classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

SHIN ULTRAMAN (Shin Urutoraman, HIGUCHI Shinji, 2022)

shin20ultraman-9418044
VERSO L’ORIGINE DELLA LUCE

Nel febbraio del 2022, Toho, Khara, Toei e Tsuburaya, quattro case di produzione assai diverse, ma che in un modo o nell’altro hanno fatto la storia pop del Giappone post bellico e plasmato l’immaginario di generazioni, annunciano la nascita di un progetto condiviso. Denominato Shin Japan Heroes Universe, l’iniziativa riunisce delle opere che ruotano attorno alle creazioni di Anno Hideaki e Higuchi Shinji, originali, come Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time (conosciuto in Giappone come Shin Evangelion), o reimmaginazioni di gloriose serie per il piccolo o per il grande schermo quali Shin Godzilla, Shin Ultraman e Shin Kamen Rider.  Non si dovrebbe trattare di un universo narrativo condiviso alla Marvel o DC per intenderci, anche se alcuni indizi sparsi qua e là hanno fatto drizzare le orecchie a più di qualche appassionato, ma piuttosto un insieme di lavori che condividono prima di tutto il gruppo creativo che sta dietro alle opere, Anno e Higuchi ed il loro team, l’esplorazione di tematiche similari e non da ultimo la possibilità di sfruttare il merchandise con un marchio comune. L’idea del progetto è nata probabilmente dal successo, sia di pubblico che di critica, di Shin Godzilla e successivamente di Shin Evangelion, e la settimana scorsa non solo è uscito il primo trailer ufficiale di Shin Kamen Rider, film diretto da Anno e in uscita in Giappone nel 2023, ma ha debuttato nelle sale dell’arcipelago Shin Ultraman, lungometraggio scritto e montato dallo stesso Anno e diretto e con effetti speciali curati da Higuchi.  

In un paio di minuti, attraverso un montaggio serrato e con un abbondante uso di frasi in sovraimpressione, stile già usato in Shin Godzilla ed in altri lavori di Anno, lo spettatore viene introdotto repentinamente nel mondo del lungometraggio. Si parte quindi in media res, in un Giappone costantemente sotto attacco da parte di mostri provenienti dallo spazio e dalla conseguente formazione dell’SSSP, un’unità speciale creata per cercare di combattere e arginare questa minaccia extraterrestre. Una volta stabilite le basi, è bene ripeterlo questo succede in pochi minuti, la narrazione vera e propria prende il via quando un nuovo membro si aggiunge al gruppo, Hiroko, e quando durante l’attacco di uno dei kaiju, si presenta inaspettatamente un gigante dalle fattezze umane, chiamato in un secondo momento Ultraman, proprio dalla donna nuova venuta. Shinji, uno dei membri dell’unità speciale, durante l’attacco del kaiju esce dal campo militare e si catapulta fuori nella foresta per cercare di salvare un bambino che si è perso ed è rimasto solo, l’attenzione del film qui stacca da Shinji e ritorna a Ultraman che sconfigge il mostro con il classico raggio laser e se ne vola via. Da questo momento in poi Shinji si comporta in maniera diversa dal solito, taciturno e in qualche modo alienato da tutto ciò che lo circonda. Il rapporto fra il gigante alieno e l’umano è una delle parti più interessanti del lungometraggio, anche perchè si differenzia in parte dalla storia che conosciamo dal telefilm del 1966, della relazione fra i due nulla è rivelato, se non, con una scelta narrativa e visiva molto azzeccata, nella parte finale del lavoro, quando tutti i nodi verranno sciolti.
Shin Ultraman è in tutto e per tutto un omaggio al telefilm, all’estetica e al personaggio creato da Tsuburaya Eiji e dalla sua casa di produzione omonima tra il 1966 e il 1967, serie che rappresenta il secondo capitolo della cosiddetta Ultra Series, seguiva infatti Ultra Q, sempre del 1966, telefilm apertamente ispirato all’americana Ai Confini della realtà (1959-1964) e dal successo di Godzilla (1954) e dei suoi sequel. Fin dai titoli di testa di Shin Ultraman l’omaggio alla serie del 1966 è chiarissimo, non solo le musiche usate sono quelle adoperate nelle serie classiche degli anni sessanta e settanta, scelte dallo stesso Anno, ma anche l’elemento grafico dei titoli di apertura è un evidente ritorno alle origini. Ciò che risalta fin da subito quindi è l’amore e la passione riversati in Shin Ultraman del team che ha lavorato a questo lungometraggio e questo si concretizza soprattutto nell’ottima riuscita degli effetti speciali, che, come succedeva in Shin Godzilla, non sono mai abusati e mantengono sempre, forse tranne che nelle ultimissime scene, una sorta tattilità e voluminosità, per così dire, che rimanda alle tute di gomma usate nei tokusatsu eiga del secolo scorso. I mostri, con le “necessarie” scene di distruzione e di combattimento, sono quindi fra le parti più riuscite del film, così come è pregevole ed azzeccata la realizzazione del protagonista del lungometraggio, Ultraman, tutto ciò che riguarda l’umanoide alieno è infatti di alto livello, dal design, ai colori usati, dai movimenti alle armi, dal volo ai suoni prodotti, fino all’atmosfera quasi mistica che lo circonda ogni qual volta appare e scompare.

