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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

CONNECT (id., MIIKE Takashi, 2022)

Disponibile su Disney +

di Dario Tomasi

miike-connect

Avvezzo alle serie TV, come non ricordare almeno l’MPD Psycho in sei puntate del 2000 e il fatto che il suo nome appaia in vesti diverse in ben sette opere seriali realizzate negli ultimi cinque anni, Miike Takashi trae dall’omonimo webtoon di Shin Dae-sung il suo Connect, presentato al Festival di Busan e primo drama sudcoreano realizzato da un regista giapponese, quasi a seguire le orme cinematografiche di Koreeda Hirokazu e del suo Broker.

Dong-soo è un giovane connect, il cui corpo ha il potere di rigenerarsi ogni volta che viene ferito o che ne è amputata una sua parte.  Catturato da una banda di trafficanti d’organi, il suo occhio destro è trapiantato nell’orbita di Jin-seok, un serial killer malato terminale. In conseguenza a ciò, Dong-soo può, in determinate occasioni, vedere ciò che vede Jin-seok, divenendo testimone degli efferati crimini di quest’ultimo. Aiutato da un’aspirante scrittrice, I-rang, alla ricerca di leggende metropolitane, Dong-soo si metterà alla caccia del serial-killer. 

In un cromatismo lisergico che è tutto un tripudio di labbra quasi sempre viola e cieli a volte verdi, con scatti di colore che segmentano la continuità dei piani come effetti di montaggio, Connect conferma l’irrequietezza formale e stilistica di un regista incapace di adagiarsi sulle forme di rappresentazione dominanti e teso a dare alle sue storie fantastiche un’espressione altrettanto straordinaria. Certo Miike non è più quel “proletario” del cinema che era negli anni Ottanta e Novanta, così come lo chiamavamo in Anime perdute. Il cinema di Miike Takashi (Museo Nazionale del Cinema, Il Castoro, 2006), libro curato da me, Stefano Boni con la collaborazione del gruppo neo(N)eiga (da cui poi figliarono la prima e la seconda équipe di Sonatine). E del resto chi allora avrebbe immaginato di vedere un suo film nel catalogo Disney? Nonostante ciò, il suo lavoro continua ad essere più che degno di attenzione, come conferma questa serie che ripropone del “vecchio” Miike la sofferta partecipazione al destino dei “diversi” (quali in effetti sono i connects) e la costruzione di personaggi che da semplici attanti di un film d’azione diventano, soprattutto, delle “anime ferite”, come, innanzitutto, testimoniano i frequenti flashback soggettivi del protagonista, che ricorda la ragazzina la quale, assistendo al magico ricomporsi del corpo di Dong-soo bambino dopo un incidente, lo chiamò “mostro”. Del resto, i personaggi di Miike non hanno quasi mai una sola faccia: il killer è anche un esteta, che imbalsama i cadaveri delle sue vittime, li espone come fossero delle opere d’arte e, come se non bastasse, un malato terminale. Dal canto suo I-rang non è solo un’aspirante scrittrice, ma anche, a sua volta, un’altra connect, che si contrapporrà alle scelte del protagonista: se questi ha deciso di nascondersi per tutta la vita, lei, al contrario, farà coming out, tesa a cambiare, anche ricorrendo alla forza, un mondo che non accetta il diverso. Senza poi dimenticare il personaggio del detective Choi, l’unico insieme al suo collega ad avere una dimensione realistica, e nello stesso tempo letteraria, tanto da sembrare uscito da Delitto e castigo di Dostoevskij, o, se preferite, da Pickpocket di Bresson. Vale in conclusione la pena di citare il gioco intertestuale delle autocitazioni di Audition (il sacchetto delle immondizie che si agita, il cinema dove si è svolta un’audizione), di Love Exposure (le immagini religiose) e la splendida e apocalittica penultima inquadratura il cui orrore ha il sapore delle più belle e intense immagini del cinema di Kurosawa Kiyoshi. 


Titolo originale: 커넥트 (Keonekteu); regia: Miike Takashi; soggetto: dal webtoon Shin Dae-sung; sceneggiatura: Nakamura Masaru, Ha-dam; musica: Sim Hyeon-jeong; interpreti e personaggi; Jung hae-im (Ha Dong-soo), Go Kyung-pyo (Oh Jin-seok), Kim Hye-jun (Lee I-rang); Kim Roi-ha (detective Choi); produzione: Studio Dragon; durata: 6 episodi di 45’; prima uscita: 7 dicembre su Disney+.

 

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