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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

UNDERDOG: Part 1 & Part 2 (Andadoggu, TAKE Masaharu, 2020)

SPECIALE FAR EAST FILM FESTIVAL 23 (Udine, 24 giugno – 2 luglio 2021)

Film in concorso

★★½

underdog-6078468I destini di tre pugili dalle identità completamente diverse per carattere, temperamento, ceto sociale, si incontrano e si scontrano sul quadrato del ring che, come spesso succede nella nobilissima arte della boxe – portata sul grande schermo innumerevoli volte – finisce per diventare il luogo per eccellenza in cui il corpo si fa materia di dolorosa espiazione o rivincita nei confronti della vita.


“Japan’s answer to Raging Bull” è lo strillo che accompagna il film: non sappiamo e non ci interessa fare confronti con il film di Scorsese, certo è che se dovessimo prestarci al gioco delle citazioni con la filmografia del regista italoamericano il film che ci pare più vicino sembra essere Taxi Driver. Lo ricorda il personaggio di Akira con il suo inconsueto lavoro di autista di escort e lo ricorda soprattutto la prima sequenza notturna con il pastiche cromatico sul parabrezza dell’auto bagnato dalla pioggia.

Diviso in due parti, per una durata totale di oltre 4 ore e 30 minuti, Underdog oscilla tra i luoghi classici dei film sulla boxe, ovvero la palestra e il ring, ai quali si aggiungono alcune situazioni per niente scontate che arricchiscono il film con momenti e personaggi di varia umanità che sono connaturati al vissuto di ognuno dei tre pugili. Ecco quindi la buffa e improvvisata agenzia di escort, di cui fa parte anche Akira in qualità di autista, composta da improbabili personaggi che giocano a fare i cattivi dal cuore tenero, ostaggi tuttavia dei bulli che fanno la cresta sui loro guadagni; a questa fa da contraltare l’ammucchiata di comici televisivi alla Beat Takeshi che seguono passo dopo passo le buffonate dell’aspirante pugile Miyagi, deciso a dimostrare di valere qualcosa al ricco padre che lo ha sistemato in un appartamento di lusso. E infine il personaggio che sembra il meno spostato dei tre, Ryuta, ma che in realtà ha i suoi scheletri nell’armadio, scheletri che al momento giusto lo metteranno a dura prova. 

Se da un punto di vista drammaturgico il personaggio più fecondo e denso di emozioni è quello di Akira, con il suo passato di grande campione ormai decaduto, che non riesce a stare lontano dal ring, nemmeno quando gli viene chiesto di prestarsi a un incontro palesemente truccato, nell’economia narrativa il personaggio stenta a decollare, indeciso se interpretare fino in fondo il ruolo autodistruttivo alla Jake La Motta oppure quello che si redime alla Rocky Balboa. Ci pare quindi poco credibile il primo incontro tra Akira e Miyagi, funzionale a un plot che ha l’obiettivo di traghettare la storia dalla prima parte alla seconda, decisamente più articolata della prima grazie al primeggiare di alcuni personaggi minori e soprattutto al secondo incontro tra Akira e Ryuta, il vero incontro del film, la vera sfida tra due boxeur di pari livello fisico e emotivo, con una rabbia e una voglia di vendicarsi, sopita da anni, che sul ring viene fuori un tutta la sua forza. Anche la regia, durante il secondo incontro, sembra prendere quota, senza guizzi o manierismi scorsesiani, ma con una gestione della “materia” umana e dello spazio del ring sostanzialmente lineare, senza sbavature, con il climax finale del ralenti come vuole la retorica del cinema dei boxeur.     

Valerio Costanzia 


Titolo originale: アンダードッグ (Andadoggu); regia: Take Masaharu; sceneggiatura: Adachi Shin; fotografia: Nishimura Hakko; montaggio: Suzaki Chieko; scenografia: Shimizu Tsuyoshi; musica: Kaida Shogo; interpreti: Moriyama Mirai (Suenaga Akira), Katsuji Ryo (Miyagi Shun), Kitamura Takumi (Omura Ryuta), Mizukawa Asami (moglie di Akira), Kazama Morio (padre di Shun), Takiuchi Kumi (escort); produzione: Sato Gen, Heitai Yuji, Miyata Kotaro, Toei Video Company Ltd.; durata: 276’ (131’+145’); prima proiezione giapponese: 28 febbraio 2020.
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