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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Hallo! Jun’ichi (ハロー ! 純一 , Hello! Jun’ichi )

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Hallo! Jun’ichi (ハロー!純一 , Hello! Jun’ichi). Regia: Ishii Katsuhito, Kawaguchi Kanoko, Yoshioka Atsushi. Sceneggiatura: Yoshioka Atsushi, Kawaguchi Kanoko (da un romanzo di Ishii Noriko); Interpreti: Kabe Amon, Mitsushima Hikari, Ikewaki Chizuru, Gashūin Tatsuya, Morishita Yoshiyuki, Aoshima Kōta, Hotta Yōhei, Morita Yoshiyuki, Sasaki Rio, Ōshima Kōta; Produttore: Momotake Raita per Nice Rainbow; Durata: 90’. Uscita nelle sale giapponesi: 15 febbraio 2014.
Proiettato in Italia in occasione del 16° Far East Film Festival.
Links: Trailer Mark Schilling

Jun’ichi è un bambino di nove anni timido e pauroso, innamorato di una compagna che gli ha prestato una gomma a forma di coniglietto. Tra varie vicissitudini, lui e un gruppetto di coetanei (il grosso e forzuto, l’intellettuale benestante, il belloccio già interessato alle donne, la bimba che vuole diventare una idol e quello introverso tormentato dalle liti tra i suoi genitori) decidono di fare un concerto per festeggiare il compleanno della madre di uno di loro. Per la riuscita dell’impresa saranno determinanti anche i consigli del nonno di Jun’ichi, l’aiuto di una irriverente tirocinante, di un professore tanto brutto e goffo quanto amorevolmente dedito all’educazione dei suoi ragazzi, e infine di un musicista. Grazie a loro, Jun’ichi trova gradualmente il coraggio di affrontare la vita.
L’eclettico Ishii Katsuhito, dopo gli esordi pulp, una collaborazione con Tarantino (sua la direzione artistica dello spezzone animato dedicato a O-ren Ishii in Kill Bill), serie tv, film d’animazione, il sorprendente The Taste of Tea, gli esperimenti avant-pop di Funky Forest e, tanto per non farsi mancare nulla, un fedele remake di un film di Shimizu Hiroshi del 1938 e Smuggler, una storia di sapore yazuka, si cimenta in questo piccolo film dalla confezione televisiva e rivolto a una platea infantile. In realtà Ishii figura come co-regista insieme a Kawaguchi Kanoko e Yoshioka Atsushi, a quanto ci risulta due attori scelti tra i partecipanti a un workshop tenuto dallo stesso regista; e il film, girato con la collaborazione della popolazione della città di Narita, ha tutta l’aria di un divertissement estemporaneo e nulla più. Soprattutto, esso suscita qualche dubbio circa la reale entità dell’apporto di Ishii stesso.
L’impronta del regista si vede più che altro nell’utilizzo di alcuni suoi attori feticcio come Gashūin Tatsuya e Morishita Yoshiyuki, che incarnano ciascuno gli archetipi che solitamente il regista riserva loro, rispettivamente il ruolo del personaggio eccentrico e quello dello sfigato. In misura minore, nel ricorso a scritte e disegni in sovrimpressione con effetto “gessetto” (che oltre al mondo scolastico richiamano le animazioni dal tratto ruvido che spesso colorano le opere di Ishii), ad alcune scene surreali in perfetto stile manga e, infine, al personaggio di Mitsushima Hikari che interpreta la tirocinante cool e sboccata che rimanda all’immaginario pulp dei primi film del regista. Per il resto, la messinscena è spesso anonima, le inquadrature trasmettono trasandatezza, quando non incertezza in alcune scelte apparentemente immotivate (perché quella ripresa in campo lungo a inizio film?), il montaggio fa un uso abbondante e piuttosto elementare del flash-back in chiave didascalica, i personaggi sono tutti plasmati su archetipi particolarmente abusati nel mondo del manga, e la chitarra acustica del commento sonoro è a dir poco stucchevole.
Da un punto di vista formale, spicca unicamente la scena in cui Jun’ichi va a chiedere al chitarrista se può prestare a lui e ai suoi amichetti la sua sala prove, con le voci dei ragazzini fuori campo (poiché nascosti al di sotto del quadro, al cui centro è collocata la finestra dalla quale si vede l’uomo), i quali, dopo aver decretato che sia il timido Jun’ichi a chiedere il permesso al musicista, si domandano dove si sia cacciato il protagonista del film finché non lo si vede comparire improvvisamente nel quadro, all’interno della finestra. Si tratta di un momento chiave all’interno della storia in quanto è quello in cui il bambino manifesta finalmente il coraggio e lo spirito d’iniziativa che gli mancano, e viene giustamente sottolineato con una maggiore attenzione nella costruzione della scena.
Per tutto il resto, credo che Hello! Jun’ichi vada preso per quel che è: un film sull’infanzia ma soprattutto per l’infanzia, senza troppe pretese se non quella di divertire i più piccoli. Tutto sommato godibile, ma non aspettatevi Kikujiro o I Wish, né qualcosa che si avvicini minimamente ai risultati migliori ottenuti dal regista nell’arco della sua carriera.  [Giacomo Calorio]

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