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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Gesu no ai (下衆の愛, Lowlife Love)

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Gesu no ai (下衆の愛, Lowlife Love). Regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio: Uchida Eiji. Fotografia: Noguchi Kenji. Suono: Kaida Tetsuya, Ai Tan. Interpreti: Shibukawa Kiyohiko, Uchida Chika, Okano Maya, Denden, Tsuda Kanji, Kinoshita Houka, Furutani Kanji, Oshinari Shugo, Hosoda Yoshihiko. Produttore: Adam Torel. Produttori associati: Fujii Kōji, Richard Hele, Andrew P. Kirkham, Kazumi Kirkham, Shōta Inoue, Taguchi Azusa. Durata: 110′. Anno: 2015. Uscita nelle sale giapponesi: 2 aprile 2016.
World Premiere: 24/10/2015 – Tokyo International Film Festival.
Link: Sito ufficialePagina Facebook
Punteggio: ★★★★ (4/5)

Tetsuo è un perdente. Si ostina a fare il regista indie sull’onda di un piccolo successo di un po’ di anni prima ma non trova il modo di emergere. Motiva le sue sconfitte dicendo che non vuole rovinare la sua integrità artistica ma di fatto non riesce a combinare nulla e si barcamena tra avventure sessuali e piccoli espedienti, incluso quello di farsi pagare le “lezioni di recitazione” dai presunti attori esordienti del suo prossimo film. Nonostante abbia superato i trent’anni da un pezzo, continua a vivere alle spalle della madre e la sorella e a godere di fugaci accoppiamenti con qualunque attrice gli capiti a tiro, o addirittura a masturbarsi davanti a un video. Suo sodale è il fedele amico e aiuto-regista Mamoru, segretamente innamorato di lui, che procaccia soldi per il prossimo film girando video porno che rivende a dei bulli malavitosi. Questo del “prossimo film” è una sorta di basso continuo se non il tema conduttore dell’intera vicenda. Tetsuo, infatti, vive alla giornata sempre in tensione per la realizzazione del “prossimo film che, più che un obiettivo concreto, assume il sapore di condizione di vita.
Un giorno, però, arrivano alla “scuola di recitazione” due nuovi studenti: Minami, una giovane ragazza introversa e Ken, aspirante sceneggiatore. Tetsuo vede in Minami la grande attrice che lei non sa ancora di essere. Sente anche che la sceneggiatura che Ken gli ha portato è il veicolo ideale per realizzare finalmente il grande film, con Minami protagonista, ovviamente, che aspetta da una vita e si butta a capofitto nell’impresa con l’aiuto mellifluo di Kida, un improbabile quanto simpatico produttore. Ma le doti di Minami, complice anche la vendetta di un’attrice scartata da Tetsuo, vengono notate da un regista affermato, Kano, che la prende con sé come amante e attrice protagonista dei suoi film …
Il regista Uchida Eiji, dopo una serie di film a dir poco non eccelsi, dal banale Black Angels (2011) all’irrisolto Greatful Dead (2014), si è messo sotto e, nella miglior tradizione indie, ha scritto soggetto e sceneggiatura, poi ha diretto e montato il tutto. Il risultato è ottimo: uno spaccato dei “bassifondi” del mondo del cinema attraverso il ritratto di un perdente che riassume in sé in maniera simpatica mille spunti di altri film, da Lebowsky ai personaggi dei primi lavori di Yamashita. Tetsuo, nel suo vagabondare negli anfratti della società dello spettacolo, ci mostra le sfaccettature meno glamour di questo mondo, dove denaro, sesso, sentimenti sono merci che si scambiano in funzione dell’obiettivo. E l’obiettivo è uno solo: per gli attori partecipare a un film importante, per i registi fare un film importante, per i produttori fare un film che renda. Memorabile è la scena in cui un’attrice si porta a casa un regista ma prima di concedersi a lui si fa leggere al telefono da un’amica la pagina di wikipedia del regista e quando scopre che è da un po’ che questi non conclude nulla, insomma che lei non può trarne beneficio, lo liquida in quattro e quattr’otto.
A ben guardare, lo scopo ultimo che muove i vari personaggi, al di là anche del denaro e del successo, è il fatto di poter continuare a essere presenti sulle scene e quindi di far parte di quel mondo. A un certo punto, un personaggio dice “Fare cinema è come innamorarsi di una puttana ma non puoi farne a meno”. La parte finale, quando Tetsuo abbandona gli ultimi brandelli di amor proprio e implora chiunque (il regista affermato così come Minami ormai famosa), rende come non mai il sapore intenso e morboso di appartenere a quel mondo. Ma, quasi a confermare che il mondo del cinema è un brutto ambiente, la manovalanza della yakuza è sempre in agguato (mi fermo qua per non rivelare troppo).
Notevoli le performance degli attori, a cominciare da Shibukawa Kiyohiko, un volto che sembra nato per la parte e che si è apprezzato anche recentemente in film come  Soshite dorobune wa yuku (And the Mud Ship Sails Away, 2013) e in Obon no otōto (Obon Brothers, 2015). Non da meno sono le due attrici comprimarie: Uchida Chika (Guilty of Romance, Penance, Disregarded People) e la giovanissima Okano Maya (It’s me, it’s me). Come sempre di alto livello la prestazione di Denden, nella parte del produttore rotto a ogni esperienza e con legami con la yakuza che in qualche modo sostiene le ambizioni di Tetsuo. [Franco Picollo]
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