, rimane muto e quasi paralizzato davanti al microfono, lascia percepire bene l’ansia e anche la malinconia dell’isolamento.
Lo stile che il regista sceglie è quello della commedia (molto azzeccate le scenografie dei coristi in tutina blu), ma dal sapore un po’ amaro. [Claudia Bertolè]
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