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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

USHIKU (Thomas ASH, 2021)

SPECIALE NIPPON CONNECTION (Francoforte, 1 – 6 Giugno 2021)

Vincitore del premio Nippon Docs al 21° Nippon Connection Festival

★★★★

48618acab6c8a5906b6830f6ee748b00-1406105Nel periodo 2010-2019 in Giappone è stato concesso lo stato di rifugiato allo 0,4% dei richiedenti. Il rigetto della domanda ha come conseguenza l’espulsione, ma le persone che sono arrivate in Giappone fuggendo da Paesi in guerra o da situazioni altrettanto drammatiche non vogliono rientrarvi. E quindi vengono sostanzialmente “detenute”, pur non avendo commesso alcun reato, in nove centri per immigrati sparsi sul territorio giapponese. Uno dei più grandi si trova a Ushiku, nella prefettura di Ibaraki.

Thomas Ash (già vincitore del premio Nippon Visions nel 2013 per il documentario A2-B-C, nel 2015 per – 1287, e del premio Nippon Docs per Sending Off nel 2019) riesce ad avere accesso al centro ed entra con una telecamera nascosta nella piccola stanza delle visite per una serie di incontri, a partire dalla fine del 2019. Ci introduce così in una realtà di sofferenza, di abbandono, di abusi, ma anche di lotta per i propri diritti. Soprattutto raccoglie con umanità le storie, le parole, le lacrime, i silenzi di chi non aveva fino a quel momento avuto modo di condividere in primo luogo l’estrema difficoltà della vita a Ushiku, ma anche la propria storia di vita, i propri sogni. Tende una mano, idealmente la stessa che fin dall’inizio appoggia sul vetro che lo divide dall’intervistato, in maniera sensibile e coraggiosa.

Così incontriamo C, che si commuove ricordando la propria famiglia distrutta, Claudio che riproduce la quotidianità e le sofferenze psicologiche proprie e dei compagni in bellissimi disegni (che infine saranno anche pubblicati), Deniz, sposato con una donna giapponese che può incontrare per trenta minuti ogni mese, ma sempre con il vetro tra loro, Naomi, detenuto transgender, e tanti altri.

Tutti denunciano le condizioni di vita, la difficoltà di accedere ai permessi anche solo di due settimane per uscire dal centro, a meno di non iniziare uno sciopero della fame, che li sfianca e mette in serio pericolo la loro salute.

Nel tempo il rapporto con il regista (al quale per un periodo verrà inibito l’accesso) si fa più stretto, mentre lo scenario giapponese e internazionale si confronta con la pandemia da Covid 19, e con gli imminenti Giochi Olimpici. Quello di Thomas Ash non è solo un intervento passivo, il regista non si limita a documentare: si fa parte attiva e riesce a un certo punto finalmente a coinvolgere un politico, Ishikawa, in un incontro con il suo team, al quale partecipa anche Deniz. Ishikawa a sua volta si fa carico di formulare specifiche domande sulla questione alla Dieta, rivolgendosi in particolare al Ministro della Giustizia.

Le risposte sono vaghe, ma poi qualcosa sembra cambiare: Claudio, poi Deniz, e anche altri, riescono a ottenere permessi fuori dal centro per periodi più lunghi dei quindici giorni standard, arrivando a proroghe di mesi. Il regista li coinvolge anche in incontri pubblici, il problema non è certo risolto (continua in ogni caso a essere proibito loro di lavorare, una volta fuori dal centro), ma l’intervento del politico sembra comunque aver avuto l’effetto di stimolare una seppur minima presa di coscienza da parte delle autorità.

Un film coinvolgente quello di Thomas Ash. Un coraggioso atto di denuncia.

Claudia Bertolé


Titolo originale: 牛久 (Ushiku); regia, fotografia, produzione: Thomas Ash; musica: JACK, Komitetsu; durata: 84’.

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