Ciò che lascia un po’ a desiderare è la costruzione narrativa e visiva delle scene fra i membri dell’unità speciale e più in generale tutta la storia che da lì si sviluppa. Se le inquadrature “insolite” utilizzate, la maggior parte delle scene delle riunioni e delle discussioni sono primi piani ripresi da posizione molto bassa, sotto le sedie, da angolature estreme e spesso con mille ostacoli davanti, funzionano bene all’inizio, a lungo andare finiscono però per nuocere al fluire del film. Certo questo stile è evidentemente un omaggio a Jissōji Akio, regista degli episodi classici più creativi di Ultraman, nonché autore di alcuni ispirati lungometraggi, prodotti dalla ATG, nei primi anni settanta (Mujō, Mandala e Uta), quanto uno stile a cui Higuchi e soprattutto Anno sono molto legati. Si ricordino a questo proposito almeno Love and Pop del 1998 e il primo cortometraggio amatoriale di Anno del 1983, Daicon Film’s Return of Ultraman, Evangelion è anche un figlio spirituale di Ultraman nel percorso autoriale di Anno. Questo stile non funziona però altrettanto efficacemente quando viene usato estensivamente come in questo caso, quasi a soffocare lo sviluppo della narrazione e la costruzione dei personaggi.  A lungo andare lo stile perde il suo essere funzionale alla storia raccontata e diventa solo artificio stilistico e quasi un vezzo. In Shin Godzilla questo tocco non è abusato, o almeno si inserisce meglio nella storia che viene sviluppata, questo anche perché i dialoghi fra i protagonisti, i vari funzionari di stato e politici è resa molto meglio di quanto avvenga in Shin Ultraman. I dialoghi e la costruzione dei personaggi nel film diretto da Higuchi sono infatti forse la parte più debole del lungometraggio ed è un peccato perchè fra gli interpreti figurano alcuni bravi attori, fra cui Nishijima Hidetoshi, visto recentemente in Drive My Car. Questo anche perché l’alternanza tra momenti di comicità e momenti più seri, anche molto seri, una delle caratteristiche del cinema di animazione di Anno, qui non funziona troppo bene e finisce per incidere sulla prestazione attoriale. Alla fine del film l’unico essere umano a cui lo spettatore si interessa è forse Shinji, che è quello meglio sviluppato e tratteggiato, ma questo succede perchè è legato al mistero di Ultraman e non per il modo in cui si correla con gli altri membri dell’unità speciale. Se da una parte si potrebbe criticare la scelta di essersi focalizzati quasi esclusivamente sui membri dell’unità speciale per far procedere la storia, quasi nessun spazio è dedicato alla descrizione della popolazione e di come essa reagisca alla tragica situazione degli attacchi dei mostri alieni, è altrettanto vero che poteva essere una scelta giustificata se realizzata in maniera più convincente, forse con più tempo a disposizione per lo sviluppo dei personaggi. 
Detto questo, il lungometraggio sale di livello in alcune sue scene centrali, una in particolare che allo stesso tempo sorprende, diverte e lascia a bocca spalancata, ma anche quando arrivano i due cattivi, extraterrestri, di turno e specialmente nella parte finale quando Shin Ultraman tocca tematiche simili a quelle trattate in Evangelion e il lavoro, ancora una volta con forti assonanze ai lavori di Anno, assume un tocco visivo sperimentale molto riuscito. 

Matteo Boscarol


Titolo originale: シン・ウルトラマン (Shin Urutoraman); regia: Higuchi Shinji; sceneggiatura: Anno Hideaki; fotografia: Ichikawa Osamu, Suzuki Keizō; montaggio: Kurihara Youhei, Anno Hideaki; musiche: Sagisu Shirō; interpreti: Takumi Saitoh (Kaminaga Shinji), Nagasawa Masami (Asami Hiroko), Nishijima Hidetoshi (Tamura Kimio), Arioka Daiki (Taki Akihisa), Hayami Akari (Funaberi Yumi); produzione: Toho Pictures, Cine Bazar; durata: 112’; prima uscita in Giappone: 13 maggio 2022.
CONDIVIDI ARTICOLO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *