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SONATINE CLASSICS

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Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Kaze ni tatsu raion (風に立つライオン, Lion Standing Against The Wind)

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Kaze ni tatsu raion (風に立つライオン, Lion Standing Against The Wind). Regia: Miike Takashi. Soggetto: dal romanzo di Sada Masashi. Sceneggiatura: Saitō Hiroshi. Fotografia: Nobuyasu Kita. Tema originale: Sada Masashi. Musica: Endō Kōji. Interpreti: Osawa Takao, Ishihara Satomi, Maki Yōko, Suzuki Ryōhei, Hagiwara Masato, Ishibashi Renji .Produttore: Fujimura Naoto. Durata: 139’. Uscita nelle sale giapponesi: 14 marzo 2015.
Link: Sito ufficialeTrailer (Youtube)

Shimada Kōichirō (Osawa Takao), giovane dottore giapponese noto per la sua giovialità, lavora all’ospedale universitario di Nagasaki. Nel 1987 viene inviato in un centro di ricerca e assistenza medica in Kenya. Kōichirō, che aveva deciso di diventare medico leggendo la biografia di Albert Schweitzer, è felice di partire. Chiede a Takako (Maki Yōko) di unirsi a lui come compagna di vita e di partire insieme ma all’ultimo minuto lei rinuncia per prendere il posto del padre, medico condotto in una sperduta isoletta del sud del Giappone.
Arrivato in Kenya, Kōichirō sprizza entusiasmo da tutti i pori ma quando viene inviato per un mese in un ospedale della Croce Rossa per i feriti di guerra si scontra con una realtà tragica. Dopo lo shock iniziale, rientra al centro di ricerca e chiede addirittura di tornare all’ospedale della Croce Rossa, dove inizia a prodigarsi per i tantissimi bambini vittime di sparatorie ed esplosioni. Ad aiutare l’equipe medica arriva poi Wakako (Ishihara Satomi), una esperta infermiera giapponese, con la quale, dopo qualche scontro iniziale, Koichiro instaura un rapporto di reciproco rispetto. 
Un giorno viene trasportato all’ospedale Ndung’u, un soldato bambino, con ferite di arma da fuoco e segni di uso di droghe. Ndung’u ha visto massacrare la propria famiglia e non comunica con nessuno. Lentamente Koichiro fa breccia nelle ferite dell’animo di Ndung’u e instaurerà con lui un rapporto speciale.
Il dottor Shimada è una figura vera di medico giapponese che andò a lavorare come volontario in Kenya. A quanto pare la sua storia ispirò una canzone allo scrittore Sada Masashi. Sempre secondo la vulgata, l’attore Osawa Takao – già noto come protagonista dei serial tv Jin, dove impersonava un medico che per uno sbalzo temporale finiva nell’epoca Edo e cercava di introdurre la medicina moderna – si è innamorato della storia raccontata dalla canzone e ha convinto Sada a trasformarla in un romanzo/soggetto per un film prodotto da NTV (Nippon Television). In particolare nella seconda parte, il film introduce interviste a conoscenti e amici di Shimada, per aumentare l’impatto del ritratto di quello che sembra quasi un santo laico. La canzone che ha innescato il processo è basata sull’ultima lettera che Shimada scrive a Takako, quando ormai le loro storie hanno preso destinazioni diverse.
Per quale ragione questa vicenda e un soggetto del genere siano arrivati a Miike, non si spiega se non per motivi prettamente economici. In precedenza, altri registi con un passato in qualche modo iconoclasta e/o trasgressivo avevano provato a fare un film di puri sentimenti completamente mainstream. Penso per esempio al (brutto) Yomei ikkagetsu no hanayome (April Bride, 2009) di Hiroki Ryūichi e soprattutto all’interessante Chanto tsutaeru (Be Sure to Share, 2009) di Sono Sion. Qua però siamo a un livello ancora più basso. La regia di questo storiella strappalacrime sullo sfondo di tramonti africani da cartolina è pressoché assente e vien anche da pensare che Miike abbia solo messo il nome per un prodotto realizzato da un anonimo regista televisivo. Il fatto che il film sia anche uscito in sala e che nel primo weekend di proiezioni abbia incassato circa 133 milioni di yen (grosso modo 1,18 milioni di euro) costituisce a sua volta un enigma. [Franco Picollo]
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