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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

L’ANGUILLA (Unagi, IMAMURA Shōhei, 1997)

Speciale Kōji Yakusho – Miglior attore Cannes 2023

di Paolo Torino

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Il 1997 è l’anno in cui il cinema giapponese si riaffaccia con prepotenza in occidente. Hana-Bi (1997) di Kitano vince il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia e Unagi di Imamura la Palma D’oro al Festival del cinema di Cannes, ex-aequo con Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami. Proprio la palma d’oro nipponica mescola con maestria suggestioni oniriche a slice of life, con il protagonista Yamashita Takuro (Kōji Yakusho) che è il perfetto anfitrione – passa dall’ingenuità infantile alla furia omicida con un cambio di sguardo, nonostante la maschera d’apatia – per un racconto del genere.

Yamashita Takuro è un colletto bianco e tornando da lavoro scopre che sua moglie lo tradisce. In preda a un attacco d’ira, accoltella a morte quest’ultima e tenta di ammazzare il suo amante, per poi costituirsi. Durante il periodo di detenzione stringe un rapporto morboso con un’anguilla, che scandirà il tempo della sua libertà vigilata fungendo da confidente e da alter ego. Infine, in un vortice hitchcockiano, si innamora di Keiko Hattori (Shimizu Misa), una donna dalle fattezze simili alla sua ex-moglie. Da qui, gli eventi capitoleranno…

L’opera si apre con un totale sulla metropoli, su cui è sovrimpressa una data: 1988, ovvero l’anno del boom economico giapponese (fig.1). 

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Fig. 1

Subito dopo vediamo il protagonista abbandonare il paesaggio artificiale, composto per lo più da cemento, vetro e ferro, per tornare alla sua abitazione di campagna, dove consumerà l’efferato delitto che gli costerà la prigionia. In pochi secondi Imamura abbandona l’ideologia di una nazione che si crogiola nel proprio splendore economico e si concentra sulla ruralità giapponese e sui suoi protagonisti, spesso ai margini della metropoli.  Questo cambio repentino di scena colpisce anche Takuro che da colletto bianco si ritrova a essere prima un omicida – quasi come se il lavoro nella grande città lo avesse alienato alla stessa maniera del protagonista di Tetsuo (1989) -, poi un galeotto e poi un barbiere di periferia dopo pochi minuti di film. 

Il rapporto che il protagonista stringe in carcere con l’anguilla, può essere visto in vari modi: il primo, quello più esplicito, è che l’animale sia un’estensione, un alter ego di Takura. Quest’ultimo ha cura dell’anguilla, le parla, la tiene con sé in negozio e il regista ci suggerisce questo rapporto attraverso una serie di campi/controcampi dal punto di vista dell’acquario; sovrimpressioni oniriche in cui il personaggio interpretato da Kōji Yakusho viene simbolicamente divorato dall’animale (fig.2) e accostamenti tra il ciclo riproduttivo dell’anguilla e quello del personaggio (entrambi viaggiano e affrontano ostacoli per prendersi cura di un figlio che non è proprio). 

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Fig. 2

L’altro modo in cui può esser letto, invece, è come prolungamento della virilità del protagonista: nel momento in cui quest’ultimo stringe il proprio rapporto con l’animale, si comporta come se fosse un uomo totalmente rinato. Socializza, si innamora di Keiko, copula con lei e la difende fisicamente dall’ex-marito, come se avesse perso quell’alone di inettitudine che lo circonda durante la prima parte del film. E il volto di Kōji è la perfetta maschera dell’inettitudine, attraversata da un’apatia perenne che resiste anche ai momenti più emotivamente sconcertanti. 


Titolo originale: うなぎ (Unagi); regia: Imamura Shōhei; soggetto: dal romanzo di Yoshimura Akira, Hakogu; sceneggiatura: Imamura Shōhei, Tengan Daisuke, Tomikawa Motofumi; musica: Ikebe Shinichirō; fotografia: Komatsubara Shigeru; montaggio: Okayasu Hajime; interpreti: Kōji Yakusho (Yamashita Takuro), Shimizu Misa (Hattori Keiko), Baishō Mitsuko (Nakajima Misako), Tokita Fujio (Nakajima Jiro), Aikawa Shō (Nozawa Yuji); produzione: Shōchiku; durata: 117’; uscita in Giappone: 24 Maggio 1997.

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