classici1-1845135

SONATINE CLASSICS

SONATINE

Il blog dedicato al cinema giapponese contemporaneo e classico

SCENT OF A SPELL (Masho no kaori, IKEDA Toshiharu, 1985)

SPECIALE ANNI OTTANTA

Film disponibile in versione restaurata Blu-ray presso Third Window Films

di Jacopo Barbero

scent-of-a-spell-poster

Scent of a Spell ricongiunge le due anime della produzione di Ikeda Toshiharu, tra i più versatili e affascinanti cineasti giapponesi giunti alla ribalta negli anni Ottanta. Da una parte si tratta di una produzione della Director’s Company, la celebre casa di produzione fondata da alcuni registi (tra cui Ikeda stesso) nel 1982 per offrire maggiori possibilità di crescita artistica ai cineasti più giovani.* Dall’altra Scent of a Spell venne distribuito nel dicembre 1985 dalla Nikkatsu, studio celebre per i propri Roman Porno, serie di film softcore alla quale Ikeda stesso aveva lavorato prima come assistente alla regia e poi come regista tra il 1974 e il 1981. È così che il film di Ikeda – tratto da un libro di Yūki Shōji, adattato per lo schermo dal futuro regista Ishii Takashi – fonde autorialità e ambizioni commerciali, dando vita a misterioso melodramma erotico, che affianca scene di sesso esplicito e un affascinante immaginario poetico legato agli elementi naturali come espressione dei sentimenti umani.

In un giorno di pioggia, Esaka Testuro, un giovane uomo già reduce da un divorzio, nota una donna, Akiko, che cerca di uccidersi gettandosi in mare da un ponte. L’uomo interviene salvandola e la conduce a casa propria, dove la donna rimane per un periodo per riprendersi dal trauma. Nei giorni successivi, Akiko rivela a Esaka che la ragione per il suo tentato suicidio è la persecuzione a cui la sottopone suo marito, un medico di Osaka violento e possessivo. A quel punto, Esaka promette ad Akiko di proteggerla e, di lì a poco, i due intraprendono un’intensa relazione sessuale e sentimentale. A poco a poco, tuttavia, l’uomo comincia a percepire che la donna non stia rivelando tutta la verità rispetto alla propria condizione, e quando un altro uomo viene brutalmente ucciso dalla propria amante “Akiko”, Esaka comincia a temere che la donna di cui si è innamorato possa celare segreti inconfessabili e impulsi violenti. 

Meno conosciuto rispetto ad altre opere di Ikeda (si pensi ad Angel Guts: Red Porno, 1981; Mermaid Legend, 1984; Evil Dead Trap, 1988), Scent of a Spell è un piccolo monumento allo stile e alle ossessioni del proprio autore. L’immaginario del cinema di exploitation – con le sue componenti di nudità, violenza e sesso, qui sublimate in tre lunghe e torride scene erotiche – costituisce la base per un film che vive anche di riferimenti cinefili “alti”: si pensi al tentato suicidio di Akiko, che inevitabilmente rimanda alla Madeleine/Kim Novak de La donna che visse due volte (1958) di Hitchcock, altro film in cui una femme fatale misteriosa nasconde ben più di ciò che rivela inizialmente. Lavorando in chiave metatestuale sul proprio immaginario cinematografico di riferimento, Ikeda sembra costantemente interessato a creare un contrappunto alla prosaicità tipicamente associata al cinema erotico e di exploitation, infondendo il film di una dimensione quasi lirica. In particolare, gli elementi acquatici e la loro dimensione sinestetica appaiono centrali nel film, come già nel bellissimo e quasi mistico Mermaid Legend. La pioggia scrosciante con il suo ticchettio e i riflessi luminescenti, così come l’oceano, con il suo moto ondoso e lo sciabordare delle onde, sono limpide espressioni della natura opaca delle relazioni che uniscono i vari personaggi – e in particolare Esaka – alla misteriosa figura di Akiko, femme fatale impenetrabile e ambigua nei propri intenti e sentimenti. Non è un caso che Akiko sia spesso associata, nel corso del film, alla poetica immagine dei senko hanabi, le tipiche “stelline scintillanti” giapponesi. Molto amate dai bambini, sembrano evocare un immaginario di innocenza (perduta?), ma anche l’imprevedibilità pirotecnica del fuoco: il personaggio di Akiko esiste in bilico tra queste due dimensioni.

È proprio Akiko, interpretata disinibitamente da Amachi Mari, a costituire il nocciolo più ambiguo del film, specialmente nelle relazioni che intreccia con i due personaggi maschili, Esaka e il marito Takimura Yutaka. Da un lato ella sembra incarnare una femminilità passiva e servile, tipico tratto di molte protagoniste di pinku eiga, genere in cui il masochismo femminile è un ingrediente fondamentale. “Puoi smetterla di scusarti…? Ti fai mettere facilmente nei panni della vittima,” le dice Esaka verso l’inizio del film, quando lei continua a scusarsi con lui per qualsiasi propria azione con una lunga serie di rammaricati sumimasen (“scusa”). Poco dopo, quando Akiko cucina una cena a base di tempura per lui, lo stesso Esaka ammette di non avere goduto di un simile pasto domestico sin dai tempi del proprio divorzio, creando immediatamente un’associazione tra Akiko e la figura di una coniuge relegata a “custode del focolare domestico”. Dall’altro lato, tuttavia, emerge il sospetto che Akiko celi una natura ben più feroce e vendicativa, che il marito Takimura imputa alla gelosia della moglie nei confronti della sua amante Fumie. Queste due dimensioni della personalità di Akiko contribuiscono a tratteggiare una figura femminile costantemente in bilico tra asservimento e aggressività, nei confronti della quale i personaggi maschili mostrano atteggiamenti che oscillano tra la dominazione e la paura. È sorprendente, in questo senso, che un film tanto infuso di tratti di ginecofobia (più che misoginia) si chiuda con un atto che sembra restituire ad Akiko, seppur in chiave tragica, il controllo sulla propria esistenza e lascia Esaka, forse finalmente innamorato, a contemplare lo sbigottimento della perdita e del dolore: riscatto o ulteriore frustrazione vittimistica del femminile?


* Per un’introduzione al contesto del cinema giapponese negli anni Ottanta, si veda “Il cinema giapponese negli anni Ottanta” di Matteo Boscarol, in apertura al nostro speciale su Sonatine.it. 

 

Titolo originale: 魔性の香り (Masho no kaori); regia: Ikeda Toshiharu; sceneggiatura: Ishii Takashi (dal romanzo di Yūki Shōji); fotografia: Yamazaki Yoshihiro; montaggio: Kawashima Akimasa; interpreti: Amachi Mari (Takimura Akiko), Johnny Ōkura (Esaka Tetsuro), Kazamatsuri Yuki (Miyoe), Takahashi Chōei (Takimura Yutaka), Wanibuchi Haruko (Yano Asako); produzione: Director’s Company; distribuzione: Nikkatsu; durata: 90’; anno di produzione: 1985; uscita in Giappone: 28 dicembre 1985.

CONDIVIDI ARTICOLO