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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

FAREWELL SONG (Sayonara Kuchibiru, SHIOTA Akihiko, 2019)

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★★★

Il duo femminile delle Harureo, composto da Haru e Reo, dopo un improvviso successo di pubblico, decide di sciogliersi, non prima di aver affrontato un ultimo tour insieme. Ad accompagnarle nell’avventura ci sarà il loro autista e manager Shima, con cui precedentemente si era instaurato un triangolo amoroso.

La nuova opera di Shiota è una pellicola che sfrutta l’espediente del gruppo musicale per parlare del concetto di relazione, di amore e delle dinamiche che si instaurano dopo tanti anni di convivenza con un’altra persona. La scelta di ambientare questo dramma nel mondo della musica non è casuale, vista l’importanza che essa rappresenta nella società giapponese, secondo mercato discografico mondiale dopo gli Stati Uniti. Sin dalla prima scena, ambientata nella macchina che porterà le nostre protagoniste in giro per il Giappone, è evidente la tensione presente tra Haru e Reo, interpretate magnificamente da Kadowaki Mugi  e Komatsu Nana, due personalità profondamente diverse, più timida e riservata la prima, più espansiva e apparentemente forte la seconda, e perfettamente consce delle caratteristiche, delle nevrosi e delle debolezze dell’una e dell’altra. 

Il film, che si alterna tra il presente e lunghi flashback che narrano la nascita del gruppo e il successivo inserimento di  Shima, mette in scena la nascita di una relazione, inizialmente professionale, ma che presto sfocia in un sincero sentimento  prontamente represso, e i suoi ultimi atti,  ponendo l’accento  sull’incomunicabilità che li caratterizza. Haru e Reo sono in grado soltanto di parlarsi attraverso le canzoni, che costituiscono dei dialoghi segreti che avvengono sul palco e di fronte a tutti, perché è molto più facile e meno spaventoso che affrontare la compagna di tanti anni in privata sede. In questo senso il testo delle canzoni risulta essere fondamentale per la comprensione del film e non è un caso che uno dei loro principali successi si apra con la frase: “Me ne vado lontano per conoscere la solitudine”. Il personaggio di Shima costituisce letteralmente un ponte tra le due, sia a livello emotivo sia fisico, in quanto riceve la manifestazione di un interesse amoroso da Reo, ma è egli stesso interessato a Haru, ricevendo e dando baci, baci che probabilmente le due stesse ragazze si sarebbero volute scambiare in maniera diretta. A lui è affidato il compito di ripetere come un mantra durante tutto il film che alla fine del tour il gruppo verrà sciolto, quasi come se dovesse convincere ancora se stesso di quella realtà. 

L’intera pellicola è ambientata quasi tutta nella bolla intima di questi tre personaggi con brevi incursioni nel mondo esterno, e non è un caso che l’ultimo concerto della band si tenga in un’isola, luogo di raccoglimento e isolamento per definizione. Ed è proprio quando tutto sembra perduto, che bastano pochi gesti, un’intesa ritrovata e un sorriso, dopo quasi due ore di profonda tristezza, a riaccendere la speranza che forse qualcosa da dare all’altro ci sia.

Shiota, con l’utilizzo di molti primi piani e della camera a mano, mette in scena con eleganza un dramma intimo e sincero, scrivendo dei personaggi perfettamente caratterizzati che ci porteremo nel cuore anche dopo la visione della pellicola.

Luca Orusa


Titolo originale: さよならくちびる(Sayonara Kuchibiru); regia e sceneggiatura: Shiota Akihiko; fotografia: Shinomiya  Hidetoshi; montaggio: Sato Takashi; musiche: Kida Shunsuke; interpreti: Komatsu Nana (Reo), Kadowaki Mugi (Haru), Narita Ryo (Shima); produzione: Negishi Hiroyuki, Seto Mariko; durata: 116’. 

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