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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

FAREWELL TO DREAM (Yūyake-gumo, KINOSHITA Keisuke, 1956)

SPECIALE KINOSHITA KEISUKE

di Valerio Costanzia

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Farewell to Dream è un tenero e malinconico coming of age sullo svanire delle illusioni giovanili e sulla serena e apparente accettazione della mutevolezza degli eventi i quali, pur nella dolorosa consapevolezza, non fanno venire meno il senso di responsabilità del protagonista nei confronti della famiglia. Sceneggiato da Kusuda Yoshiko, sorella di Kinoshita, il film vede, tra i protagonisti, Kuga Yoshiko nel ruolo di Toyoko, sorella di Yoichi, Mochizuki Yūko nel ruolo della madre e Tōno Eijirō nel ruolo del padre. Oltre ad aver interpretato altre opere di Kinoshita, i tre attori hanno lavorato con altri importanti autori del calibro di Kurosawa, Ozu, Mizoguchi, Naruse, Ōshima. 

Il giovane Yoichi ha vent’anni e lavora con la madre nella pescheria di famiglia anche se, come scopriremo, il suo sogno era quello di diventare un marinaio. In un flashback vediamo il padre Genkichi che, tra mille sacrifici, tenta di far quadrare i conti della pescheria (la guerra e le tasse non hanno fatto altro che peggiorare la loro situazione) aiutato dalla moglie, Oshin; tra i componenti della famiglia spicca la sorella Toyoko, la gelida e opportunista primogenita alla perenne ricerca di un marito ricco da sposare. Oltre ad aiutare i genitori nel negozio, le giornate di Yoichi passano in compagnia del suo fraterno compagno di scuola Seiji Harada con il quale condivide un suo piccolo segreto: dalla propria stanza con un binocolo osserva un salone di bellezza dove c’è una donna della quale è innamorato. Intanto la sorella Toyoko, dopo aver scoperto che il fidanzato, Sudo, non è più ricco (l’attività di famiglia è fallita), lo abbandona per sposarsi con un uomo molto più anziano. Con la morte del padre Genkichi la situazione familiare, già precaria, si complica ancora di più: l’amico Seiji deve trasferirsi con i genitori in un’altra città; la donna di cui si è invaghito, oltre a essere affetta da una grave malattia, sta per sposarsi; la sorella minore Kazue viene affidata allo zio. Yoichi, consapevole della propria situazione, deve dire addio ai suoi sogni: il suo futuro sarà legato per sempre al lavoro in pescheria che accetta con un misto di rassegnazione e responsabilità, meditando su ciò che avrebbe potuto essere e che, mestamente, è stato soltanto un bel sogno, “fugace come nuvole al tramonto”. 

Requiem for a dream

Le nuvole al tramonto – a cui fanno riferimento le didascalie iniziali in apertura – corrispondono alla traduzione del titolo originale Yūyake-gumo. Le aspirazioni di Yoichi sono infatti destinate a dissolversi nello scorrere della vita quotidiana, come delle nuvole inconsistenti. Kinoshita rafforza il concetto della dissoluzione attraverso una serie di panoramiche legate tra loro mediante delle dissolvenze incrociate che sottolineano visivamente lo svanire del sogno. Vale la pena soffermarsi sulla sequenza di apertura che il regista articola, come abbiamo detto, attraverso 6 panoramiche circolari le quali – partendo dal totale della città – si avvicinano progressivamente, di panoramica in panoramica, verso il luogo dove è ambientata la storia (figura 1).  

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Figura 1

Si badi bene che l’avvicinamento viene occultato dalla transizione delle dissolvenze incrociate: a ognuna di esse corrisponde infatti un progressivo restringimento del campo visivo. L’ultima dissolvenza incrociata, che chiude il movimento circolare delle panoramiche, si apre, senza soluzione di continuità, con un carrello in avanti che si avvicina a un personaggio (Yoichi) che, alle spalle alla macchina da presa, guarda verso l’orizzonte mentre la voice over del personaggio stesso ci informa sulla sua identità (figura 2). 

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Figura 2

I due movimenti di macchina, la panoramica e il carrello in avanti, disegnano un cerchio (la grande città in cui si trova la pescheria da cui Yoichi vuole fuggire per costruirsi un futuro diverso) e una retta che, al contrario, vincola e costringe il personaggio al suo destino: il ventenne Yoichi è ormai disilluso, imprigionato a una realtà che immaginava diversa, uno stato d’animo che Kinoshita esaspera grazie al profilmico, collocando il personaggio stretto nel vicolo, aumentando così la sensazione di chiusura. La collocazione del personaggio di spalle (figura 3) è una figura scenica che ritorna più volte nel corso del film: è come se a Yoichi il futuro fosse precluso, un qualcosa che anziché essere in divenire è ormai passato, dietro di lui. Anche in questo caso Kinoshita adotta una soluzione discorsiva originale che ha nello sguardo della semisoggettiva il suo punto di forza. Noi spettatori vediamo Yoichi di spalle che a sua volta guarda un orizzonte a cui anela per emanciparsi dalla sua condizione.      

