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SONATINE CLASSICS

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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

THE MIRACLE OF CRYBABY SHOTTAN (Nakimushi Shottan no kiseki, TOYODA Toshiaki, 2018)

SPECIALE TOYODA TOSHIAKI

★★★

Segawa ‘Shottan’ Shoji è un bambino con un sogno: diventare un campione di shōgi, gioco da scacchiera tipicamente giapponese. Siamo negli anni Ottanta: il giovanissimo Shottan vive le sue giornate tra la scuola e la passione per il gioco. Purtroppo, nonostante la dedizione, non riesce a superare la soglia per accedere al professionismo prima dei ventisei anni (regola ferrea), condannandosi così a un destino da dilettante, se pur molto dotato. Shottan però non demorde, e la sua determinazione e bravura, unita all’aiuto dei sostenitori, farà il ‘miracolo’, permettendogli di scardinare un sistema apparentemente blindato. 

Il regista adatta per il suo film la storia del vero Segawa Shoji, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico, rendendo in maniera accattivante gli alti e bassi di una vita votata alle pedine, e con il valore aggiunto di una personale conoscenza delle regole del gioco e del suo mondo, essendo stato egli stesso un giocatore fino all’età di diciassette anni.
Per The Miracle of Crybaby Shottan Toyoda sceglie un approccio registico lineare, quasi classico, indugiando comunque spesso su inquadrature di dettaglio (mani che spostano pedine, dita che si muovono eleganti prima di calare inesorabili sulla scacchiera). Punto di forza sono senz’altro i personaggi, sorretti da un notevole cast. Matsuda Ryūhei dà vita a un giovane uomo introverso e determinato (che ricorda per certi versi il protagonista di The Great Passage, film di Ishii Yūya del 2013, nerd appassionato di parole, ma con grandi difficoltà nell’interazione sociale). Attorno a lui gli amici, i compagni di gioco, ma soprattutto i ‘mentori’, nella figura del padre, un sempre carismatico Kunimura Jun, e della maestra Kashimasawa, dolce e motivante nei confronti del piccolo Shottan. Una Matsu Takako meno ambigua, ma decisamente meno intrigante, della vendicativa insegnante che aveva interpretato in Confessions (film di Nakashima Tetsuya del 2010). Peraltro, in un film quasi completamente al maschile – una sola donna tra le schiere di giocatori, oltre a due altre figure marginali, una cameriera, una collega, nella vita di Shottan – lei sembra rappresentare nell’immaginario del giovane l’unico accenno, nello schema classico di studente-insegnante, a un possibile coinvolgimento romantico.
Toyoda descrive, come in altri suoi film, il mondo dei perdenti (anche se nello specifico ‘salvati’ da un colpo di scena finale): il protagonista continua sì a credere nella propria passione, ma le regole lo pongono in una situazione di stallo, sostanzialmente fuori da quel mondo di cui vorrebbe far parte. Invece, un po’ come accadeva ai due fratelli pieni di speranza in I Wish di Kore-eda, interviene, a determinare una flessione nel granitico vecchio sistema di regole, il ‘miracolo’, kiseki, che è rappresentato non tanto da un evento sovrannaturale esterno, quanto piuttosto dalla forza quasi sacra del desiderio, alla quale si unisce il supporto della comunità, degli amici e dei mentori. E allora, dopo tanto crederci, dopo tanto impegno e ansia per lo schema perfetto, il pianto liberatorio di ‘Crybaby Shottan’, anche se prevedibile, emoziona.
Claudia Bertolé


Titolo originale: 泣き虫しょったんの奇跡 (Nakimushi Shottan no kiseki); regia: Toyoda Toshiaki; sceneggiatura: Toyoda Toshiaki (dal romanzo autobiografico di Segawa Shoji); fotografia: Kasamatsu Norimichi; interpreti: Matsuda Ryūhei (Segawa Shoji), Noda Yōjirō (Suzuki Yuya), Nagayama Kento (Shindo Kazumasa), Sometani Shōta (Murata Kohei), Shibukawa Kiyohiko (Yamakawa Takashi), Matsu Takako (Kashimasawa Yoshiko), Ogata Issey (Kudo Kazuo), Kunimura Jun (Segawa Toshio); produzione: Mori Kyōichi, Abe Junichi; durata: 127’; prima uscita Giappone: 7 settembre 2018.
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