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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Dai giornali giapponesi: Tenkū no hachi (天空の蜂, The Big Bee)

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Un grosso elicottero sta per essere fatto cadere sopra una centrale nucleare. È l’immagine vivida di un’arma puntata dai terroristi contro tutto il Giappone.
Il soggetto originale di questo film è un romanzo dallo stesso titolo di Higashino Keigo pubblicato nel 1995 ma oggi, dopo aver vissuto la tragedia delle conseguenze dell’incidente del primo impianto nucleare di Fukushima, la minaccia è drammaticamente più reale. Quello che ne risulta è un ottimo film di intrattenimento che non trascura le implicazioni sociali.
Nell’agosto del ’95, un gigantesco elicottero Big B viene dirottato impadronendosi delle funzioni del controllo automatico. L’elicottero si sta dirigendo alla centrale nucleare Shinyō nella prefettura di Fukui. Il criminale che lo fa fermare proprio sopra il reattore nucleare autofertilizzante a neutroni veloci minaccia di farlo cadere se non vengono smantellate tutte le altre centrali nucleari. A bordo non ci sarebbe dovuto essere nessuno ma Takahiko, il figlio maggiore di Yuhara, il progettista dell’elicottero, è rimasto dentro. Yuhara parte per Shinyō.
Mancano otto ore all’esaurimento del carburante e alla caduta. La lotta contro il tempo fa crescere la tensione. I momenti clou sono molti. La scena in cui i militari soccorrono Takahiko attaccando il Big B a un elicottero delle Forze di Autodifesa è preceduta da una serie di inquadrature che fanno effettivamente percepire agli spettatori l’altezza a cui si trova l’elicottero, creando una sequenza che fa sudare le mani.
La sceneggiatura è eccellente. Le oltre seicento pagine dell’elaborato romanzo di Higashino non potevano essere condensate meglio di così. Nel romanzo è il figlio di un collega che rimane dentro l’elicottero, mentre nel film è il figlio di Yuhara stesso, enfatizzando così anche la dimensione dei legami famigliari.
Le ripercussioni e il caos generati da una eventuale fermata, anche solo momentanea, della centrale nucleare non vengono granché illustrati ma il racconto degli strenui sforzi di tutti coloro che cercano di fronteggiare la crisi è coinvolgente. Yuhara, Mishima, il responsabile della progettazione dell’impianto di Shinyō, il direttore della centrale, i pompieri, i poliziotti; ognuno è impegnato allo spasimo nell’ambito delle proprie competenze. Questo fervore dei vari personaggi, a volte anche in conflitto fra di loro, rende l’atmosfera incandescente. 
D’altro lato, la straordinaria performance di Ayano Gō come esecutore del piano è terrificante.  Nel rappresentare la sofferenza che tiene celata dentro di sé, riesce a dare profondità alla figura di un terrorista dal sangue freddo. Il regista Tsutsumi Yukihiko è abile nel trattare le vicende interconnesse dei vari personaggi e nel descrivere accuratamente situazioni complesse.
La questione di fondo è che se la centrale di Shinyō dovesse esplodere, vi sarebbero enormi danni a lungo raggio. Questo fatto non viene mostrato ma gli spettatori hanno vissuto l’incidente della centrale numero uno di Fukushima. I ricordi di quella vicenda sottostanno al racconto del film e fanno immergere profondamente in quella tragedia. Da questo punto di vista si può dire che abbia un senso fare un film di questo tipo adesso.  Il film mostra poco l’azione dei politici e l’impegno dei cittadini e ci sarà sicuramente chi dirà che a questo proposito non è convincente. Tuttavia, dopo aver goduto a piene mani dell’abbondante suspence, qualcosa di più profondo resta dentro. (Ōki Takashi – Yomiuri Shinbun Online – 11 settembre 2015)
[traduzione libera di Franco Picollo]
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