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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

COME ON, IRENE aka I LOVE IRENE (Itoshi no Irene, YOSHIDA Keisuke, 2018)

★★★★

Iwao conduce una vita grama: desideroso, al limite dell’ossessione, di una donna, vive in una zona rurale con gli anziani genitori, la scorbutica e prepotente madre, Tsuro, e il padre, Genzo, continuamente vessato e maltrattato da quest’ultima. Anche il lavoro in una sala di pachinko non mitiga la sua insoddisfazione e frustrazione, se non fosse per la  timida e impacciata collega Aiko, che sembra provare qualcosa per lui. Ma Aiko, separata e con un figlio, non è adatta, secondo la dispotica madre, per Iwao che decide allora di comprare moglie recandosi nelle Filippine assieme a un gruppo organizzato di aspiranti mariti. Dopo il matrimonio, Iwao torna in Giappone con la neo sposa Irene, appena in tempo per assistere al funerale del padre Genzo, e suscitando la feroce disapprovazione della madre. Da adesso le loro vite saranno intrecciate in una lenta e inesorabile discesa all’inferno. 

Tratto da una serie manga pubblicata a metà anni Novanta sulla rivista «Big Comic Spirits», il film di Yoshida Keisuke (tre suoi film, Himeanole 2016, Blue 2021 e Intolerance 2021 sono stati proiettati quest’anno al Tokyo International Film Festival, dove è stato premiato come Director in Focus) spiazza per la sua capacità di trattare un tema così delicato – i matrimoni combinati con spose bambine – adottando un registro che oscilla tra il drammatico, il grottesco, il commovente e il tragico. E lo fa senza forzare la mano, muovendosi con equilibrio tra le depravazioni masturbatorie di Iwao che, nei momenti di maggior regressione priapica, urla alle donne, come un ossesso, “Pussy!! Pussy!!” e la sua penosa condizione di scapolo “campagnolo” che vive con i genitori, tra cui la madre virago che vorrebbe sistemarlo con una giapponese doc di buona famiglia. Il sesso, nelle sue accezioni/deviazioni di autoerotismo, voyeurismo incestuoso, priapismo, coiti affrettati consumati in bagni aziendali (e ci fermiamo qui) sottende, anzi sovrasta tutto il film, a partire dalle primissime scene quando Yoshida inquadra un enorme fallo marmoreo collocato sul bordo della strada che fa il paio con la spropositata erezione di Iwao che terrorizza la povera Irene durante la loro luna di miele. Fortunatamente la mano di Yoshida è ben salda nel gestire la materia narrativa e i cambi di registro: i momenti di eccesso, che paiono mettere in pericolo la credibilità dei personaggi e della storia, sono, in realtà, estremamente funzionali al tema, molto sentito in Giappone, come testimonia un’inchiesta pubblicata alla fine degli anni Ottanta da molti media giapponesi sulla carenza di spose nelle aree rurali del paese (l’inchiesta è citata su «The Japan Times» in un articolo di James Hadfield del settembre 2018) in cui gli scapoli che vivevano nelle zone agricole cercavano la consorte nell’Asia continentale, a volte  addirittura con il sostegno dei loro governi locali e spesso con ingenti somme di denaro che passavano di mano. 
La fame di sesso di Iwao è direttamente proporzionale al suo desiderio di emanciparsi dalla sua condizione di scapolo: la scelta di “comprare” Irene non è dettata da meri istinti primordiali, Iwao è in buona fede e, a suo modo, rispetta Irene che, a un certo punto, si fa “carico” del film (come, letteralmente, della madre e degli insulti razzisti), diventa personaggio centrale attorno al quale ruotano gli altri comprimari – dallo yakuza alla sposa rivale illibata, dal monaco alla prostituta dal cuore d’oro Marlene – che imprimono al film una brusca sterzata sul versante della tragedia familiare e che si conclude con un finale densissimo di emozioni contrastanti.

Valerio Costanzia


Titolo originale: 愛しのアイリーン (Itoshi no Irene); regia: Yoshida Keisuke; sceneggiatura: Yoshida Keisuke dalla serie manga Itoshi no Airin di Arai Hideki; fotografia: Shida Takayuki; montaggio: Hukano Toshihide; scenografia: Maruo Kazuyuki; musica: Wing Tsan Wong; interpreti: Sitoy Natileigh (Irene Gonzalez), Yasuda Ken (Shishido Iwao), Kino Hana (Shishido Tsuru), Shinagawa Tōru (Genzo Shishido), Tanaka Yoji (Tatsuno), Fukushi Seiji (Masamune), Kawai Aoba (Yoshioka Aiko), Iseya Yusuke (Shiozaki Yujiro), Mishima Yutaka (l’uomo del perizoma), Monsanto Dionne (Marlene); produzione: Kawamura Mitsunobu, Mayuga Martin, Nagai Ryō, Star Sands, The Asahi Shimbun Company, VAP; durata: 137’; uscita in Giappone: 14 settembre 2018; presentato al 23° Busan International Film Festival (17 ottobre 2018).
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