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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

INABE (Id., FUKADA Kōji, 2013)

SPECIALE FUKADA KŌJI

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Naoko ritorna, col suo piccolo bambino, alla sua casa natale nella prefettura di Mie, dove si presenta senza annunciarsi a suo fratello minore Tomohiro. Dopo l’iniziale sorpresa, il ragazzo, che ora lavora in una fattoria di maiali, la accoglie senza problemi e i due iniziano a ricordare il tempo passato, la complicata storia della loro famiglia e a passeggiare per trovare qualcosa che i due avevano seppellito da bambini.  

Si tratta di un mediometraggio prodotto attraverso il sostegno economico della cittadina di Inabe, situata nell’estremo lembo settentrionale della prefettura di Mie, e dalla più grande agenzia di comici giapponesi, la Yoshimoto Kōgyō, che è anche la compagnia che organizza il Festival Internazionale del Cinema di Okinawa, dove il lavoro fu presentato nel 2013. Si spiega anche grazie a questa serie di connessioni, la presenza dei due attori protagonisti, Matsuda Hiroaki, comico e membro del popolare duo Hiking Walking, e Kurata Ami, doppiatrice ed ex-ballerina di rivista, entrambi rappresentati dal colosso dell’intrattenimento giapponese.

Fin dalle prime immagini e con pochi tocchi, Fukada è abile ad introdurre gli elementi del mondo che svilupperà nel prosieguo del lavoro, a dare un’idea dello strato sociale che vuole rappresentare e dei luoghi geografici in cui i protagonisti si muoveranno. Il film si apre, infatti, con due lavoratori in una cascina, di cui uno straniero, che si scambiano alcune informazioni tecniche, a cui seguono una serie di inquadrature d’ambiente che stabiliscono i luoghi in cui si svolgerà la storia. Dagli interni di un treno di una linea locale, praticamente vuoto, si passa agli esterni visti dal treno in corsa, campi coltivati e poca presenza umana, se non quella di due studentesse in bicicletta che stanno, probabilmente, tornando a casa da scuola. Siamo quindi nella periferia giapponese, non quella da cartolina immersa nella natura che viene spesso pubblicizzata nelle stazioni dei treni, ma quella più prosaica fatta di cittadine abbastanza anodine e simili l’una all’altra da dove, il più delle volte, le giovani generazioni cercano di andarsene. 

Il tono della storia familiare che si sviluppa nel film, una storia di abbandoni, ritorni, rimpianti e assenze, viene ben messo in scena non solo dall’interpretazione degli attori, nessuno esprime un senso di piena gioia e gli attimi di felicità sembrano essere sempre molto trattenuti, ma anche dai colori usati, per di più slavati e spenti. Non c’è un rosso o un arancione in tutto il lavoro, i vestiti dei protagonisti, ma anche i colori del paesaggio naturale che circonda Inabe, tendono al grigio chiaro, il colore del cielo, o a un verde sommesso e opaco. Questo paesaggio muta nella parte centrale del film, quando Naoko comincia a parlare della morte e di come le persone forse non muoiono ma si rendono solo invisibili agli altri. Fratello e sorella stanno passeggiando verso casa, ma lei decide di prendere una scorciatoia ed entrano in un bosco composto di alberi alti e dal tronco grosso, quelli sacri che si vedono spesso nei grandi templi shintoisti, come quello di Ise, il principale santuario dell’arcipelago, non troppo distante da Inabe. Prima di entrare nel bosco vediamo anche la luce del sole filtrata dagli alberi, in questa occasione più splendente, così come il verde degli alberi sembra qui leggermente più vivo. Questi elementi, assieme ad una breve scena dove si vede passare il treno vuoto, dove dovrebbero invece esserci Naoko assieme al suo bambino, ci preparano e sono un preludio alla scena della cascata che i due incontrano nel bosco, momento in cui il mediometraggio svolta, diventando qualcosa di diverso da quello che sembrava essere stato finora.

Anche con un budget e un minutaggio limitato, Fukada è bravo a tratteggiare i dolori familiari e il senso di perdita, qui simbolizzato anche dalla demenza senile della nonna, che molto spesso si abbattono sulle persone comuni ovunque esse vivano, siano le grandi metropoli, le periferie o le campagne.

Matteo Boscarol


Titolo originale:  いなべ (Inabe); regia, sceneggiatura e montaggio: Fukada Kōji; fotografia: Negishi Kenichi; musica: Onogawa Hiroyuki; suono: Miyazaki Yusuke; interpreti e personaggi: Matsuda Hiroaki (Tomohiro), Kurata Ami (Naoko),  Itō Yui (Aki); produzione: Yoshimoto Kōgyō; prima uscita giapponese: 31 marzo 2014; durata: 38’.

 

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