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SONATINE CLASSICS

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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

A REVOIR L’ÉTÉ (Hotori no Sakuko, FUKADA Kōji, 2014)

di Franco Picollo

SPECIALE FUKADA KŌJI

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Rohmer trent’anni dopo, in Giappone. È questa la sensazione che dà il bellissimo film di Fukada Kōji, i cui titoli lasciano pochi sui dubbi riferimenti culturali dell’autore. Quello giapponese suona come «Sakuko sulla riva» che richiama Pauline à la plage, mentre il titolo internazionale è Au revoir l’été, che a sua volta ricorda un altro film di Rohmer, Conte d’été.


Sakuko (Nikaidō Fumi) va a preparare gli esami di ammissione all’università nel piccolo paese di mare in cui vive Kie (Tsuruta Mayu), una sorella della madre. Insieme, vanno a stare per due settimane a casa di Mikie, la terza sorella (Watanabe Makiko), che parte per uno dei suoi viaggi periodici intorno al mondo. Lì incontra per la prima volta Usagikichi (Furutani Kanji) che, pur essendo stato sposato, sembra essere innamorato di Mikie fin dall’adolescenza.
Kie è completamente dedita al proprio lavoro di traduttrice dall’indonesiano, mentre Noriko si gode placidamente la vacanza. Fa così conoscenza con Takashi, il nipote di Usagikichi che è scampato alla tragedia di Fukushima, e con Tatsuko, la figlia di Usagikichi. Sakuko e Takashi sono coetanei ma vengono da esperienze molto diverse: lei ha un percorso standard di studi bene impostati, lui ha abbandonato il liceo e lavora con lo zio in un hotel che altro non è che un love hotel mascherato. Lei è attratta dalla genuinità di Takashi ma lui stravede per una ex compagna di scuola. Nel frattempo, arriva da Tokyo, per una supplenza nella locale università, un giovane docente di arte. Tatsuko, sua allieva, ne è attratta ma lui ha una storia segreta con Kie, che ora però lo trascura. Kie pensa solo al lavoro ma sotterraneamente è attratta da Usagikichi.
I giorni trascorrono placidi con piccoli episodi, trascendimenti amorosi, traumi minimali che però hanno rilievo nel microcosmo di queste persone che interagiscono continuamente fra di loro. Poi il padre di Sakuko le telefona per farla tornare a Tokyo dove frequenterà una scuola di ammissione. Il treno la porta via, si è divertita ma soprattutto si è arricchita. 


Dopo l’interessante Kantai (Hospitalitè) del 2011, Fukada Kōji torna con questo lavoro notevole, che ha meritatamente fatto il giro dei festival internazionali (Tokyo, Rotterdam, Friburgo, Edimburgo, e poi Tallin e Nantes, dove è stato pluripremiato). Sono parecchi i temi che si incrociano in questa storia ben costruita. Il più ampio è quello degli amori non corrisposti. Nessuno dei personaggi ne è indenne ma è merito del regista a non lasciar mai scivolare questa condizione né verso la commedia né verso l’avvitamento esistenziale. Semplicemente, comprendiamo dalle immagini, questa è una cifra della nostra condizione. Persino quando, verso il finale, Sakuko e Takashi si ritrovano un mattino dopo una innocua “fuga da casa” notturna, lui vorrebbe baciarla ma desiste perché pensa che non sarà corrisposto. “Ragazzino non hai capito niente, forza, fatti sotto!” verrebbe da pensare, ma abbiamo imparato da tanto cinema francese che le cose spesso vanno proprio così, non solo per gli adolescenti. E dettagli che ce lo rammentano accuratamente li troviamo lungo tutto il film.
L’altro tema è quello del passaggio dall’adolescenza alla maturità, e più in generale della scelta di cosa fare nella vita, indipendentemente dall’età. Sakuko è quella più coinvolta e interroga la zia Mikie sui motivi per cui lei ha deciso di occuparsi di un paese straniero, di dedicarsi a tradurre libri per far conoscere quel mondo in Giappone. Ma anche Takashi è ovviamente a un crocevia, più drammatico ancora perché non ha un posto dove tornare. Tatsuko, a sua volta, in conflitto con il padre perché lui lavora al love hotel, è più cinica ma cerca anche lei di emanciparsi dal suo mondo attraverso la letteratura e l’arte. In tante cinematografie nazionali le estati al mare sono foriere di attraversamenti di linee d’ombra invisibili e Fukada rinnova la magia di farci respirare quella gracile e toccante atmosfera.
A ben guardare, la trama sotterranea che unisce e amalgama le varie vicende è proprio quella della ricerca di sé stessi attraverso il confronto con l’altro. Sakuko è attratta dalla diversità di Takashi ed è attratta dall’amore della zia per mondi diversi. Mikie, l’altra zia, vive richiami simili attraverso fughe all’estero periodiche. Nel costruirci un’immagine degli altri ne costruiamo una di noi stessi e quanto più non siamo obiettivi, tanto più mentiamo a noi stessi. Le storie, gli equivoci, i fraintendimenti sentimentali ed esistenziali nascono per un meccanismo di concatenazione cumulativo. Non ci sono eroi, non ci sono vittime ma c’è sofferenza. Nonostante il tono volutamente leggero del film, l’aria che si respira non è quella della commedia. Piuttosto quella di un dramma ad acquerello.
In questo senso, viene da dire “Rohmer trent’anni dopo in Giappone”. Sono passati infatti alcuni decenni dai grandi film dell’autore francese, il mondo è cambiato, è più degradato. Una claudicante manifestazione di protesta antinucleare richiama la tragedia di Fukushima; intorno ai personaggi si vedono scene di bullismo scolastico addirittura fra ragazzine; adulti affermati e apparentemente integerrimi (il politico locale e il professore universitario venuto a trovare Kie) comprano sesso da giovanissime, quando non minorenni. Ma la sostanza delle relazioni umane e sentimentali, ci dice Fukada con la sua capacità di delineare le psicologie dei personaggi al di là delle parole, non è poi cambiata così tanto. Le incertezze, i timori di sbagliare, la paura/desiderio del futuro, i fraintendimenti, sono sempre gli stessi, e tutto questo la macchina da presa ce lo mostra senza spiegazioni, rendendo emozionante anche una passeggiata sulla spiaggia o un treno che passa.


Titolo originale: ほとりの朔子(Hotori no Sakuko). Regia, soggetto, sceneggiatura e montaggio: Fukada Kōji. Fotografia: Negishi Ken’ichi. Musica: Keita Jo. Interpreti: Nikaidō Fumi (Sakuko), Taiga Nakano (Takashi), Tsuruta Mayu (Kie), Furutani Kanji (Ukishi), Watanabe Makiko (Mikie), Sugino Kiki (Tatsuko), Koshino Ena, Sōda Kazuhiro. Produttore: Sugino Kiki. Durata: 125 minuti. Anteprima mondiale: Tokyo Film Festival, 19 ottobre 2013. Prima uscita in Giappone: 18 gennaio 2014. Durata: 125’. 

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