classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

TORA-SAN IN GOTO (Gotô no torasan, OH’URA Masaru, 2016)

PRE-OPENING JAPANESE FILM FESTIVAL ONLINE 2022

★★★

Tora-san, al secolo Inuzuka Torao, vive con la numerosa famiglia a Shinkamigoto nelle isole Goto, prefettura di Nagasaki, nell’estremità sud-occidentale del Giappone. Tutte le mattine alle 2 si sveglia per fare gli udon nel suo laboratorio artigianale che è tutt’uno con la casa in cui vive. In un angolo del laboratorio Tora-san ha messo una timbratrice con orologio, come quelle che si usavano nelle fabbriche prima dell’avvento del badge. In realtà scopriamo che Tora-san non ha dipendenti a cui far timbrare il cartellino: la timbratrice serve per i componenti della sua famiglia che, in sequenza, dalle 4 del mattino, si alzano per aiutare il padre. La prima a scendere, alle 4, è la figlia Sakura, 11 anni, che, fortuna sua, lavora solo un’ora perché poi alle 5 saltano giù dal letto gli altri figli: Hanae, 15 anni, che frequenta il liceo, Kohauru, 9 anni, Ryunosuke, 4 anni e Takuro, il figlio più grande, diciottenne, che è addetto al taglio degli udon essiccati mentre gli altri li confezionano nelle scatole. A turno, in cucina, si alternano per preparare la colazione: oggi tocca a Kokoro, la figlia quindicenne, quella più grande. Verso le 6.30 la famiglia fa colazione assieme, con loro c’è anche la moglie Masuyo e il più piccolo della nidiata, Sebun, un bellissimo nome, profetico, che significa mondo+letteratura. Nel finale, in una sua lettera, Sebun esprimerà bene tutte le contraddizioni nei confronti del padre: “Lo odio ma lo rispetto più di chiunque altro al mondo”.

Nell’arco di 22 anni, il regista Oh’ura Masaru ha seguito questa famiglia di Goto, ma soprattutto il suo patriarca e padre-padrone, Tora-san, a volte odiato, a volte sopportato e tollerato, ma alla fine amato e perdonato da tutta la sua numerosa prole. Tora-san in Goto, prodotto dalla Television Nagasaki, è una sorta di Boyhood in versione no-fiction, girato con un linguaggio molto tradizionale, senza particolari lirismi da un lato o intenti di analisi antropologica-sociologica dall’altro. Anzi, l’impressione è quella di un viaggio, iniziato quasi per caso nel 1993, alla scoperta di questo curioso e testardo fabbricatore di udon – ma anche di pregiato sale di Goto – che poi, però, lentamente conquista l’obiettivo, impara anche un po’ a conviverci nel privato, a gestire e dosare le emozioni, a mettersi a nudo davanti alle sue macchine artigianali fatte di impastatrici, pulegge, cinghie di trasmissione che trascinano, modellano e trafilano l’impasto fino al piano superiore, dove gli spaghetti vengono messi a essiccare.  

Come nella maggior parte dei film documentari di questo genere, in cui vediamo i protagonisti invecchiare di decenni nell’arco di due orette, anche in questo caso viene a crearsi quel corto circuito temporale che affascina e destabilizza. È un po’ il paradosso della morte al lavoro sull’attore o, al contrario, il baziniano complesso della mummia, l’ostinazione di prolungare la vita attraverso la fotografia, prima, e il cinema, poi, che magicamente vi innesta il tempo e ci permette di essere immortali. Ripercorrere la vita di Tora-san, vederlo invecchiare, vedere i suoi figli crescere, lasciare la casa, tornare, rinunciare alle proprie sacrosante aspirazioni, scontrarsi con lui e con la sua rigida mentalità, commuoversi, ammalarsi e poi morire, è come trovare conferma nella celebre teoria di Pasolini per cui finché siamo vivi non abbiamo senso, manchiamo di senso, mentre la morte compie quel repentino montaggio selezionando le “sequenze” più significative della nostra vita che hanno diritto al final cut

Ecco che allora anche la vita di Tora-san, gran lavoratore e gran bevitore (“Quando lavori lavori, quando bevi bevi”) ai nostri occhi spesso incomprensibile per la sua durezza nei confronti dei figli, con la morte acquista un suo senso, diventa accettabile in nome di un sacrificio che sarebbe vano comprendere prima. “Avrei voluto discutere di più, avrei voluto bere di più, avrei voluto ridere di più.”

Valerio Costanzia


Titolo originale:  五島のトラさん (Gotô no Torasan); regia: Oh’ura Masaru; interpreti: Inuzuka Torao alias Tora-san e la sua famiglia; Matsudaira Ken (voce narrante); produzione: Shirotani Hidetomo, Television Nagasaki; durata: 114; uscita in Giappone: 18 giugno 2016

CONDIVIDI ARTICOLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *