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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

YOUR EYES TELL (Kimi no mega toikaketeiru, MIKI Takahiro, 2020)

Sonatine Contemporanea

di Paolo Torino 

1-7

L’opera di Takahiro Miki sembra calarsi perfettamente nella media dei melodrammi giapponesi odierni. Ci sono tutti gli elementi per far sì che la storia possa incanalarsi sui binari delle emozioni e strappare allo spettatore la giusta dose di lacrime: una regia mimetica, un protagonista in conflitto con la legge e una co-protagonista alle prese con la sua disabilità. Il film sarà nelle sale italiane dal 7 al 9 aprile grazie a una collaborazione tra Dynit e Adler. 

Your Eyes Tell mette in contatto fin da subito due mondi totalmente opposti: Rui è un kickboxer dal passato turbolento e Akari una giovane ragazza il cui destino è stato segnato da un incidente stradale che le ha portato via i genitori e la vista. Entrambi sono alla disperata ricerca di un posto in prima – ma anche seconda, terza o quarta – fila nella società giapponese, e durante quest’affannosa scalata si accorgeranno di essere non solo fatti l’uno per l’altra, ma anche connessi prima ancora di essersi conosciuti.  

La regia di Miki, come sopracitato, riesce a mimetizzarsi al racconto. Mimesi dovuta probabilmente alla natura del film stesso: Your Eyes Tell fa sì che lo spettatore si concentri principalmente sulla storia. La camera, infatti, è quasi sempre fissa o relegata a pochissimi movimenti, nonostante la presenza di alcune sequenze su un ring di kickboxing. Sono proprio queste ultime sequenze, però, a mettere in evidenza il leitmotiv del ralenti, l’unico elemento che drammatizza – o quantomeno, cerca di drammatizzare – le singole inquadrature. Il ralenti, infatti, è presente quando è presente il dramma: nella scena clou in cui viene rivelato il plot twist del film e nel momento in cui il protagonista riesce a superare le difficoltà in combattimento. Questa strategia, però, rischia di svuotare l’opera da quella dolcezza di fondo accennata dai personaggi in favore di un cinico tearjerking che svilisce anche la struttura narrativa. Infatti se nella prima parte della storia Your Eyes Tell lavora di sottrazione (es. alcuni dettagli sulla caratterizzazione dei protagonisti sono omessi e lasciati all’interpretazione dello spettatore), nella seconda metà abbonda di eventi, spiegazioni, colpi di scena atti a sovraccaricare il livello di drammaticità e quindi svuotarlo. 

I personaggi, invece, si completano a vicenda. Rui e Akari appartengono a due mondi diversi, come evidenzia anche la fotografia: il protagonista, infatti, è spesso accompagnato da colori tenebrosi a differenza della controparte femminile, irradiata da luce, gialli e colorimetrie luminose. Anche il lavoro della regia sulle mani aumenta la sensazione di complementarità che intercorre tra i due personaggi. La manualità di Akari, infatti, viene spesso associata alla creazione (di un’immagine proiettata, di un testo, di una scultura), totalmente in antitesi con la vena violenta e distruttiva di Rui. Il finale salvifico avvicinerà i due mondi, il tutto con il mare sullo sfondo. Lo stesso mare liberatorio che ha accompagnato un pezzo importante di cinema giapponese. 


Titolo originaleきみの瞳(め)が問いかけている (Kimi no Mega Toikaketeiru); regia: Miki Takahiro; sceneggiatura: Toyone Yūichi; fotografia: Komiyama Mitsuru; montaggio: Yanagisawa Tatsuya; personaggi e interpreti: Yokohama Ryūsei (Shinozaki Rui), Yoshitaka Yuriko (Kashiwagi Akari); produzione: Dragonfly Entertainment, Hachinoji; uscita in Giappone: 23 ottobre 2020; distribuzione: Gaga; distribuzione italiana: Dynit; durata: 123’.

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