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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

WAY OF LIFE (Ikiteiru no wa himatsubushi, WATANABE Hirobumi, 2023)

FAR EAST FILM FESTIVAL 25

Udine 21 – 29 Aprile 2023

di Claudia Bertolé

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C’è un uomo in una stanza. Che disegna quadri coloratissimi, ispirati, copiati, da capolavori conosciuti oppure no. Giorno dopo giorno riempie le pareti dei suoi disegni, che i parenti e gli amici vengono ad ammirare. A volte fa lunghe telefonate. Ride, scherza, si fa domande. Perché fuori il mondo si è fermato, fuori è il tempo sospeso del Covid.

Durante la pandemia Watanabe Hirobumi decide di riprendere se stesso nella stanza in cui è confinato per via del distanziamento. All’interno del piccolo spazio il regista fa lunghe telefonate a Bang Woohyun, il suo direttore della fotografia coreano, fa un po’ di ginnastica, soprattutto realizza disegni dalle ispirazioni più varie (Basquiat, Chagall, Van Gogh…) che vanno man mano a ricoprire le pareti della camera. L’ultima parte del film ‘esce’ dai confini del piccolo spazio e documenta il processo creativo applicato al cinema: si tratta infatti della realizzazione di una specifica sequenza di Techno Brothers, il suo ultimo film.

Una radio fuori campo che trasmette notizie sulla pandemia introduce il documentario, un po’ come una voce fuori campo dava conto del ‘virus dei cent’anni’  nel film The Lonely 19:00 di Sono Sion del 2020. Anche nel film di Sono – fantascientifico e dalle atmosfere post-apocalittiche –, subito dopo, la scena si spostava in una casa abitata dall’unico sopravvissuto alla propria famiglia, Otomi, con riprese in un rigoroso (e cupo) bianco e nero. Altra riflessione sulla (o a partire dalla) tragedia della pandemia è stato il film di Iwai Shunji The 12 Day Tale of the Monster that Died in 8 (2020), un piccolo film di fantascienza minimalista, realizzato a distanza, con collegamenti online. 

Il documentario di Watanabe mi ha fatto ripensare agli altri due film che, se pur molto diversi, sono allo stesso modo riflessioni ispirate dallo scenario di una tragedia mondiale. Il film di Sono si concentrava sull’alienazione e sulla solitudine di una vita senza sentimenti, mentre Iwai raccontava una fiaba surreale piena di speranza. Watanabe, invece, fa del suo documentario durante il periodo del lockdown una riflessione sul proprio processo creativo. A partire da una camera fissa e da riprese in bianco e nero, intesse un’interazione di parole, musica e colore che ci lascia gettare lo sguardo dentro la ‘stanza’ delle sue creazioni. Non manca la sua consueta ironia e il mix è convincente: dai fiumi di parole che riversa nel telefono chiacchierando con l’amico coreano – sul viaggio rimandato a Udine, sulla possibile cura al Covid che Bill Gates potrebbe trovare, sulle strategie dei governi nell’affrontare la crisi – ai silenzi verbali nei quali interviene la colonna sonora realizzata dal fratello, Watanabe Yūji (la composizione principale è una melodia dei Moments Musicaux di Schubert), fino allo strabordare del colore che riempie le tavole, per concludere con gli ultimi passaggi nei quali svela la propria attitudine nel momento delle riprese di Techno Brothers.

I personaggi che sfilano sono quelli conosciuti: la famiglia, Riko, la bambina che appare spesso nei suoi film, gli attori dell’ultima opera.  Il regista ‘evade’ dalla stanza chiusa e dalle restrizioni – tornano inquadrature già presenti in altre opere di nuvole nello spazio aperto – attraverso un salvifico processo creativo che raggiunge il suo massimo compimento nella lavorazione di Techno Brothers, e che ci viene svelato attraverso la ripetizione delle scene, il rapporto con gli attori, la ricerca della ripresa ai suoi occhi perfetta. 

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Titolo originale:  生きているのはひまつぶ(Ikiteiru no wa himatsubushi); regia: Watanabe Hirobumi; sceneggiatura: Watanabe Hirobumi; fotografia: Watanabe Hirobumi; musiche: Watanabe Yūji; interpreti: Watanabe Hirobumi, Watanabe Yūji, Bang Woohyyun, Watanabe Hideki, Watanabe Akemi, Hisatsugu Riko, Yanagi Asuna, Kurosaki Takanori, Iso Kiyotaka, Watanabe Yuichiro; produttori: Watanabe Hirobumi, Watanabe Yūji, Watanabe Hideki, Watanabe Akemi;  prima uscita in Giappone: TBA; durata: 87’.

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