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Figura 3

To the distant observer

Yoichi è come un osservatore il cui sguardo è marcato segnatamente da una distanza che non è solo spaziale ma anche temporale ed emotiva. A colmare questa distanza, sul piano temporale, sembra porre rimedio il lungo flashback che occupa gran parte del film: a parte il prologo e l’epilogo, la narrazione si svolge infatti 4 anni prima quando il protagonista è ancora uno studente di 16 anni. La sequenza che dà l’avvio al flashback si articola in 4 inquadrature (figure 4 e 5), alcune statiche, altre dinamiche, che mostrano, rispettivamente:

-la sorella inginocchiata, di spalle, intenta a osservare il paesaggio (una semisoggettiva) mentre la macchina da presa avanza verso di lei per poi spostarsi sulla sinistra; 

-lo stacco successivo che si focalizza sulla custodia di un binocolo la cui mano di Toyoko si appresta ad afferrare mentre la macchina da presa ritorna verso la finestra mostrando il paesaggio esterno: si tratta di una soggettiva di Toyoko?

– la terza inquadratura che – mostrando Yoichi di spalle mentre guarda – svela “l’inganno” della precedente inquadratura che, quindi, non è una soggettiva di Toyoko bensì del fratello. Quest’ultima inquadratura segna, contemporaneamente, il salto temporale di 4 anni indietro nel tempo e lo slittamento dello sguardo dalla sorella al fratello. Kinoshita sovrappone i due sguardi: quello della sorella, carico di un’ambizione negativa e opportunistica e, per questo, privo dello statuto discorsivo che possiede la soggettiva (potremmo dire uno sguardo a metà determinato dalla semisoggettiva: è significativo che, in tutto il film, Toyoko, pur essendo presente al centro di diverse sequenze, non sia mai depositaria di uno sguardo in soggettiva) e quello del fratello che, al contrario, è uno sguardo puro e sincero, scevro dalla bramosia della sorella, uno sguardo che non è ancora corrotto dalla dissoluzione del suo sogno.     

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Figura 4

La quarta e ultima inquadratura (figura 5) di questa articolata sequenza è rappresentata da uno stacco sul binocolo, oggetto che, ovviamente, è strettamente legato all’atto di osservare, un prolungamento dello sguardo che consente a Yoichi di evadere dall’ambiente in cui si trova e che il ragazzo vive con costrizione. Il binocolo è la sua finestra sul mondo, l’ultimo capitolo, come recita la voice over, della sua giovinezza, ancora colma di sogni innocenti.   

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Figura 5

Lo sguardo attraverso il binocolo è un rituale voyeuristico (non dimentichiamo che l’oggetto dello sguardo è una donna) che ritorna più volte nel corso film, un leitmotiv ricorrente ed esclusivo, a cui partecipa soltanto, in alcune occasioni, l’amico fraterno Seiji. È significativo che – con il precipitare degli eventi (la donna di cui è innamorato, l’amico, la sorellina Kazue escono di scena, ai quali si aggiunge la morte del padre) anche il binocolo scompaia: adesso lo sguardo di Yoichi è privo di quel prolungamento emotivo e spaziale determinato dalle lenti. Ancora una volta la voice over, dolente e carica di rassegnazione, si fa carico di esternare lo stato d’animo del ragazzo quando la fabula torna al presente della narrazione: “Addio a tutti quelli che ho amato: alla donna del binocolo, alla mia piccola sorella, ai miei amici e ai miei sogni di diventare un pescatore. Addio.”   


Titolo originale: 夕 や け 雲 (Yūyake-gumo); regia: Kinoshita Keisuke; sceneggiatura: Kusuda Yoshiko; fotografia: Kusuda Hiroshi; montaggio: Sugihara Yoshi; scenografia: Hirataka Kazue; musica: Kinoshita Chūji; interpreti: Tanaka Shinji (Yoichi), Mochizuki Yūko (Oshin), Kuga Yoshiko (Toyoko), Tōno Eijirō (Genkichi), Ono Ryōhei (Seiji Harada), Yamada  Isuzu (Kiyo), Nakamura Nobuo (Haruo), Tamura Takahiro (Sudo), Kikuoki Noriko (Kazue); produzione: Shōchiku; durata: 78’; uscita in Giappone: 17 aprile 1956

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