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SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

Maru (id.) Ogigami Naoko 2024

Nippon Connection 2025

di Valerio Costanzia

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Autrice attenta all’universo femminile, come testimoniano la maggior parte delle sue opere, da Kamome Diner (Kamome shokudō 2006) a Ripple (Hamon, 2023) – interesse ribadito dalla stessa Ogigami nell’intervista a cura di Claudia Bertolé – in Maru la regista questa volta sceglie un giovane protagonista maschile (interpretato dal cantautore e personaggio televisivo Dōmoto Tsuyoshi) per mettere in scena una delicata e allo stesso tempo curiosa riflessione sull’arte contemporanea e, in particolare, sulle contaminazioni con l’universo dei social media e degli influencer e il ruolo dell’artista all’interno di queste dinamiche. 

Sawada, un giovane appassionato di arte in cerca di affermazione, sbarca il lunario lavorando come assistente presso un celebre artista. Con il passare del tempo Sawada si rende conto che forse non diventerà mai un grande artista indipendente fino a quando un incidente cambia radicalmente la sua vita: da quel momento in avanti l’artista è ossessionato dalla figura del cerchio che, in maniera quasi ossessiva, inizia  vedere ovunque e, quindi, a riprodurre anche graficamente incontrando poco per volta un inaspettato, quanto sorprendente, successo presso il pubblico che lo fa diventare, suo malgrado, un personaggio virale.  

Maru è frutto della collaborazione tra la regista Ogigami e la produttrice Yamada Masako, con la quale aveva precedentemente lavorato nella miniserie televisiva Kōhi ikagadeshō del 2021 della quale Ogigami ha diretto due episodi. Tra gli interpreti di Maru troviamo anche Ayano Gō, attore che abbiamo già avuto modo di incontrare in diversi titoli, tra cui Homunculus (Homunkurusu, Shimizu Takashi, 2020), Surely someday (Shuarī samudei, Oguri Shun, 2010) e che in questo film incarna l’eccentrico personaggio di Yokoyama, un mangaka che abita nei paraggi della casa di Sawada. 

La figura di Yokoyama rappresenta, come sottolinea la stessa autrice, la parte negativa rispetto a Sawada, sia per quanto concerne lo stile recitativo, irrequieto ed epidermico, sia per la sua concezione del mondo e delle cose, pervasa da una forte energia di impronta nichilista e quasi autodistruttiva. Se volessimo giocare con le forme geometriche, Yokoyama sarebbe un poligono dalle linee spezzate e contundenti laddove Sawada apparterebbe alla figura del cerchio che bene esprime un senso di armonia e compiutezza, ma anche di protezione e chiusura: infatti, la prima volta che disegna il cerchio, dopo l’incidente occorsogli, Sawada lo fa attorno a una formica quasi a contenerla e a limitarla nello spazio geometrico. 

Il punto di vista di Sawada è anche quello dell’autrice, ovvero una dichiarazione di libertà, in primis dall’oggetto artistico, che non è più soggetto al giudizio e alla fruizione elitaria da parte di un gruppo ristretto, e poi dell’artista il cui status viene ridimensionato e spersonalizzato dalla bolla dei social e degli influencer.

L’altro aspetto del quale, più o meno involontariamente, Ogigami ne mette in luce le dinamiche è quello legato al noto concetto di riproducibilità dell’arte teorizzato da Benjamin, ovvero quella perdita dell’aura che contraddistingueva il valore culturale ed estetico dell’opera d’arte. Come sappiamo la perdita dell’aura causata dalla riproducibilità è tale nelle forme d’arte “classiche”, come, per esempio, la pittura (la fruizione della Gioconda al Louvre non ha lo stesso valore della fruizione di una sua copia riprodotta, per esempio, in un catalogo d’arte) mentre viene meno nelle forme d’arte di massa novecentesche come il cinema (le copie di un film viste in più cinema hanno tutte la medesima autenticità). La regista sembra tuttavia spingersi oltre questa riflessione estetica perché in Maru non viene tematizzata solo la condizione delle riproducibilità ma anche l’impermanenza dell’artista stesso che da un certo punto in avanti diventa egli stesso un oggetto spersonalizzato al quale sfugge la sua creazione, fagocitata nei meandri degli algoritmi quotidiani. 


Titolo originale: まる (Maru); sceneggiatura e regia: Ogigami Naoko; fotografia: Yamamoto Hideo; interpreti: Dōmoto Tsuyoshi (Sawada), Ayano Gō (Yokoyama), Emoto Akira (insegnante), Kobayashi Satomi (Wakakusa Moeko), Morisaki Win (Mo), Oda Oideyasu (Yoshimura), Saotome Taichi (Tsuchiya), Tozuka Junki (Tanaka), Yoshida Kōtarō (Akimoto Youji), Yoshioka Riho (Yajima); produzione: Yamada Masako; durata: 117’; uscita in Giappone: 18 ottobre 2024

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