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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

ONE DAY, YOU WILL REACH THE SEA (Yagate Umi e to Todoku, NAKAGAWA Ryûtarô, 2022)

IN CONCORSO AL 24° FAR EAST FILM FESTIVAL (Udine, 22-30 aprile 2022)

★★★

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La decima opera di Nakagawa Ryûtarô narra la storia di Mana, una giovane donna che non riesce ad accettare e superare la morte della sua migliore amica avvenuta in corrispondenza del catastrofico terremoto e tsunami del Tōhoku del 2011. Attraverso i suoi occhi ripercorriamo dodici anni della loro vita insieme e di tutti i momenti che hanno segnato la loro amicizia. 

L’inizio della pellicola è in grado immediatamente di spiazzare mostrando una ragazza in attesa di un treno, in una stazione completamente immersa di acqua, il tutto realizzato attraverso una meravigliosa e incerta animazione. 

Da queste poetiche e luminose immagini si passa alla scura Tokyo, dove ci viene presentata la protagonista del film, Mana, cameriera in un locale di lusso. Da qui in avanti il film, attraverso un sapiente alternarsi di flash back, sottolineati anche attraverso la fotografia, con immagini meno nitide e dai toni più caldi, e narrazione nel presente, narra la storia di Mana e Sumire, interpretate splendidamente da Kishii Yukino e Hamabe Minami, dal momento in cui si sono conosciute, fino alla scomparsa di quest’ultima. 

Sin dall’inizio è immediata l’apparente differenza tra le due, più timida e programmatica la prima, più disinvolta la seconda, differenza sottolineata anche durante una camminata, in cui Sumire afferma di apprezzare il fatto di perdersi nella natura e non ritrovare immediatamente il sentiero, al contrario di Mana. Tuttavia è anche immediata la profonda connessione che si instaura ancora prima che diventino amiche, sancita anche da momenti intimi a cui si arriva per necessità, ma che risultano essere allo stesso tempo naturali, come se fossero punti di contatto tra persone che si conoscono da lungo tempo. Per tutto il film Nakagawa mantiene una certa ambiguità nel rapporto tra le due, suggerendo un possibile amore che va oltre l’amicizia, ma indipendentemente dalla natura di questo amore il regista è abile a sottolineare come il sentimento venga costantemente represso, come se fosse una componente intrinseca della società Giapponese, tema comune a tante pellicole del Paese del Sol Levante, creando un’opera che lavora sempre di sottrazione e non esplode mai. 

Nonostante Mana e Sumire non siano in grado di esprimere i loro sentimenti, noi come spettatori capiamo la naturalezza del loro rapporto, come l’una non vada mai neanche inconsciamente a forzare l’altra nel realizzare qualcosa, cosa che ad un’ attenta analisi tutti noi facciamo con le persone che ci circondano. Se Mana è l’unica persona che aveva fatto parte della vita di Sumire che cerca di far rivivere il suo ricordo, l’ex ragazzo dell’amica e la madre sembrano averla già dimenticata, causando alla protagonista un senso di frustrazione e trovando sollievo solo nel confronto con il suo datore di lavoro, personaggio perfettamente caratterizzato con poche battute e nonostante il breve minutaggio a lui dedicato.  Un film che non ha paura di porre questioni dolorose, come ad esempio su quanto siamo davvero in grado di conoscere le persone a cui teniamo e quanto siamo davvero importanti per loro. 

Se fino a questo momento la pellicola sembra percorrere i binari classici di un film sul superamento del lutto, tema su cui il cinema giapponese ha prodotto meravigliose opere come il recente Drive My Car di Hamaguchi Ryūsuke, Nakagawa riesce tuttavia a stupire introducendo forse il concetto più importante del film: il parallelismo tra la vicenda di Mana e lo tsunami del  Tōhoku, realizzato attraverso le testimonianze dei veri sopravvissuti alla tragedia, che utilizzano una videocamera per registrare le  memorie di ciò che è accaduto, in modo da tramandare le vicende per sé stessi e per la società. La videocamera ha un ruolo importante nella pellicola, utilizzata dalla stessa Sumire per registrare momenti della propria vita, da portare con sé per sempre. Siano essi avvenimenti collettivi come una tragedia di grandi proporzioni, siano essi momenti più intimi e legati a una persona, l’importante è non dim
enticare e tramandare gli eventi per i sé stessi del futuro o per la società intera. 

Attraverso una narrazione di grande delicatezza e capace di scaldare il cuore, esattamente come il rumore di nocche che sbattono su un muro da parte di una persona a cui teniamo è capace di scaldare il cuore della protagonista Mana, Nakagawa confeziona una riuscita pellicola, a cui contribuisce in maniera importante la meravigliosa colonna sonora di Kosemura Akira.

Luca Orusa


Titolo originale: やがて海へと届く(Yagate Umi e to Todoku); regia e sceneggiatura:  Nakagawa Ryūtarō; fotografia: Ouchi Tai; montaggio: Tamaki Genta; musiche: Kosemura Akira; interpreti: Kishii Yukino (Mana), Hamabe Minami (Sumire), Sugino Yosuke (Atsushi); produzione: Ogawa Shinji, Ito Sei; durata: 126’; prima uscita in Giappone: 1 aprile 2022.

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