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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Terumae romae (テルマエ・ロマエ, Thermae Romae)

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Terumae romae (テルマエ・ロマエ, Thermae Romae). Regia: Takeuchi Hideki. Sceneggiatura, Muto Shogo. Soggetto: dal manga di Yamakazi Mari. Sceneggiatura: Mutō Shōgo. Musica: Sumitomo Norihito. Interpreti:Abe Hiroshi, Ichimura Masachika, Kitamura Kazuki, Ueto Aya, Shishido Kai, Sasano Takashi, Takeuchi Riki. Produzione: Toho. Durata: 108′. Uscita nelle sale giapponesi: 28 aprile 2012.
Link: Sito ufficialeMark Schilling (Far East Film Festival)
Tratto dal fumetto di Yamazaki Mari che ha venduto oltre cinque milioni di copie in Giappone, Thermae Romae, prima internazionale al Far East Film Festival, è una commedia fantastica che assume il tenore del peplum, del film storico ambientato nell’antichità in cui le scene di massa e la ricostruzione scenografica, svolgono un ruolo di primo piano. Lucius è un architetto romano che vive ai tempi dell’imperatore Adriano, il quale lo richiamerà al suo servizio per farsi costruire dei bagni. Immerso nella vasca, viene risucchiato in un tunnel che lo conduce dall’antica Roma al moderno Giappone, epoca dalla quale coglierà molti suggerimenti per il suo lavoro. Il viaggio nel tempo è spunto per una serie di situazioni estremamente comiche e puntuali. Lucius, interpretato da Abe Hiroshi, ha dei lineamenti non nipponici (nihonjinbanare) e quando affiora come un’antica divinità dalla moderna vasca da bagno di una casa giapponese, nota subito la fisionomia degli indigeni che la abitano, definiti da lui “facce piatte”. Qui conoscerà la bella disegnatrice di manga che è attratta dalle sue forme classiche, la quale come secondo lavoro vende arredamenti sanitari: vera e propria occasione per il protagonista di carpire i segreti dell’idraulica e del design da importare nella propria epoca e soddisfare quindi i gusti dell’imperatore. Gli equivoci generati da un tale pretesto narrativo sono molteplici: nella contemporaneità osserva rotoli di carta igienica decorati e li scambia per lunghe pergamene, documenti storici da decifrare; la tavoletta del water si alza automaticamente e lui s’immagina il lavoro degli schiavi che tirano corde e faticano per l’adeguato funzionamento di una tale ingegneria, o li vede che soffiano in lunghi tubicini per alimentare le bolle nell’idromassaggio. Il sistema di lavaggio incorporato nel water, subito lo sorprende e poi gli fa provare un piacere idilliaco restituito dalle immagini di un prato in fiore, in cui lui, rannicchiato, si commuove, in una facile e diretta allusione alla sfera sessuale.
La lettura ironica del genere mette in scena personaggi caricaturali e svolge anche una funzione critica di una consumistica società contemporanea colta attraverso gli sbalorditi occhi dell’uomo antico. La cultura giapponese del bagno, quella più sviluppata al mondo, si incontra con l’antica tradizione termale d’occidente, ma non solo. Il film infatti è girato in parte a Cinecittà e impiega comparse non orientali: la ricostruzione storica, i costumi, la fotografia che a tratti, assume colori marcati e artificialmente d’epoca, sono alcuni degli elementi che caratterizzano in termini stilistici la pellicola. Altro punto d’incontro fra l’Italia e il Giappone è la musica impiegata come colonna sonora portante che spazia da Verdi a Puccini e che promuove un’alternanza di toni volta a coinvolgere lo spettatore nel dinamismo delle gag, nell’intento parodistico del genere e quindi nel citazionismo, in un film che è prima di tutto un’opera di spassoso intrattenimento. [Davide Morello]
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