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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

CARMEN FALLS IN LOVE (Karumen junjō su, KINOSHITA Keisuke, 1952)

SPECIALE KINOSHITA KEISUKE

di Claudia Bertolé

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A differenza di Carmen Comes Home del 1951, girato a colori, e di cui rappresenta il seguito ideale, in Carmen Falls in Love, o Carmen’s Innocent Love, le riprese sono in bianco e nero e il regista fa largo uso di angolazioni oblique, che conferiscono all’opera un’atmosfera espressionista. Takamine Hideko, nella parte della protagonista, si conferma eccezionale nel disegnare un personaggio femminile composito, a tratti deciso e sprezzante, ma anche solare e ingenuo.

La vita di Carmen e Akemi a Tokyo non è facile: la prima si esibisce come strip dancer in un locale, con un numero ispirato alla Carmen di Bizet, la seconda non riesce a trovare lavoro perché si deve occupare della figlia neonata, Urara, dopo essere stata lasciata dal padre della piccola, un attivista di sinistra. Le due donne decidono di abbandonare la bambina davanti alla casa di una famiglia benestante, i Sudō, ma prese dai sensi di colpa tornano indietro. Entrano così in contatto con i bizzarri componenti della famiglia e i loro conoscenti: il figlio Hajime, artista e donnaiolo, di cui Carmen finirà per innamorarsi, la fidanzata Chidori e soprattutto la madre di quest’ultima, una donna decisa a intraprendere la carriera politica con un programma favorevole al riarmo del Giappone, poi anche l’ex di Hajime che ha avuto un figlio da lui, e una domestica ossessionata dalla bomba atomica. 

Kinoshita realizza il film dopo aver trascorso nove mesi in Francia ed aver conosciuto il proprio idolo, René Clair. Carmen Falls in Love è una commedia satirica, a volte giocata sugli equivoci, nella quale il regista non manca di  porre attenzione, con senso critico, ai segnali di un’inquietudine sociale profonda. Il contesto è quello del Giappone del dopoguerra, in un clima nel quale i valori morali sono mutati, così come la situazione sociale e politica. Il personaggio di Kumako, madre di Chidori e aspirante politica, che si batte perché il Giappone recuperi il proprio onore e le proprie tradizioni scegliendo la via della riorganizzazione armata, viene spesso inquadrata con primi piani al limite del deformante o ripresa in prolungati momenti di prova dei propri deliranti comizi, e si affianca alle riprese di cortei di donne e madri che inneggiano alla pace. 

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Le angolazioni di ripresa, oblique in maniera insistita, rendono la visione di un mondo che appare per diversi aspetti privo di equilibrio, e al tempo stesso modellano la percezione di un personaggio che sembra cogliere messaggi distorti dall’ambiente che lo circonda: Carmen vive con ingenua determinazione il proprio sogno artistico, così come quello d’amore, in un rapporto con la realtà che appare spesso deformato. In apertura si dimostra decisa nei confronti dell’amica, che convince ad abbandonare la figlia neonata perché: «Non puoi contare su nulla. Devi farcela da sola», poi si entusiasma all’eccesso per la scoperta di quella che interpreta come un’affinità artistica con Hajime, lasciandosi coinvolgere e attirando su di sé nuove sofferenze, ma sempre ostinata e convinta. In occasione di un incontro con Akemi, la vediamo arrivare e ingurgitare del cibo che ha portato per l’amica, in un approccio ‘divorante’ della vita. 

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Il film si sofferma sulle due donne, sulle loro difficoltà, e in generale sull’emancipazione femminile del dopoguerra. Akemi non riesce a trovare lavoro per via della figlia piccola e in alcuni momenti non esclude di doversi persino prostituire per riuscire a sopravvivere. Emblematicamente, nel momento in cui durante il proprio numero di varietà Carmen rifiuterà di spogliarsi in pubblico e verrà malmenata e poi licenziata dall’organizzatore, sarà Akemi a saltare letteralmente sul palco, con Urara sulle spalle, per difenderla, venendo a sancire una sorta di sorellanza nella battaglia contro i soprusi. Una strada sicuramente lunga da percorrere, ma, come dirà Carmen in maniera quanto mai evocativa: «Domani è un altro giorno».

Una serie di personaggi, come accennato, ruotano attorno a Carmen e Akemi: Hajime e gli amici ‘artisti’, la fidanzata Chidori con la madre esaltata che vuole entrare in politica, i genitori di Hajime che si propongono come una coppia di benestanti insensibili e chiusi nel loro mondo, la ex di Hajime, Hosoi, che lo ricatta per via del figlio che ha avuto da lui, e infine la domestica della famiglia Sudō, una donna le cui interazioni sono spesso spunto per soluzioni comiche, ma la cui ossessione per la bomba atomica, alla quale non perde occasione per fare riferimento, è un continuo rimando a una ferita profonda.


Titolo originale: カルメン純情す (Karumen junjō su). Regia: Kinoshita Keisuke; sceneggiatura: Kinoshita Keisuke; fotografia: Kusuda Hiroshi; montaggio: Sugihara Yoshi; musica: Kinoshita Chūji, Mayuzumi Toshirō; interpreti e personaggi: Takamine Hideko (Carmen), Wakahara Masao (Sudō Hajime), Awashima Chikage (Satake Chidori), Kobayashi Toshiko (Akemi), Miyoshi Eiko (Satake Kumako),  Higashiyama Chieko (domestica), Kitahara Mie (Hosoi); prodotto da: Ogura Takeshi. Uscita in Giappone: 13 novembre 1952. Durata: 103’.

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