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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

DANCING MARY (SABU, 2019)

In programma al 18° Asian Film Festival (Roma, 17 – 23 giugno 2021)

★★★ 


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Kenji, un giovane funzionario comunale, riceve l’incarico di occuparsi della demolizione di un vecchio edificio pericolante situato in mezzo ai campi: si tratta di un teatro nella cui sala, ormai caduta in disuso, si esibivano giovani ballerine. L’unico ostacolo al portare a termine l’incarico è la presenza tra le mura fatiscenti di un fantasma ostinato, che non ha nessuna intenzione di andarsene e il quale, come ogni spettro che si rispetti, terrorizza in varie maniere chi tenta di avvicinarsi. La presenza inquietante è Mary, una delle ragazze che ballavano nel locale, morta proprio tra quelle mura, e intenzionata a restarvi in attesa che torni l’amato Johnny, con il quale aveva appuntamento tanti anni prima. Sarà entrando nel mondo dei non morti tramite l’aiuto di una medium che Kenji cercherà di trovare una possibile soluzione che gli permetta di fare il proprio lavoro, mentre nel mondo dei vivi per demolire il palazzo infestato entrerà in scena anche la yakuza.

Il regista Tanaka Hiroyuki, in arte Sabu, riprende il filo degli incastri di storie e di personaggi bizzarri del precedente Jam (2018) per intessere i suoi racconti di connessioni. Anche in Dancing Mary l’indagine scandisce l’evoluzione di relazioni di coppia – il giovane funzionario e la medium ragazzina, i fin troppo evocativi Johnny e Mary – e prevede sconfinamenti nell’universo dei non morti, nel quale il regista si era già addentrato con il precedente Miss Zombie del 2013.

Dancing Mary è un’opera nella quale i mondi si intersecano mentre generi si contaminano – dalla ghost story all’action, alla commedia – metaforicamente trovando un ipotetico punto di contatto proprio sull’improbabile limite, esemplificato dalle due donne malate di cancro, che il protagonista si ritroverà ad “attraversare” con la propria auto e che gli regaleranno il loro sguardo in quel momento così potente da penetrare universi distinti. 

La carrellata dei personaggi, vivi e non, è quanto mai varia: la ragazza che stringendo la mano di Kenji gli mostra il mondo dei non morti sulla Terra (con un effetto di bianco e nero che trasporta visivamente lo spettatore nello scenario parallelo), bullizzata proprio a causa dei poteri che la rendono “diversa”; l’anziano yakuza del periodo Edo, che se ne va in giro portandosi addosso tutte le lame che lo trafissero quando venne tradito e ucciso dal gruppo avversario, e che in uno dei passaggi più esilaranti del film si ritrova in un aereo, lui, essere proveniente da un’epoca antica nella quale ha combattuto e ucciso tanti nemici, terrorizzato all’idea di volare; infine, chiaramente, la dolce Mary, ipoudente e asmatica, e il superficiale, ma affascinante Johnny. Senza tralasciare il gruppo dei funzionari, macchiette fantozziane, sul cui immobilismo miope il regista si sofferma con sguardo critico: pur di non assumersi responsabilità in merito alla demolizione, decidono di far intervenire esponenti di una altrettanto macchiettistica yakuza perché agisca al posto loro. Nel movimento costante del film – la danza, le luci, il passaggio tra mondi – Sabu non perde l’occasione per proporre spunti di riflessione su falle sociali ben chiare.   

Apprezzabile l’uso delle luci, con cui il regista crea spazi e profondità, e l’ironia che pervade tutto il film. Non sarà deluso neppure lo spettatore romantico, perché uno dei fili che il regista stringe attorno al suo film è proprio quello della ricerca dell’incontro fatidico, che si sia nel mondo dei vivi, dei morti, o a cavallo fra i due.

Claudia Bertolé


Titolo originale: ダンシング・マリー (id.); regia, sceneggiatura: SABU; fotografia: Yanagida Hirō; interpreti: Naoto (Kenji), Yamada Aina (la medium), Yoshimura Kaito (Johnny), Ishibashi Ryō (l’anziano yakuza), Bandō Nozomi (Mary), Suwa Tarō; produzione: LDH Japan; durata: 105’; prima proiezione pubblica in Giappone: 3 ottobre 2019.

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