BABY ASSASSINS (Beibī warukyūre, SAKAMOTO Yugo, 2021)
Japanese Film Festival Online 2024
di Paolo Torino
Baby Assassins poggia lo sguardo sulla generazione di adolescenti giapponesi. Per la precisione su due adolescenti in particolare: Mahiro e Chisato. Queste ultime sono liceali che, come tutti i loro coetanei, affrontano i problemi che la vita adolescenziale pone. C’è una sola differenza però: entrambe sono assassine professioniste. È su questo mix che Sakamoto Yugo basa la sua opera, a tutti gli effetti un coming of age dai toni ultra pop.
Chisato e Mahiro sono due ragazze adolescenti. Entrambe sono delle assassine che, su consiglio del loro datore, dovranno integrarsi nella società nipponica e cercare un’alternativa a questo lavoro. Le due protagoniste proveranno con tutte le loro forze a introdursi nel mondo del lavoro. Tutto sembra filare liscio, fino a quando la Yakuza non incrocia il loro cammino.
Il film si apre con la sequenza che vede Mahiro a colloquio con un uomo. Quest’ultimo legge il suo curriculum, le chiede quali siano le sue “skills” e in che modo possano tornare utili al suo negozio. Quando il discorso devia sul termine ‘streamer’, la deride. La deride perché ritiene che filmarsi mentre si gioca ai videogames non sia un’attività abbastanza dignitosa da poter essere annoverata alla voce “lavoro”. Chiaramente l’uomo finirà ucciso dalla protagonista. È in questo scambio di battute iniziali che si nasconde il fulcro di Baby Assassins: la Gen Z che fatica a trovare il suo posto nel mondo. In questo senso sono particolarmente efficaci le interpretazioni di Takaishi Akari e Izawa Saori, in grado di dare ai loro personaggi connotazioni da adolescenti annoiate ma piene d’energie, saccenti ma curiose, timide ma grintose, inserite nella società ma alienate da essa.
Per quanto concerne la regia, Sakamoto riesce a mettere in scena il microcosmo in cui vivono le due protagoniste. Microcosmo che in realtà assomiglia a un vero e proprio spazio liminale posto a metà tra la società nipponica e la società invisibile degli assassini. Questo spazio è l’appartamento che le due protagoniste condividono, spesso inquadrato con dei totali che restituiscono allo spettatore l’humus culturale in cui sono germogliate le personalità dei due personaggi. Un appartamento che assurge a manifesto generazionale: la libreria piena di manga, videogiochi e action figure rappresenta quella che è ormai una cultura glocale, soprattutto tra i più giovani. Ma la regia di Sakamoto non si limita solo a questo. Le scene d’azione, infatti, sono un po’ il fiore all’occhiello dell’opera che, quando riesce a far meno della CGI, regala piani sequenza in grado di riportare alla mente opere come The Killing Game (Tōru Murakawa, 1978) o il più recente John Wick (Chad Stahelski, 2014). Certo, rispetto ai due film citati, Baby Assassins ha dalla sua una concezione del corpo diversa, visto che nonostante le percosse, le ferite e gli spari, questi sembrano non avere ripercussioni tangibili e anzi, si ha la sensazione che i corpi stessi siano fatti di plastica. Ma dopotutto Baby Assassins è soprattutto una commedia che, nel suo piccolo, riesce ad alternare momenti comici all’azione grazie a battute a effetto. Una di queste è: «Perché dobbiamo trovare un lavoro!? Siamo assassini proprio perché non vogliamo lavorare!». Una battuta che nasconde anche un disagio generazionale, che è quello della difficile integrazione in una società che spinge i giovani a restare sul perimetro di essa. Anche se l’happy ending di Baby Assassins riesce ad addolcire la pillola.
Titolo originale: ベイビーわるきゅーれ; regia: Sakamoto Yugo; interpreti: Takaishi Akari (Sugimoto Chisato), Izawa Saori (Fukagawa Mahiro); sceneggiatura: Sakamoto Yugo; montaggio: Sakamoto Yugo; fotografia: Ijū Moritada; durata: 95’; prima uscita in Giappone: 30 luglio 2021.