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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

MY SMALL LAND (Mai sumoru rando, KAWAWADA Emma, 2022)

SPECIALE NIPPON CONNECTION – Francoforte 6 – 11 giugno 2023

IN CONCORSO AL 24° FAR EAST FILM FESTIVAL (Udine, 22 – 30 aprile 2022)

di Claudia Bertolé

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Un segno rosso sul palmo della mano che rimanda a tradizioni antiche è motivo di disagio per la diciassettenne Sarya, una ragazza di origini curde che vive a Tokyo con il padre, la sorella e un fratello più piccolo. Nelle sequenze che aprono My Small Land mentirà più volte per celare le origini di quel colore sulla mano, «un incidente… ho mangiato troppi pomodori…», cercando in tutti i modi di lavarlo via dalla pelle. La giovane è cresciuta in Giappone, parla perfettamente giapponese, a scuola si impegna ed è chiaro fin da subito che vorrebbe costruire lì il proprio futuro, riuscendo ad accedere all’università per diventare insegnante. Purtroppo la domanda del padre come rifugiato politico viene respinta e da quel momento per la ragazzina e la sua famiglia le prospettive si fanno cupe.

Kawawada Emma è una giovane regista che lavora per Bun-Buku, la casa di produzione di Kore-eda Hirokazu, per il quale ha anche ricoperto il ruolo di assistente alla regia ne Il terzo omicidio (film di Kore-eda del 2017). My Small Land, già presentato alla Berlinale nella sezione Generation, è il suo lungometraggio d’esordio, con il quale affronta un argomento spinoso, vale a dire il trattamento che lo Stato giapponese riserva ai richiedenti asilo. 

Le procedure prevedono che in attesa del responso sulla domanda i richiedenti possano lavorare, ma se, come succede al padre di Sarya, la loro domanda è respinta (di fatto ne vengono accolte pochissime), viene loro revocato il permesso di soggiorno, unitamente a quello dei familiari, che non possono più muoversi liberamente nel Paese e se vengono colti a svolgere qualche attività possono essere rinchiusi in uno dei centri di detenzione destinati allo scopo. È una situazione inquietante sulla quale aveva fatto luce il documentario Ushiku (dal nome di uno di questi centri), di Thomas Ash del 2021, nel quale gli intervistati descrivevano anche le difficili condizioni di vita da reclusi a tempo indeterminato. Desta anche maggiore perplessità il meccanismo, svelato nel finale di My Small Land, di proporre un accordo per il “rientro” nel Paese d’origine del genitore in cambio della concessione ai figli di poter ottenere il permesso di soggiorno in Giappone.

Il film, attraverso la protagonista, riflette su cosa significhi realmente “integrazione”: Sarya si impegna in tutti i modi per integrarsi, ma ha a che fare con un sistema più grande di lei, oltre che da un lato con amiche che non sembrano voler considerare la peculiarità della sua situazione, dall’altro con una famiglia nella quale le tradizioni di origine sono profondamente radicate. La riflessione della regista si estende quindi al legame familiare, esternato in gesti e rituali condivisi, e che in definitiva risulta un sostegno e un nido protettivo, ma anche una rete che rende difficile spiccare il volo.  

Attorno alla protagonista gravitano poi personaggi diversi: il padre, uomo di cuore ancorato alle proprie origini e che peraltro afferma «non appartengo a nessun luogo, ovunque mi trovi», l’insegnante che la incoraggia, ma che infine non potrà garantirle l’agognato accesso all’università, il giovane Sota, collega nel supermercato dove Sarya lavora dopo la scuola, l’unico in fondo che timidamente farà il tentativo di conoscere il mondo dell’amica e di accoglierla nel suo.  

My Small Land è un film che prende le distanze da qualsiasi intento documentaristico, e, pur facendosi a tratti didascalico, rappresenta un esordio interessante della giovane regista. Mi ha colpito in particolare la sequenza finale, nella quale pochi gesti – quelli interiorizzati da sempre – e uno sguardo deciso, quasi di sfida, riassumono, mi pare, l’essenza del personaggio e dell’opera.


Titolo originale: マイスモールランド (Mai sumoru rando); regia: Kawawada Emma; sceneggiatura: Kawawada Emma; fotografia: Shinomiya Hidetoshi; musica: Roth Bart Barton; interpreti: Arashi Lina (Sarya), Okudaira Daiken (Sota), Fujii Takashi, Hiraizumi Sei, Irewaki Chizuru; produzione: Morishige Hiromi, Banse Megumi; durata: 114’; prima uscita in Giappone: 6 maggio 2022.

 

 

 

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