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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

HIS (IMAIZUMI Rikiya, 2020)

SPECIALE NIPPON CONNECTION (Francoforte, 1-6 Giugno 2021)

Vincitore del Nippon Cinema Award al 21° Nippon Connection Festival

★★★½

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Due ragazzi, Nagisa e Shun, si incontrano e si innamorano durante gli anni universitari. Dopo 13 anni, i due vivono in posti diversi, Nagisa è andato in Australia dopo la rottura con Shun, si è sposato con una donna e ha avuto una bambina. La coppia tuttavia ha serie difficoltà a portare avanti il matrimonio per l’omosessualità di Nagisa, il quale sente di provare ancora dei sentimenti per  Shun, che nel frattempo si è ritirato e vive in un piccolo paesino di campagna. Nagisa decide quindi di partire con la sua bambina per andare a cercare Shun.

Un’inquadratura dei due giovani protagonisti a letto apre la nuova opera di Imaizumi, una scena gioiosa subito interrotta da un gelido «Should we break up?» di Nigisa. La messa in scena di momenti di felicità interrotti da imprevisti, oltre a fornire un tono malinconico all’intera pellicola, è un leitmotiv presente spesso all’interno del film, metafora della loro vita, una vita di repressione, di non accettazione di sé stessi, di paura. La prima metà della pellicola è incentrata sulla ricostruzione del rapporto tra Shun e Nagisa, ambientata tutta nel paesino rurale dove ha luogo la maggior parte del film. La dolcissima bimba di Nagisa, Sora, viene vista inizialmente come un corpo estraneo da Shun, corpo estraneo che passo dopo passo inizia a vivere in simbiosi col nuovo nucleo/organismo familiare che si costituisce. Proprio quando un equilibrio sta per essere costituito, irrompe nella storia Rena, l’ex moglie di Nagisa, che vuole ottenere la custodia di Sora. Nel rapporto tra Nagisa e Rena risiede una delle idee più originali del film, raramente rappresentata in pellicole analoghe che parlano di separazione e qui (oserei dire finalmente) sdoganata: Resa è una donna in carriera con ambizioni lavorative e all’epoca del matrimonio con Nagisa era lui a occuparsi della bambina. Uno scenario che mette in difficoltà avvocati e giudici del processo che determinano l’affidamento di Sora. 

È proprio nel cambio di scenario dalla cittadina rurale alla città che vengono fuori i pregiudizi, messi in scena a tratti in maniera troppo didascalica, nei confronti di nuovi modelli di famiglia e verso gli omosessuali. La città, solitamente simbolo di progresso, viene invece ribaltata del suo significato classico e la natura diventa il luogo preposto per creare un nuovo mondo libero dalle vecchie e restrittive convenzioni sociali. Rappresentazione di questi ideali è il meraviglioso personaggio del cacciatore Ogata, dipinto come uno spirito dei boschi che vive in quasi totale simbiosi con la foresta. Sono lui e gli altri personaggi la vera forza di questo film, destinati a rimanere nel nostro cuore anche dopo la visione, personaggi verso cui proviamo profonda empatia e di cui comprendiamo le motivazioni.

La regia è estremamente sobria, essenziale e invisibile. La messa in scena e le tematiche si ispirano fortemente al cinema di Kore-eda, di cui questo film risulta essere sicuramente debitore. La pellicola però, con la sua delicatezza, il suo ritmo, lento ma mai noioso, brilla di luce propria. 

Un film che, al netto di una durata leggermente troppo lunga e di alcuni eccessivi didascalismi, rappresenta un efficace inno al compromesso e che si chiude con un conciliatorio e bellissimo quadro finale che mostra con tutta la sua forza la «banalità del bene».

Luca Orusa


Titolo originale: his; regia: Imaizumi Rikiya; sceneggiatura: Asada Atsushi; fotografia: Inomoto Masami; montaggio: Yamashita Kenji; musiche: Watanabe Takashi; interpreti:  Miyazawa Hio (Shun), Fujiwara Kisetsu (Nagisa), Matsumoto Wakana (Rena), Mastumoto Honoka (Misato), Suzuki Keiichi (Ogata); produzione: Yasuhiko Hattori, Yuichi Shibahara, Nagoya Broadcasting Network, Phantom Film; durata: 127’; uscita giapponese: 24 gennaio 2020.

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